Lucrezio, De rerum natura, Libro terzo, vv. 830-842.
"Nulla è dunque la morte per noi, e per niente ci
riguarda,
poiché la natura dell'animo è da ritenersi mortale.
E come nel tempo passato non sentimmo alcun dolore
quando
i Punici vennero da ogni parte all'assalto,
e tutto il mondo scosso dal trepido
tumulto
tremò rabbrividendo sotto le alte volte dell'etere,
e fu in dubbio
sotto il regno di quale dei due popoli
dovessero cadere tutti gli uomini in
terra e in mare,
così, quando non esisteremo più e si produrrà la separazione
del corpo e dell'anima, dalla cui congiunzione siamo formati,
di certo
assolutamente nulla potrà accadere a noi,
che allora più non saremo, né
stimolare i nostri sensi,
neanche se la terra si mischierà al mare, e il mare
al cielo".