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L'anello che ci incatena tutti...

Creato il 18 luglio 2012 da Marte @CPiramidale
L'anello che ci incatena tutti...
One Ring to rule them all, One Ring to find them,One Ring to bring them all and in the darkness bind them.
Oppure: "Rule'em all, find'em all, bring'em all rock! Bind'em all swing and bind'em all ring!" (sulle note di "Jingle Bell Rock", logicamente... :D ); il tutto legato ad un granello di sabbia un vetusto "inside joke" che molto probabilmente ricordo solamente io, ma che al tempo mi fece ridere fino al punto di farmela quasi nelle mutande...
Rimembri, Tommaso? S'era al Nevegal. Il "non luogo del linguaggio". Il "campo PSI" dell'immaginazione. Il crocevia di tutti i flussi mentali nonché la fucina di buona parte delle corbellerie delle quali ghigniamo e con le quali ce la spassiamo ancora oggi! :)
Ora, io non so se l'arco voltaico che innescò il gas illuminante della creatività del buon Tommaso "Gatsu" De Benetti (che potrebbe anche chiamarsi "Debenetti" per semplificarci la vita, facendoci tutti felici... ;) Oppure che voialtri potreste storpiare in "Debenedetti", con sua immensa gioia... :D ) scoccò in quella ridente località montana... Diversamente, quello che so con certezza è che circa una decina di anni fa, durante un tradizionale capodanno nevegalese, ebbi la gradevole sorpresa di scoprire un ancora giovane "Gatsu" alle prese con la croce e la delizia dell'editoria elettronica...

L'anello che ci incatena tutti...

L'ouroboros. Il serpente che si morde la coda.
L'eterno ritorno dell'uguale.


Così, quasi per caso, feci la conoscenza di "Ring"...
In un'era durante la quale Internet era perlopiù una lussureggiante foresta pluviale attraversata da sentieri incerti e poco battuti, dove i "social networks" esistevano solamente nella testa del "montarozzo di zucchero", i "forums" ed i "blogs" a momenti non sapevamo nemmeno che cosa fossero e le "fanzines" le sfogliavamo quasi esclusivamente ciclostilate, accade che m'inciampo in questo inaspettato "dark side", vengo repentinamente sedotto dal "lato oscuro della stampa" e, contemporaneamente, plagiato dalle lusinghe di un "Darth Vader" che, inspiegabilmente, ha le fattezze del mio amico Tommaso!!!

L'anello che ci incatena tutti...

Oddio! Che incubo!!! ;)


Da cosa nasce cosa. Morale: con cadenza assolutamente randomica, il Marte incomincia a seguire "Ring", i suoi redazionali, gli articoli, gli approfondimenti, il "Davide Videoludico" curato dell'aulico ed a tratti manzoniano "Nemesis Divina"...
Primo articolo letto? Un redazionale di Gianluca "Sator Arepo" Belvisi (perché non potevo mica trascurare un redattore che sceglieva coscientemente di battezzarsi come il seminatore del "quadrato magico", curando nel contempo una rubrica che, chiamandosi "Opera Rotas", chiudeva il cerchio! :D ):
"Videogiocatori o memorizzatori di pattern?" ("Opera Rotas #1", "Ring #1: .:[Neonascimento Digitale]:.").

L'anello che ci incatena tutti...

Io lo so! Io lo so!!! La seconda che hai detto?!


