Parlare di The Repairman su questa pagina. A che titolo? Probabilmente nessuno. Ma lo faccio comunque, un po’ perché si tratta del mio blog e un po’ perché la leggerezza nel trattare argomenti seri è una delle doti che maggiormente ammiro. Insieme alla capacità di essere indipendenti. Ecco. Posso iniziare. Ma scordatevi che la morte non c’entri.
Procediamo con ordine. The Repairman si apre su una scena di natura “incontaminata”. Due amici in macchina sul fondovalle. E un cielo azzurrissimo dove l’azzurro è interrotto solo dai tralicci della luce. Tanti, troppi. Un’anatra vola felice, diritta, veloce. Distratta. La seguiamo come se il suo fosse un volo poetico. Una promessa di libertà. Finché non incappa in un cavo, morendo elettrizzata al suolo.
Il riparatore è Scanio Libertetti, un mancato ingegnere che si guadagna da vivacchiare riparando macchine da caffè. La Superprimula è la sua sfida, la sua vittoria, la sua capitolazione. Scanio ha una vita sociale ridotta al minimo, forse si chiede anche perché debba avercela. Poche cene con amici realizzati – le solite cose: famiglia con figli, lavoro, sicurezza e prospettive – in cui è costretto più volte a esprimersi, anche se la sua ambizione nascosta sarebbe continuare a giocherellare con i bicchieri, le forchette, i cigni di stagno – tutto quel che gli capita a tiro sul tavolo. Lo tirano in ballo nel raccontare perché ha abbandonato gli studi. L’imbarazzo è evidente. Quando dice «è morto mio padre», la cosa non è commentata e si passa ad altro, perché la morte – si sa – in tante famiglie di amici realizzati rimane un argomento tabù. Tanto più se è la causa di un fallimento.
Il funerale del padre, comunque ha fruttato a Scanio un appartamento. A un prezzo stracciato, e con tutti gli arredi di una vecchia megera. Unica condizione, stabilita dalla megera medesima, Scanio deve badare a Rodolfo, un porcellino d’India bianco e maròn che ci chiediamo perché la megera non accudisca personalmente, visto che gli è tanto affezionata. Comunque avviene l’irreparabile. Scanio è distratto quasi quanto l’anatra, preso dalle sue macchine del caffè e dai tubi di una casa vecchia che iniziano a grondare acqua abbondante. La sua distrazione dura troppo a lungo, ossia il tempo necessario per dimenticarsi di alimentare il criceto che muore di stenti. E se avrete la fortuna di ascoltare dal vivo gli attori, il regista, gli sceneggiatori del film, scoprirete che proprio il modellino del cadavere di un criceto è stato l’oggetto di scena più caro. 1500 euro è costato. Chi vuole, sa che c’è una professione sicura di cui approfittare.
Sfighe, furti, grandi fallimenti e miracolose salvazioni. La vita di Scanio è un po’ un lutto costante, una mancanza, un’impossibilità di realizzarsi soprattutto perché non è la realizzazione canonica quella cui lui ambisce. Ammesso che ambisca a qualcosa. Scanio vive, vivacchia, ai margini. La sua è una vicenda piccola e amara. Ma il renderla lieve con dialoghi costruiti benissimo è il punto di forza del film. Un film che consiglio a tutti i luttuosi di andare a vedere. Perché è di leggerezza, anche, che abbiamo bisogno. E anche di cultura indipendente. Qui trovate le sale in cui andare a vederlo. Fosse solo per ammirare un’anatra elettrizzata o il modello di un criceto morto ne vale la pena. Fosse soprattutto per la lievità, sarete felici.
«Ma secondo te sto male?». Sì.
Scanio Libertetti, un mancato ingegnere che si guadagna da vivere riparando macchine da caffè, segue un corso di recupero punti in un’autoscuola di provincia. Chiamato a spiegare come abbia perso la patente, travolge insegnante e compagni di corso con il racconto del suo ultimo anno di vita. Tra amici ormai realizzati che non perdono occasione per criticarlo, lo squillo insistente di un vecchio telefono e lo zio panettiere che lo incoraggia sempre a valorizzare le sue doti, Scanio si muove in equilibrio precario fra le contraddizioni del mondo moderno. Solo Helena, giovane inglese trasferitasi in Italia per lavorare come esperta di risorse umane, pare essere la presenza in grado di capirlo e di rassicurarlo. Almeno per un po’.Credits
Regia: Paolo Mitton
Soggetto e sceneggiatura: Paolo Mitton e Francesco Scarrone
Produzione: Aidia Productions & Seven Still Pictures
Interpreti: Daniele Savoca (Scanio), Hannah Croft (Helena), Paolo Giangrasso (Fabrizio) e molti altri che puoi trovare qui
The Repairman è anche promotore della campagna Viva la reparacion. Viva la reparacion è un portale web che, al motto di «Ogni riparazione è una piccola rivoluzione», raccoglie diverse sensibilità che lavorano per promuovere buone pratiche quali il recupero, il riuso, la migliore gestione e il migliore consumo delle risorse.
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