L'amore ai tempi di Facebook
Da Eraserhead
Essere tranquilli nel vederla online, convincerti che in quel piccolo pallino verde c’è un posto anche per te, sperare, davvero, che lo scrivere l’indirizzo mail e la password per accedere siano uno sforzo dovuto alla tua stessa speranza: quella di sentirti, e non importa, come dalla notte dei tempi, che cosa possa dirti, cosa raccontarti, potrebbe anche parlare in arabo, in armeno o in cirillico, ciò che conta è sentire quel plin che anticipa la chat, un suono minuscolo che provoca però smottamenti interni, e se quel suono non c’è allora ci si aggrappa a tutto, che poi è un niente assoluto fatto di link ambigui minuziosamente scomposti come nemmeno ai tempi dell’analisi logica, e i dubbi invece di dipanarsi si moltiplicano nell’indeterminatezza dell’azione, che cosa fare diventa il vero dilemma, se alzare un timido pollice o, con slancio, commentare facendo buon viso a un pessimo gioco, quello dell’indifferenza, che non accetti mai perché trovi un appiglio anche nella parola più futile che magari contiene qualche k che non dovrebbe essere lì, per non parlare delle fragili sicurezze in un video di Rihanna che dice di amare qualcuno, eppure non sei per niente sicuro, vorresti andare offline ma se poi ti volesse scrivere è un casino, meglio sbirciare per l’ennesima volta le sue foto, che non sai a memoria perché non ti va di guardarle troppo, poi vai sulle tue e trovi la solita faccia che riempie gli specchi di casa da una vita, ti convinci che potresti andare bene, a parte quella della festa di compleanno, ma non la togli perché se lo fai lei potrebbe venire a chiederti perché l’hai tolta e tu non le dirai certo che ti vedevi brutto, oppure potresti, ma se non ti dicesse niente, se non si accorgesse nemmeno che hai tolto una foto dal tuo album, ci staresti ancora peggio, allora è meglio cliccare il poco consolatorio tasto home e osservare quell’incessante cascata di stronzate che i tuoi amici pubblicano, e non fai niente, stai lì, aspetti, speri.
L’amore ai tempi di Facebook è questo e nient’altro, soprattutto se non corrisposto.
(scusatemi, il tizio dell’immagine si era impossessato di me per alcuni minuti; a domani per un erotico hongkonghese di pessima fattura… forse era meglio Fabio Volo…)
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