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L’amore materno e paterno di Dio come sicurezza esistenziale, ma i terremotati dopo la partenza del Papa tornano a sentirsi abbandonati e senza aiuti

Creato il 26 giugno 2012 da Cremonademocratica @paolozignani

Commozione, dolcezza mista a rabbia e voglia di tornare a vivere e lavorare come prima. Fame di futuro, desiderio di veder ripartire la vita nel proprio paese. Non c’è abitante di Rovereto di Novi, in provincia di Modena, che non voglia altro, e che nello stesso tempo non senta la propria cittadina di 10mila abitanti, con una zona industriale  e artigianale di schietto pregio economico e occupazione, per quanto si tratti solo di una frazione del Comune di Novi. Il Papa ha voluto parlare stamattina a un paese dimenticato, trascurato dai soccorritori della Protezione civile, assai criticata dagli abitanti, messo in ombra persino dal Comune di Novi, che sorge a dieci chilometri di distanza.

Il discorso soave e appassionato di Benedetto XVI, con un tono di voce particolarmente fraterno, ha commosso i fedeli, non molti, alcune centinaia, che si sono ritrovati nella piazza centrale di Rovereto sul Secchia (Novi), dietro la Chiesa dove s’è spenta la vita di don Ivan, accorso a salvare, dopo un’effigie della Madonna, anche quella di un angelo, per venire travolto da calcinacci e da una pietra che l’ha stroncato all’istante.

L’autentica sicurezza viene dall’amore di Dio, che è certo e solido come quello di un padre e di una madre. Benedetto XVI ha smontato, come gli è solito, il carattere di certezza granitica della fede, per darne un’immagine colma di sentimenti ispirati ai migliori rapporti familiari.

Un messaggio di serenità e fiducia che ha toccato il cuore dei terremotati di Rovereto sul Secchia. Che fa i conti però con una realtà dalle molte dimensioni. Il bisogno di ricostruire, di tornare a vivere e lavorare, non può essere secondario. E quell’appello alle istituzioni, da parte del Joseph Ratzinger, in parte ha meravigliato. Le istituzioni sembrano sperare che il Papa dia fiducia, ma il Papa chiede che le istituzioni diano aiuti, cosa che d’altra parte i terremotati, in buona parte, s’aspettavano dal Papa.

Belle parole, tante parole sentite, sia da Benedetto XVI che dal presidente della Regione Vasco Errani, ma gli abitanti del posto, costretti forse per metà in sistemazioni di fortuna – in campi autogestiti da volontari e non dalla Protezione civile – a dormire in automobile, vivere in tenda o in roulotte, non capiscono perché nessuno abbia preso decisioni. Nulla si sa dell’avvenire di quello che, dopo la partenza del Papa, in mezz’ora è tornato un paese fantasma.

(segue)

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