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L’anfiteatro romano di Benevento. Ospitò anche l’imperatore Nerone

Creato il 01 novembre 2015 da Vesuviolive

anfi bene

Oltre che al ben più famoso teatro romano, l’antica città di Benevento nel suo massimo livello di monumentalità e splendore urbanistico, possedeva anche un capiente anfiteatro, monumento di cui se ne sospettava la presenza e che venne solo parzialmente ed in maniera del tutto fortunosa riportato in luce alla metà degli anni ’80 del secolo scorso. In realtà, oltre che annunciato da fonti antiche, alcuni indizi presagivano l’esistenza di un altro edificio per spettacoli, palesato da alcuni frammenti calcarei decorati a rilievo che raffiguravano corazze, scudi e gambali tipici dei gladiatori che sono stati adoperati per abbellire palazzi ed altri monumenti del centro storico.

Nel 1985 a seguito dell’abbattimento di un fabbricato fatiscente furono riportati alla luce alcuni resti che solo successivamente indagati hanno portato alla scoperta di alcuni muri radiali che andavano a sostenere la cavea con i suoi gradoni oltre che a parti del muro perimetrale esterno. L’anfiteatro realizzato durante la seconda metà del I secolo d.C. venne edificato, come prassi comune nelle città romane, ai margini del centro urbano, non distante da importanti arterie stradali che permettessero così un immediato accesso ed un rapido deflusso degli spettatori senza che la confusione ed eventuali disordini potessero mettere a repentaglio la sicurezza della città. L’anfiteatro di Benevento si colloca dunque fuori dalla cinta muraria, nell’immediata periferia nord-occidentale delle cittadina romana, direttamente sulla via Appia, poco distante dalla confluenza del fiume Sabato col Calore, dal ponte Leproso e dallo stesso teatro romano.

mappa

E’ stato stimato si sviluppasse su tre livelli, che raggiungesse ben 27 metri di altezza e che fosse largo 130 e lungo quasi 160 metri e che avesse una capienza tale da contenere all’incirca 30.000 spettatori. All’interno dell’arena è attestato che si svolgessero i munera gladiatoria ovvero la pratica dei combattimenti tra gladiatori che venivano addestrati e si allenavano all’interno del ludus magnus, una sorta di palestra  gestita direttamente dalla famiglia imperiale, al pari di altre quali quelle di Roma o di Capua. Nei suoi Annales lo storico latino Tacito ci ricorda anche della presenza dell’imperatore Nerone in città, su invito di un tale di nome Vatinio nell’anno 63 d.C. per assistere ad uno spettacolo gladiatorio.

Abbandonato probabilmente già nel IV secolo d.C. a causa dei terremoti e dell’incuria, venne inoltre parzialmente abbattuto per evitare che eventuali aggressori ne facessero un quartier generale per attaccare la città ed utilizzato come luogo di sepolture. Fu in parte spoliato così che alcuni blocchi furono reimpiegati per rafforzare la cinta muraria mentre probabilmente 56 colonne che dovevano abbellirne la facciata e gli interni furono utilizzate per scandire le navate della basilica paleocristiana (l’attuale Duomo). L’urbanizzazione della zona, la costruzione di case e palazzi hanno ricoperto nel tempo le antiche strutture che sono state letteralmente sventrate dalla costruzione, alla fine dell’800, dei binari della ferrovia Benevento-Napoli e della vicina stazione Benevento Appia che hanno sicuramente contribuito a danneggiare ulteriormente il monumento.

resti

A spasso per la città, guardandosi intorno e alzando gli occhi si possono scorgere forse i resti più artistici di questa grande struttura quali appunto i rilievi in calcare locale con soggetto gladiatorio. Ed è così che da via Munazio Planco, dove tra l’erba incolta ed una vecchia recinzione si scorgono a malapena i resti dell’edificio probabilmente più imponente della città, si arriva velocemente in via San Filippo, stradina del centro storico, dove murata in un’abitazione si scorge un braccio rivestito da una manica in cuoio che doveva appartenere ad una statua di gladiatore. Proseguendo verso il Duomo e alzando lo sguardo al campanile si può osservare un busto di gladiatore mentre un altro simile si trova in alto sul campanile della Chiesa di Santa Sofia. Infine nella torretta occidentale della Rocca dei Rettori si conserva un rilievo raffigurante una gamba di gladiatore.

gladiatore

Rilievo del “gladiatore di Benevento”.

Altri tre rilievi, compreso quello più noto del famoso Gladiatore di Benevento, sono conservati al Museo del Sannio, le fasciae di gladiatore ed il gladiatore sconfitto. E sempre all’interno del Museo del Sannio si conserva un’epigrafe funeraria scalfita su un supporto in marmo bianco e stilisticamente datata al I secolo d.C., al pari dei rilievi, che ci ricorda la morte di due gladiatori avvenuta “in battaglia” all’interno dell’anfiteatro, Purpurio e Filemazio quest’ultimo ricordato con dolcezza dalla compagna Aura Aphrodite.

BIBLIOGRAFIA:

M. ROTILI, Benevento romana e longobarda. L’immagine urbana, Napoli 1986; Benevento nella tarda antichità. Dalla diagnostica archeologica in contrada Cellarulo alla ricostruzione dell’assetto urbano (a cura di Marcello Rotili), Napoli 2006.

SITOGRAFIA:  
Amori e gladiatori a Benevento di Elio Galasso in www.culturaeculture.it/blog/amori-e-gladiatori-a-Benevento/ da cui è tratta l’immagine del Gladitore di Benevento.  L’anfiteatro di Benevento, sconosciuto ai più, era forse l’edificio più grande ed imponente della città di Benevento,  in www.gazzettabenevento.it  Google Earth per l’immagine satellitare Landsat elaborata dall’Autrice. Sia il testo che le foto dell’Autrice del presente articolo sono distribuite con Licenza http://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0/ Creative Commons Attribuzione – Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale.


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