DISCARICHE ATOMICHE
Con il disprezzo delle regole di sicurezza, Pechino ha abbandonato le sue miniere di uranio. Servizio effettuato sul sito 712, nella provincia del Hunan, dove 33,5 milioni di tonnellate di rifiuti sono stati lasciati all'aperto.
Nel lontano 16 ottobre 1964, si era brindato alla gloria del paese, nell'aria 712. Un bel giorno per il vecchio Liu Xianke. Ne sente ancora le vampate di fierezza: "La bomba era esplosa. Il nostro paese era armato !" Il primo fungo atomico cinese, nel lontano deserto del Taklamakan, era l'opera di Mao. E l'opera di migliaia di minatori di uranio del sito 712, di contadini arruolati con la forza nei quattro angoli del paese. Ogni pomeriggio, Liu Xianke, 72 anni, passeggia tra le fabbriche disossate, sulle discariche calve e la campagna desolata, dall'alto della "Collina degli eroi", il cimitero dei minatori, pensa alla sua gioventù entusiasta, nella Cina in marcia verso il progresso. Era il Grande Salto in avanti, l'esercito popolare di liberazione aveva chiamato i Russi per cercare dell'uranio nel sottosuolo cinese. Oggi, per quelli dell'aria 712, è il grande abbandono.
Clamoroso processo
La miniera ha chiuso nel 1986.
"Esaurita", hanno decretato i militari che hanno tappato le uscite col cemento. All'epoca, non si parlava ancora di centrali civili. L'aria 712, come quattro altre, nel Hunan, è "stata messa in pensione", quasi 5 000 minatori sono stati abbandonati al loro destino. L'uranio era diventato inutile. Oggi, vale più dell'oro. La Cina non ha riaperto questi giacimenti, ma ha sete di uranio per la quarantina di centrali nucleari che progetta di aprire di qui al 2020. Acquista il minerale in Niger, in Australia ed in Russia. Nel Hunan, l'uranio è diventato l'oggetto di un lucrativo traffico. I contadini, convinti di vivere su una fortuna, fanno esplodere il cemento alla dinamite e scendono per cercare del minerale. Immerso nell'acido solforico, lavato a grande acqua, è trasformato in yellow cake, e messo sul mercato nero. Questo artigianato locale è praticato nelle capanne. In agosto, quattro uomini sono stati giudicati durante un importante processo a Canton. Originari del Hunan, erano stati fermati con venti grammi di uranio che trasportavano in un sacchetto di plastica. Questi contadini si preparavano a smerciare otto chili di yellow cake, verosimilmente estratto della miniera disabilitata, al prezzo di 200 000 yuans il chilo (19 000 euro) La polizia ha potuto ricuperare solo 35 grammi, il resto è nella natura, nel circuito di un mercato nero che sembra svilupparsi.
Secondo la stampa di Hongkong, i quattro uomini fermati sarebbero solamente una parte di una gang potente. Il processo ha messo l'affare alla luce, altrimenti nessuno ne avrebbe mai sentito parlare. "In Cina, l'uranio è classificato segreto di stato", spiega il professore Zhou Xinghuo, direttore aggiunto del centro di sorveglianza dell'industria nucleare del Hunan che accetta di ricevere "Liberation" ma non risponde a nessuna domanda sensibile. I lavori di protezione dell'aria 712, assicura, sono in via di completamento. Messa in fallimento ufficialmente nel 2003, diciassette anni dopo la sua chiusura, sarebbe infine in sicurezza: "Abbiamo avuto dei problemi di bilancio dopo la partenza dei militari. Ma adesso, questo è sistemato. Il luogo è sicuro." Lo stato si prepara a disimpegnarsi definitivamente. Passato dalla tutela dell'esercito a quella della Società nucleare cinese (che mette il cappello al nucleare civile), il dossier 712 dipenderà presto dalla provincia del Hunan. Restano alcuni problemi, riconosce il professore: "Il tasso di radioattività è più elevato che altrove, necessariamente, una miniera genera sempre dell'inquinamento." Ma la cifra è un segreto.