Ma per chi non l'ha visto, per chi non c'era e per chi quel giorno li inseguiva una sua chimera, che cos'era questo fantomatico "Ring"? Probabilmente per rispondere compiutamente ad una domanda del genere, la soluzione migliore è senz'altro quella di parafrasare le parole di Emanuele "Emalord" Bresciani, uno dei padri fondatori della suddetta rivista, per poi chiosarle con i miei commenti, a seguire:
L'anello che ci incatena tutti...
«...Su "Ring" trovate cose che non trovate altrove. Punto. Scritte come non sono scritte altrove. Non si tratta di esprimere concetti semplici in 3650 parole, tutt'altro. Significa semplicemente leggersi le cose tutte d'un fiato, capendo perfettamente quello che il redattore voleva dire, senza arrivare alla fine di un periodo con il fiatone virtuale. Ring, più che un sito "on-line", è una "rivista on-line". Stampabile e leggibile sulla tazza del cesso. "Ring" sta bene nella rete, perchè non è in diretta concorrenza con niente e nessuno. È solo un altro modo di leggere di videogames. Quando ho deciso di fondare "Ring" con "Nemesis" e "Gatsu", l'ho fatto perchè trovavo strano che TUTTI i siti italiani di videogames fossero simili tra loro per impostazione e contenuti. Cambiare prospettiva non è male, in fondo. E non è neppure facile. La mia grande soddisfazione è sapere che nessun'altra "webzine" ha mai fatto quello che abbiamo fatto noi. Tutto questo mi basta per essere orgoglioso. Mi basta per essere soddisfatto del mio lavoro. Mi basta per starmene bene con me stesso.
Chiamatelo pure "banale esercizio di stile". Ma non lo trovate altrove.
».
Fondamentalmente, "Ring" era "il dito nel culo" dell'editoria videoludica stereotipata. Quella che schematizzava qualsiasi cosa in giudizi su "Grafica", "Musica" & "Giocabilità". Quella che il massimo della creatività era mettere le stelle al posto di numeri o percentuali e che chiudeva le recensioni con dei bei "box" comparativi atti a confrontare Pippo con Pluto (solamente per scoprire che entrambi sono dei bracchi...). "Ring" era il dito nell'occhio del "bimbominkia ante-litteram". Il videogiocatore intontito dal "button smashing ignorante" che utilizzava le suddette riviste come "lista della spesa" e che tendenzialmente evitava di leggere qualsiasi cosa per dissimulare l'analfabetismo, limitandosi a cercare sulle pagine patinate o sulle schermate fluorescenti delle nuove fotografie esclusive. "Ring" era un cervello pensante che svariava sul tema, che trovava collegamenti e che percorreva la via traversa per il gusto del pensiero laterale. "Ring" rispondeva alle domande che la gente non gli poneva perché non è vero che se nessuno si interroga sul quesito, un motivo ci sarà... Perché il saggio precorre i tempi e fornisce le risposte a prescindere. E se tutto ciò non ti garbava, "Ring" ti indicava amorevolmente col dito (il medio) le tante e svariate alternative alle quali ti potevi serenamente rivolgere.
"Ring" era la voce fuori dal coro. Potente. Baritonale. Una campana di bronzo che rintoccava insistentemente e ritmicamente un messaggio: si può parlare della nostra passione per i videogiochi anche trascendendo dagli schemi, mettendo in gioco la cultura personale, la passione, la creatività e la voglia di fare qualcosa di diverso dal consueto elenco di pregi e difetti. Perché il videogame non può e non deve essere solo uno svago anestetizzante.
...E se tutto questo ci eleva da una massa bovina che ci guarda dal basso definendoci superbi ed egocentrici solo perché non omologati ed alla ricerca di un "quid intellettuale" anche nel media ludico, ben vengano la superbia e l'egocentrismo. Delle vostre etichette faremo una bandiera che sventoleremo con orgoglio, consapevoli che l'azione del videogiocare non significa universalmente "spegnere il cervello".
"Ed ora tutte queste cose andranno perdute come lacrime nella pioggia?".
No. Certo che no! Ci mancherebbe altro... In tal senso, fatemi e fatevi un favore. Andate a recuperare i ".PDF" di "Ring" (i "links" per scaricarli li trovate tutti in calce alla pagina che vi ho appena linkato...) e tributate il giusto onore ad una delle più brillanti "webzines" d'Italia.
Vi assicuro che non rimarrete delusi.

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