Magazine Astronomia
Il 12 novembre 2011 Marte è entrato nel segno della Vergine, ha proseguito il suo percorso fino ai 23° del segno e il 25 gennaio 2012 è iniziata la sua retrogradazione, tornando indietro fino ai 3° – terminerà il 14 di questo mese -. Dopodiché ricomincerà il suo moto diretto per uscire definitivamente dal segno il 3 luglio.
Sicuramente i nativi Vergine risentono di questo transito, ma anche tutti coloro che nascono con i pianeti personali (Luna, Mercurio, Venere e Marte), Ascendente e Medio Cielo nelle prime due decadi del segno.
E anche tutta la generazione dei nati con Plutone nelle prime due decadi della Vergine – più o meno dall’autunno del 1956 all’estate del 1969 -.
Marte nel segno della Vergine è un po’ sfigato, non si trova certo a casa sua: la simbologia del segno - parca, concentrata, schiva, precisa e diligente – non riesce a far esprimere al meglio le qualità del pianeta e in un contesto così ristretto, le forti, a volte violente, vibrazioni marziali implodono se non canalizzate verso ciò che può essere più affine alla Vergine.
Per chi nasce con Marte in questo segno si può notare che il Mercurio vergineo con la sua sottile, acuta spesso critica dialettica può trovare forme più accorate che portano alla passione per il teatro e ancor meglio per il doppiaggio – dove si può rimanere nell’ombra e nell’anonimato tanto caro a questo segno zodiacale -; non si avranno certo “principi del foro” ma non mancherà chi si sentirà spinto verso la difesa del debole perché debole ci si è tanto sentito nei primi anni dell’adolescenza.
Marte come strumenti da taglio e Vergine come precisione diventano elementi essenziali per i cesellatori, soprattutto di materiali naturali come il legno.
E nella simbologia di Mercurio/mani allora Marte fa dono di una particolare energia – soprattutto se sostenuto da Urano -, un calore curativo, che se non è proprio pranoterapia ci si avvicina di molto.
Con Marte in Vergine l’attacco quasi viene a mancare (certo tanto dipende dal contesto del Tema Natale), ma la “lingua tagliente” si sa, spesso ferisce più di un corpo a corpo.
Ma tornando a questo anello di sosta che cosa sta attivando nella vita di chi – per posizione planetaria – lo avverte più di altri? Che cosa accellera, che cosa contrasta?
Sicuramente i più sollecitati sono i nati Vergine negli anni in cui oltre al Sole, Mercurio e Venere, nel segno si trovava anche Plutone.
Il transito di Marte riporta in auge tutta una serie di problematiche legate al potere/impotenza: situazioni certe che invece sfuggono di mano divenendo ingovernabili; il subire intimidazioni, incidenti improvvisi … La grande prova del transito sta nel tipo di reazione a questo habitat diventato minaccioso e provocatorio sia per la consuetudine che per l’abitudine tanto cara a questo segno.
Trovare il coraggio di reagire? Ma come? E dove attingere forza?
Non è un caso che con Marte in anello di sosta sulla mia posizione natale di Venere, Urano e Plutone mi stia leggendo “Gli stili del potere” di J. Hillman; alcune pagine le voglio condividere con voi, soprattutto con chi si trova a vivere la congiunzione di Marte di transito al proprio Plutone – che sicuramente è molto più “leggera” della congiunzione di Plutone di transito al Marte natale, ma che è comunque forte e intensa -.
“… Senza la resistenza non si capisce la subordinazione, perché non c’è nulla da sottoporre. la forza di volontà, il potere della volontà, deve cozzare contro qualcosa, deve esercitare pressione su qualcosa o su qualcuno intorno. La semplice idea di potere presuppone che, perché il lavoro venga eseguito, ci sia qualcosa che resiste. Il superamento della resistenza e l’abbassamento della resistenza sono concetti importanti per il riscaldamento, per l’elettricità, ma anche per la psicanalisi. Sembra che la resistenza, in quanto fenomeno opposto all’esercizio del potere, renda possibile il potere. … Il potere, se non c’è la resistenza di una contro-forza, mima l’inerzia alla quale si oppone, diventando un’espansione senza impedimenti, priva di tensione … la resistenza, inoltre, sembra essere parte costitutiva dell’universo: sembra che ogni singola cosa voglia rimanere dov’è … Sembra che il mondo ami lo status quo: oppone resistenza al cambiamento, nonostante i mistici dicano del cambiamento che è l’unica verità … Quanta forza, quanto potere ci vuole per cambiare un’abitudine … Non meraviglia allora che il potere possa essere definito, in modo estremamente semplice, in termini di lavoro eseguito. Il lavoro è così duro, la forza che richiede è così grande proprio per il fattore resistenza. per questo è così difficile ottenere dei cambiamenti, ed è un miracolo quando avvengono … E’ probabile che gestire una qualsiasi cosa – un compito, una persona, la propria vita – voglia fondamentalmente dire avere a che fare con la sua resistenza intrinseca, e noi utilizziamo ogni possibile mezzo di potere: l’influenza, la tirannia, la persuasione, la paura e il controllo … un facile adattamento alle regole può sembrare il corso più fluido, più agevole per il sistema nel suo insieme. Credere però che il sistema funzioni al meglio quanto più scorre liscio è un modello semplicistico … la potenza, il potere, vuole la difficoltà; il potere, come gioco di forze ama i complessi riluttanti, che non vogliono sottomettersi … Tutte le cose viventi possiedono un calore nascosto in fermento … Questo calore nascosto si manifesta nelle febbri, nelle eruzioni cutanee, nella furia, nella collera. Ci sale alla testa e ci porta fuori di noi … L’entusiasmo non è un potere focalizzato, è piuttosto un innalzamento del livello di energia, un innalzamento dell’irritabilità, un senso di compressione, pronto a esplodere, con una testa piena di progetti, troppe cose da fare e il corpo in continua corsa … E così restiamo muti, incapaci di esprimere quanto sta avvenendo; incapaci perché non abbiamo parole ma anche perché siamo inebetiti … Forse per questo abbiamo un così disperato bisogno di colleghi, di amici, di abitudini … che ci salvino dall’esaltazione, o che perlomeno ci offrano un posto dove toccare terra…”
(tratto da “Gli stili del potere” di J. Hillman)
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