Con la vittoria di questa notte degli Orlando Magic in gara 4, la corsa nei playoff NBA per i Charlotte Bobcats si chiude in maniera piuttosto mesta e triste. Il 4-0 subito senza mai dare l’impressione di poter contrastare Carter e compagni è la dimostrazione di quanto difficile sia giocare a questi livelli senza avere in squadra un autentico fenomeno e un gruppo dietro di lui in grado di supportarlo degnamente. Per raggiungere la prima post season della fin qui breve vita della franchigia del North Carolina c’è stato bisogno di un mago della panchina come Larry Brown, che pur con tutte le sue richieste lunatiche, è riuscito a mettere insieme un gruppo capace di agguantare il settimo posto della Eastern Conference, ma che neanche con l’affermazione di Michael Jordan come nuovo proprietario ha potuto fermare la corsa dei vice campioni in carica.
L’istinto ad allenare la difesa prima che l’attacco insito in Brown si è evidenziato anche in questa serie di playoff: i Bobcats sono stati capaci di tenere gli avversari a 94.8 punti segnati di media, che per gli standard dei Magic è un dato basso visto che in stagione viaggiavano a 102.8, ma il vero problema è stato nella metà campo offensiva dove Charlotte ha faticato in maniera davvero imbarazzante, come spiegano bene gli 85.5 punti messi a referto di media.
Se si escludono Jackson (18 punti) e Gerald Wallace (17.5) nessun’altro componente del roster delle “linci” ha inciso minimamente: Felton ha chiuso con 11.8 punti e 5 assist ma sembra con la mente già verso un’altra squadra, alla quale si accaserà di sicuro questa estate essendo uno dei tanti giocatori in scadenza di contratto (Dallas l’ha sempre seguito e un’eventuale eliminazione a primo turno potrebbe portare a un cambio netto nel roster dei texani); Tyrus Thomas è stato uno dei più positivi, pur con tutti i suoi limiti, contribuendo con 8.8 punti e 5.5 rimbalzi in soli 17 minuti di utilizzo.Brown poi non ha potuto contare su un vero centro di livello: Chandler (3.5+2.5 in 15 minuti), Mohammed (6+2 in 12 minuti) e Ratliff (1.8+0.8 in 12 minuti) non sono mai riusciti a far sentire la loro presenza e i tanti falli fischiati a Howard hanno permesso al coach di usare spesso Diaw o Wallace come lunghi.
Charlotte quindi riparte da qui la prossima stagione? Anche no! La situazione salariale però è tutt’altro che ottima avendo intorno a 55 milioni di salary cap già occupati: Felton è in scadenza e come detto partirà quasi sicuramente ma Augustin non ha mostrato la leadership necessaria per diventare titolare, Chandler ha un’opzione sul contratto da 12 milioni 750mila dollari e difficilmente non la eserciterà, Mohammed e Diop hanno un contratto da 6.5 milioni ciascuno, mentre Tyrus Thomas per trattenerlo si dovrà sborsare 6.3 milioni (che mi sembra abbastanza esagerato) quindi probabilmente sarà un altro dei partenti; Jackson e Diaw sono da sempre piuttosto ondivaghi e sarà da valutare la loro voglia di rimanere e giocare, soprattutto se Larry Brown dovesse andarsene: voci lo vogliono vicino ad un ritorno a Philadelphia o ai Clippers ma lui nega dicendo di voler allenare solo Charlotte o di ritirarsi, a Jordan l’arduo compito di fare una scelta.
Gerald Wallace è senza dubbio la stella della squadra e l’uomo da cui si ripartirà. Se in stagione regolare ha mostrato di essere diventato una realtà dopo che per molti anni ha vissuto ai margini delle rotazioni, in questi playoff ha fatto capire di essere in grado di prendersi sulle spalle una squadra, anche se continua ad assomigliare ad una perfetta seconda punta in una squadra di alto livello. Anche qui Jordan dovrà essere bravo a convincerlo a restare creando una squadra di livello, per lo meno, uguale a quello di questa stagione.