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L'analfabetismo digitale dell'espressione "fascisti del Web"

Da Mirella
Bersani non li ha chiamati "fascisti del Web", ma - semantica a parte - dall'esegesi del suo discorso traspare un'evidente alterità. Una voluta contrapposizione. Come se avesse voluto - ancora una volta - mettere in luce le meravigliose sorti progressive del "mondo reale" contro l'oscurantismo regressivo del "mondo virtuale". Nel discorso di Bersani emerge il sottinteso secondo cui il Web sarebbe per Grillo ciò che le Tv sono state per Berlusconi. Un equivoco privo di senso perché la Rete non ha padroni; un paradosso per un capo di partito che si prone di guidare il paese nella più grande transizione dall'analogico al Digitale. L'Italia dovrà adottare un'Agenda Digitale per tornare a crescere. L'Italia dovrà de-materializzare la PA per avere un settore pubblico efficiente, innovativo e produttivo. L'Italia dovrà confrontarsi con i Social media e il mondo 2.0 per aggiornare scuola, mezzi di comunicazione e governance all'era dei Bit. Forse è l'ora di trovarsi un candidato un po' meno autolesionista e soprattutto più open-minded. Di analfabeti telematici, dopo il Premier che pronunciava Gogol invece di Google, o dopo il PD che tesseva un acritico panegirico di Apple..., non sappiamo che farcene. No, grazie.

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