di Rina Brundu. Diciamo la verità: quello fatto dalla baby principessa inglese, seconda figlia di Kate e William, al nostro servizio pubblico televisivo e ai conduttori trendy di “La Vita in Diretta” (Rai1) è un vero e proprio affronto: è nata di sabato, quando la trasmissione non va in onda! Ci si chiede come e perché questo sia potuto accadere: come mai questa bambina non ha voluto venire al mondo già mercoledi, giovedì, oppure il venerdì appena trascorso quando i sagaci inviati Rai del programma sucitato, profumatamente pagati dal contribuente, erano in trepida attesa davanti all’ospedale Saint Mary di Londra? A mio avviso una qualche Procura dovrebbe aprire una qualsiasi inchiesta, se non altro si darebbe requie ai telespettatori e fiato ai giornalisti che per la stessa trasmissione seguono da mesi il caso della scomparsa della signora Guerrina Piscaglia, i quali avrebbero finalmente altro da fare.
Ma per una soap-opera televisiva costretta al silenzio dall’ineluttabilità dei cicli settimanali, ecco che il lieto evento viene subito coperto con la dovuta attenzione al dettaglio e profusione di mezzi dal nostro primo quotidiano: il Corriere della Sera che fu di Indro Montanelli. Così per un The Guardian, giornale inglese di punta, che liquida la faccenda con un occhiello a destra “Royal Baby – La Duchessa di Cambridge dà alla luce una bambina” (vedi screenshot), ecco il nostro glorioso Corsera – che il giorno dopo le devastazioni di Milano e gli sfracelli parlamentari della fiducia all’Italicum si trasforma nel più pericoloso concorrente del settimanale CHI e titola a tutto campo: “Londra è nata la royal-girl (foto, video, tv) – Kate e la bimba stanno bene. Nome: Vota” (vedi secondo screenshot).
E poi dicono il giornalismo anglossassone, almeno quel giornalismo esiste oltre la cultura “desperate-housewife” che impera da noi!
Nota bene: Pubblico qua sotto gli screenshots dei commenti più interessanti e divertenti dei lettori del Corriere, a ulteriore dimostrazione di quanto l’uditorio digitale sia più preparato più scaltro e fondamentalmente più “avanti” dei professionisti che lo informano.