“L’amicizia è il solo cemento che ha sempre tenuto insieme il mondo” disse il presidente Usa Woodrow Wilson (1856-1924). Ma oggi, un centinaio di anni dopo, la nostra vita frenetica e la tecnologia potrebbero aver intaccato questo cemento?
Alcuni studi infatti hanno legato l’uso di Internet e dei telefoni cellulari all’isolamento sociale. Ma benché la tecnologia abbia cambiato l’idea di amicizia, esistono prove che questo impatto sia stato positivo.
Facebook è nato nel 2004, alla Harvard University, per migliorare la vita degli studenti del campus e ancora oggi la gente lo usa per lo stesso motivo. “Serve per trovare persone che ci diano un supporto emotivo, per spettegolare, flirtare, anche solo essere presenti nella vita di qualcun altro” dice Danah Boyd, ricercatrice alla Microsoft Research. Il mutamento più profondo riguarda infatti il numero di persone con le quali abbiamo qualche tipo di contatto durevole. I ricercatori dell’Università della California, a Los Angeles, hanno scoperto che la rete sociale media degli studenti universitari è cresciuta da 137 nel 2006 a 440 nel 2009. Un tipico teenager Usa oggi ha circa 300 amici su Facebook e 79 seguaci su Twitter, anche se non tutti fanno parte dei suoi veri legami sociali e molti dei follower non vengono seguiti a loro volta.
I social network permettono di mantenere un legame anche con le amicizie “periferiche” (compagni delle scuole superiori o dell’università, colleghi di lavoro presenti o passati, persone incontrate durante un viaggio…) attraverso messaggi sporadici, o semplicemente, navigando tra le loro foto o i loro stati. Le relazioni con persone di questo tipo in precedenza erano destinate a finire. Ma la tecnologia fa più di questo. Nuove ricerche suggeriscono che Facebook migliora la qualità di queste relazioni distanti o fragili. Uno studio su oltre 400 utilizzatori di Facebook ha rilevato che questo social è particolarmente utile a coloro che vivono a oltre un’ora di distanza tra loro (in auto). Più lontano vivono due amici più si sentono tramite il sito.
Del resto, anche entrare in contatto online con gli altri (rispondere a una domanda o augurare a qualcuno buon compleanno su Facebook, linkare o commentare una foto su Instagram) è una forma di “grooming sociale”, una moderna carezza che ci riporta alla preistoria. “Sono i modi in cui segnalo che ti sto prestando attenzione” fa notare Nicole Ellison chella University of Michigan. “Così come le scimmie si spulciano l’una con l’altra, anche noi ci aspettiamo che gli altri ci prestino attenzione”. E’ stato così scoperto che ci sono molte ragioni per mantenere le relazioni sociali cosiddette “deboli”. Ci danno anch’esse dei benefici: possono portarci a conoscere nuove idee e a vedere prospettive diverse, possono incentivare l’innovazione, aprire possibilità di lavoro. Inoltre ci danno il senso di appartenere a una comunità più ampia. Anche senza che ce ne rendiamo conto.
Dopo aver analizzato oltre un miliardo di variazioni di stato su Facebook, un team di scienziati dell’Università della California di San Diego, ha scoperto che le persone trasmettono inavvertitamente i propri sentimenti positivi o negativi con il contenuto dei loro commenti, e questo avviene anche se con gli amici e i conoscenti che vivono in altre città. “Solo il mondo online lo ha reso possibile in scala massiccia. Oggi più di ieri sentiamo quel che il mondo prova” spiegano i ricercatori.
Anche i comportamenti veri e propri possono essere influenzati online (per esempio le abitudini alimentari e il consumo di alcolici), ma solo all’interno della cerchia degli amici stretti o dei familiari. E questo vale anche per il voto politico. Il 2 novembre del 2010, il giorno delle elezioni per il congresso Usa, il team di ricercatori di San Diego ha postato un messaggio nelle caselle di Facebook di 61 milione di utilizzatori, invitandoli a votare e a divulgare la loro intenzione di voto agli amici del social. I risultati sono stati netti: circa 60 milioni di persone che non erano intenzionate a votare hanno cambiato opinione e lo stesso hanno fatto 280 mila dei loro amici.
In definitiva, tuttavia, un dubbio rimane: i social network ci rendono più o meno soli? La ricercatrice Moira Burke, che si occupa di computer science e di psicologia sociale su Facebook, ha dimostrato che più una persona usa attivamente questo social, meno è solitaria, ma non è chiaro se l’uso di Facebook riduca la solitudine o se le persone che sono già molto ricche di relazioni lo usino più delle altre.
Anche nel 21esimo secolo, in ogni caso, essere amici è una questione di qualità più che di quantità. “Una larga rete di conoscenze serve a dare più opportunità di raggiungere informazioni e di prendere contatto con altre persone” spiegano i ricercatori. “Ma quando si tratta di ricevere un senso di calore e di appartenenza sono i contatti con gli amici stretti che contano”. In altre parole, come sa chi è diventato grande con Internet, la vera amicizia è quando si entra in casa di qualcuno e il wi-fi del tuo smartphone si connette automaticamente.
Fonte: Focus. Scoprire e capire il mondo. N. 264 – Ottobre 2014