Un angelo bianco che non vola, ma siede su un alto treppiede di legno, perso nel verde silente delle foreste di eucalipti, nel cuore della Tasmania. Un'apparizione, silvestre ed eterea.E' il modo in cui Matthew Newton ha raccontato la Tasmania, in occasione di una mostra tenutasi nel 2009 in quest'isoletta al largo delle coste australiane, patrimonio mondiale dell'Unesco, ricca di meraviglie naturali e segreti ben custoditi.
E' famosa per i suoi diavoletti e per essere una strana propaggine più o meno indipendente dell'Australia, con paesaggi idilliaci in parte simili a quelli della Nuova Zelanda. In realtà c'è molto di più: scogli ricoperti da licheni arancioni, aragoste, pinguini, montagne e vallate incontaminate che digradano fino al mare.
Il mio panorama preferito: Wineglass Bay, dove la sabbia è bianca e le mante nuotano così vicine alla costa che se allunghi una mano le puoi toccare.
E' da sempre un'isola verde, molto verde. Nel senso che è ricca di foreste e di fauna rigogliose, ma anche nel senso che ha un'anima ecologista. I suoi abitanti riciclano, non inquinano, rinunciano volentieri alle futili comodità e a quegli sperperi di cui spesso ci rendiamo colpevoli noi "spreconi occidentali": banditi per sempre i MacDonalds, fioriscono le coltivazioni bio, e impazzano le crostate di frutta di stagione. Nemmeno una lavastoviglie all'orizzonte, riciclo pari al 99% periodico.
Vecchie signore dall'accento unmistakably english (la Tasmania è nata - come del resto l'Australia - essenzialmente come colonia penale inglese d'oltremare) preparano biscotti per beneficenza, squisiti, ripieni di custard cream secondo le antiche ricette inglesi, sembrano uscite dalle pagine di Beatrix Potter.
Ogni settimana c'è un rave party nelle foreste, più concerti e feste per celebrare la luna piena e la canapa, che qui non è illegale, ma viene utilizzata nelle terapie oncologiche e per aiutare chi ha problemi di epilessia, al posto dei fottuti barbiturici.
Le sue spiagge chilometriche e deserte sono idilliache.
Hobart, la capitale, è sormontata dal granitico Mount Wellington, da cui si gode un panorama della città e dal fiume, e più in là, del mare. L'atmosfera è colorata, giovane, quasi irreale: tra i docs del porto e i pescherecci che vendono freschissimi fish and chips, Hobart è un allegro covo di hippies e performers di strada di altissimo livello, artigiani e artisti in erba che si danno appuntamento ogni sabato al Salamanca Market, dove ho lavorato anch'io come venditrice di (improbabili) abiti usati, ma questa è un'altra storia...che vi racconterò.
Intanto, ecco il sito web di Matthew: le sue foto dell'Australia e della Tasmania, e dei loro abitanti, raccontano più di mille parole... Buon ferragosto! Siate buoni con il luogo in cui campeggerete, festeggerete, farete il falò, bivaccherete: la natura si merita tutte le nostre attenzioni.