L'Amicone

Creato il 23 agosto 2013 da Danemblog @danemblog
Non di politica, ma di logica, al limite di dialettica, forse di navigazione, di sicuro di un paragone che non ho capito o ho capito troppo: premessa necessaria per dire che non sono uno che predica bene e razzola male, o un tossicodipendente che non può far a meno della propria dose di retroscenismi e parlamentarismi quotidiani. Ho detto che avrei ricominciato a parlare di politica tra un po' - lo dico chiaramente, dopo agosto - e lo farò.
Questo però, non significa che si debba necessariamente mollare gli ormeggi dal cosiddetto Palazzo, che ci si debba affondare nel mare dell'ignavia della disinformazione, che si debba lasciar andare tutto verso una lontana deriva - quello del sentito dire, del qualunque, del chissenefrega.
Ecco allora che leggendo - di sicuro con minor attenzione del solito - qua e là, si capisce che l'argomento del momento è l'intervista di Silvio Berlusconi al settimanale Tempi, a firma di Luigi Amicone. Giornalista fondatore stesso del settimanale, teocon, molto vicino al centro-destra, riferimento culturale di Comunione e Liberazione - tutto vale sia per lui, quanto per il giornale, facciamo così che si fa prima.
Dunque in quell'intervista in cui si definisce "killer" la sentenza - quella Sentenza, ovviamente -, si continua a far riferimento al Pdl come "il primo partito italiano" e a Letta come ad uno che "tira i remi in barca", si ricrea una ricostruzione abbastanza - prendetelo come un eufemismo, va - faziosa del triennio 2010-2013 e si parla di invidie internazionali ("manine straniere" contro di lui) forse anche per il rapporto "speciale" dell'ex premier con Putin, si parla anche dei figli (Marina più che altro) che nutre l'amore per il padre di "coraggio e intelligenza" che non si sa bene che cosa significhi.
Tra tutte le varie cose che si dicono sia da una parte che dall'altra, di questa specie di costruzione drammaturgica che possiamo chiamare intervista, poi ce n'è una che francamente malgrado lo sforzo, non sono riuscito a capire bene bene.
Dice Berlusconi utilizzando una sorta di parabola - ché chiamarlo paragone mi par poco - che
Diranno che e colpa mia se i ministri del Popolo della libertà valuteranno le dimissioni davanti al massacro giudiziario del loro leader eletto da milioni di italiani. Ma io mi domando: se due amici sono in barca e uno dei due butta l’altro a mare, di chi è la colpa se poi la barca sbanda?
Ma perché? Perché la barca guidata da uno solo dovrebbe sbandare? Per dire, i freddi Top Gun affrontano le battaglie da soli nei loro caccia supersonici,  i politi di Formula Uno accarezzano soli le curve di Montecarlo, le arrampicate sull'Izoard si fanno in bici da soli mica in tandem, al "Cavatappi" di Laguna Seca ti  ficchi a testa in giù guidando da solo, e mai visto Klaus Dibiasi buttarsi a candela per mano con la mamma, e neppure Franz Krammel si infilava in picchiata sulla Streif di Kitzbühel sul sedile passeggero del gatto delle nevi .
Beh, insomma: perché quella nave guidata da uno solo dovrebbe sbandare? Forse Berlusconi suppone che quell'altro degli amici, non sia un buono skipper, un buon marinaio, un bravo timoniere?
E se avesse ragione?

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