Magazine Diario personale

L’Amore è…imparare a lasciarsi aiutare

Da Romina @CodicediHodgkin

Stasera stavo per fare una partaccia al povero Maschio Alfa che meno male che mi sono data uno schiaffo mentale sulla bocca perchè la stronza ingrata che è in me stava per prendere il sopravvento. Mi vergogno da morire.

Premessa: anche se più o meno tutti i giorni lo prenderei a badilate sul naso, devo riconoscere che Alfa ha una serie di qualità che non molti hanno. Anche se all’apparenza non si direbbe perchè è sarcastico, polemico, totalmente privo di tatto e spesso piuttosto “ruvido”, devo dire con orgoglio che ha un cuore talmente grande che non mi spiego come faccia ad entrargli tutto nel petto.  E’ un brontolone, ma è il primo che si muove quando c’è da fare qualcosa e lo fa volentieri, anche se magari borbotta (col tempo ho imparato che borbotta anche quando fa le cose che gli piacciono, è parte del personaggio). Questo fa sì che in casa sia estremamente collaborativo anche con le faccende e che spesso mi tolga le castagne dal fuoco, sì, perché si dà il caso che Alfa sia una massaia molto più brava di me.

Insomma, per farvela breve (ahahahaha, io che la faccio breve, ahahah, trasudo umorismo pungente!), come accennavo un paio di post fa, dato che ora esco dall’ufficio molto tardi e con i mezzi arrivo a casa alle 21:20, se va in palestra allunga un pò e mi viene a prendere in ufficio. Ufficio che, per la cronaca, dista a circa 3/4 d’ora di macchina dal suo. A Roma le distanze si misurano in minuti: magari i km sono si e no 20, ma potenzialmente ci si possono mettere anche due ore per coprire la distanza.

Stasera era troppo cotto per venirmi a prendere e quindi sono tornata a casa con i mezzi. Tuttavia, mi è dovuto comunque venire a prendere alla stazione vicino casa perchè la mattina esco alle 8:30 e se facessi la strada in macchina fino alla stazione non troverei parcheggio. Quindi, stamattina sono andata a piedi a prendere il trenino (circa 10/15 minuti di cammino), ma al ritorno mi ha caritatevolmente raccattato perchè non abito in una zona particolarmente raccomandabile: le facce sono brutte, le strade strettissime e i lampioni sono un optional. Per la cronaca, la via di casa mia ha una pendenza che farebbe venire il fiatone a Mesner, all’andata è facile perchè si scende ma al ritorno serve il defibrillatore.

Rientriamo a casa e, bestia che non sono altro, invece di notare che sul fornello c’è un bel pentolino di sugo tonno e olive, mi parte quasi l’embolo perchè sembrava fosse esplosa la fabbrica della Cirio. Schizzi di sugo ovunque nel raggio di un metro.

Sentite, so che è da carogne ma stavo per arrabbiarmi con lui perchè la cucina era un disastro. Avevo già aperto bocca quando mi sono vergognata da morire del pensiero che avevo fatto. Per fortuna, la mia boccaccia arredata da una lingua biforcuta, l’ho richiusa appena prima di dargli fiato.

Quel poveraccio si smazza quasi tutti i giorni per venirmi a prendere e non farmi rientrare troppo tardi, la volta che non mi fa da autista trovo il sugo pronto e la prima cosa che penso è che la cucina è sporca? Son stata talmente stronza che merito la pubblica gogna. Meno male che mi sono resa conto prima di aprire bocca.

Già che c’ero, mentre meditavo sulla mia stupidità, ho fatto un pensiero: stavo per fare il genere di cosa che mi irritava di più in mia madre. Per lei esistevano due modi di fare le cose, fosse anche strizzare il mocio vileda: il suo metodo e quello sbagliato. Alla fine, che importa se lui ha sporcato la cucina più di quanto avrei fatto io? La cena l’ha fatta, no? E i ripiani si puliscono. Non è la fine del mondo.

Ho pensato anche a tutte le volte che sento mia sorella che si danna perchè, con tre figli, cerca contemporaneamente di lavare il pavimento, far fare i compiti ai figli grandi, imboccare quello piccolo, stirare il bucato e portare a spasso il cane. Io ogni volta le dico “Ma perchè non ti fai aiutare da tuo marito?!” e lei risponde “Lui mi aiuterebbe, ma non fa le cose come le farei io quindi preferisco farle da sola!”.

Questo mi ha portato ad un’altra riflessione: donne che passate di qui, confessate, quante volte dite o pensate “lo faccio da me perchè lui non lo fa come lo farei io?!”.  Io questa frase la sento spesso e volentieri. Maschietti, quante volte vi è passata la voglia di dare una mano perché magari, dopo aver preparato la cena, vi siete sentiti dire che avete fatto troppo disordine? Se non collaborate, è male, se collaborate e fate a modo vostro, è male lo stesso.

Perché noi donne tendiamo a fare questo genere di pensieri e poi ci lamentiamo se nessuno ci aiuta? Io non ho mai avuto problemi a chiedere aiuto. Anche se so che, ad esempio, Maschio Alfa non spolvera come lo farei io, non ho mai avuto problemi a chiedergli di farlo. Il carico ce lo dividiamo esattamente a metà. Se c’è una cosa che la malattia mi ha insegnato è che non c’è niente di male nel chiedere aiuto. Questo me l’ha insegnato la malattia, ma si applica alla mia vita quotidiana di persona attualmente in salute. Non siamo delle inette solo perchè ci affidiamo ad un uomo per quelli che sono i lavori per i quali, per indole o per cultura, pensiamo di essere deputate. Pensavo di essere immune da questi pensieri, ma evidentemente è arrivato anche per me il turno di farli. Una volta e mai più, spero.

Ora, lo so che cosa diranno in molte: “eh, ma se chiedo a mio marito di preparare la cena, quello non sa nemmeno dove sono le padelle!”. E’vero, sicuramente non lo sa. Ma gli è mai stato chiesto di cercarle? E la maggior parte delle donne quanto sarebbe tollerante davanti ad una faccenda fatta dal proprio marito o, perché no, dai propri figli che non è esattamente come l’avrebbero fatta loro?

Questo secondo me è uno dei motivi principali per cui il mondo è pieno di donne esaurite. Non riusciamo a chiedere aiuto o se, come nel mio caso, non abbiamo problemi a chiederlo, arriva il momento in cui arriva l’istinto di borbottare perché come facciamo noi le cose non le fa nessuno nella galassia.

L’Amore è…non farsi problemi a chiedere aiuto se stiamo annaspando in giornate faticose e, soprattutto, imparare che al mondo, oltre al nostro e a quello sbagliato, esiste anche un altro modo di fare le cose: quello degli altri.


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