Quando l'amore finisce, quando uno dei componenti della coppia sceglie di chiudere una relazione, l’innamorato immaturo precipita in una profonda e angosciosa disperazione. Si difende dal rifiuto, avvertito come un’offesa narcisistica, attraverso una serie di comportamenti che hanno a che fare con fantasie infantili di onnipotenza. Sono i casi in cui il partner viene persistentemente tormentato, sottoposto a pressioni, patisce intromissioni nella vita privata, tentativi molesti di condizionamento se non di manipolazione. A volte, l’innamorato respinto perde ogni controllo e si lascia andare a pulsioni aggressive: perseguitando con lacrime, suppliche, lettere e telefonate, fino alle scenate, alle minacce, agli attacchi verbali e fisici.
Si badi bene: ho parlato di “innamorato”, ma l’affettività qui c’entra poco o, meglio, nulla. Questo “amare troppo”, così spesso viene definito questo genere di condotta, è invece sintomo di una nevrosi ossessiva. Al persecutore non interessa il partner, idealizzato tanto da ignorarne le reazioni di rifiuto, quanto la frustrazione per il personale insuccesso. Ed è infatti la frustrazione la causa scatenante.
Non è facile uscire da questa situazione morbosa. Non serve rifiutare ogni incontro, ripetere che il rapporto è finito: l’altro non accetta il fallimento, e continua a disturbare, a raccogliere informazioni, a braccare, a nuocere. Sino a commettere atti di vandalismo. Sino all'omicidio, come la cronaca di questi giorni ci ha illustrato.