Il professore Zhou pone una mano su un quaderno rosso plasticato, datato del 1990. Il dossier "Valutazione sull'ambiente naturale della declassificazione della miniera" è chiuso. Il colloquio anche. Secondo un documento dell'ufficio delle terre della provincia del Hunan, cittato per il giornale pechinese Caijing, l'aria 712 avrebbe prodotto 33,5 milioni di tonnellate di rfiuti lasciati all'aperto. La loro radioattività sarebbe sei volte quell'autorizzata in Cina. Circa 15 000 persone, contadini e vecchi minatori per la maggior parte, vivono vicino a questa vecchia miniera. Il vecchio Liu Xianke, vecchio minatore, ha visto sfilare numerosi ufficiali, e sentito i loro discorsi da vent' anni. Il sito sarebbe stato protetto, le discariche stabilizzate, i minatori indennizzati e rialloggiato in appartamenti in città. Niente è successo da quando dei bulldozer hanno ricoperto le discariche di un strato di terra troppo fine. La catapecchia del vecchio coron crolla, la sua pensione diminuisce. Sospetta l'aria che respira e l'acqua che beve di avvelenarlo lentamente, come quelli della Collina degli eroi, morti prima dei 50 o 60 anni.
A casa sua, in un cofanetto di velluto rosso posato sotto il ritratto di Mao, custodisce una medaglia, tutto ciò che ha ricevuto,: "Liu si è dedicato all'opera della difesa nazionale durante trent' anni, ha contribuito all'ammodernamento della Cina." Certi giorni, ha voglia di gettare tutto, la medaglia ed il ritratto.
Allora va a passeggiare coi suoi ricordi, sulle discariche, dove affiorano dei pacchi grigi che schiaccia dell'estremità della sua scarpa: "Questo è l'uranio", dice. La vegetazione che doveva stabilizzare le colline non è cresciuta. Ma una bella placca in marmo testimonia di "lavori esemplari e di denaro utilizzato bene."
A bordo della discarica n°1 vive la famiglia Mao. Dei contadini del villaggio che si sono installati là nel 1990. Le galline razzolano nella zona classificata pericolosa, dove crescono un frutteto di pesco e delle file di verdure vendute al mercato. "Nessuno ci ha mai detto che era pericoloso, racconta la madre. C'era della terra libera, siamo venuti. Hanno costruito il muro di protezione dopo." La terra è rara, ed i contadini numerosi, ogni metro quadrato conta. Il muro di protezione, di un metro, recinta l'abitazione. "Nel 2005, prosegue la madre Mao, delle persone della città sono venute con gli apparecchi a testare le case e ci hanno detto che era pericoloso, che c'era dell'uranio nell'aria. ci hanno detto di partire e non sono ritornati. Noi siamo sempre là, non sappiamo cosa fare."
Recentemente, suo figlio è stato rifiutato nell'esercito. il Suo fegato era "troppo grosso". "Nessuno ragazzo del villaggio non passa le visite mediche dell'esercito", aggiunge suo marito.
Secondo il Pr Zhou, decine di contadini sono nel caso dei Mao: "Non ascoltano quando si dice loro che la zona è vietata. Coltivano le loro verdure sulle discariche. È colpa loro."
Sulle otto discariche in abbandono dell'aria 712, solo una porto una cartello "interdizione di entrare". Le altre sono aperte. Come le fabbriche arrugginite dove vanno a giocare i bambini del villaggio.
Tumore al collo
"Nel 1990, delle persone sono venute a misurare la radioattività dell'aria e della terra, racconta Li, un altro contadino del villaggio di Xinzhuang. Non ci hanno mai comunicato i risultati, né mai detto niente dopo." Li, vive con le sue galline in una casa fredda, illuminata anche lei dal sorriso del Grande Timoniere su un poster sciupato. Suo figlio di 24 anni è partito lavorare in una fabbrica di Canton, con un tumore al collo. È inquieto ed esita a parlare.
Il capo del villaggio ha avvertito: "Non occorre che tutto ciò si sappia all'estero". Il problema di Li, è l'acqua che utilizza per irrigare il suo campo, attinta in un stagno "tappato dalle sabbie della fabbrica che puliva l'uranio". Del tempo della miniera, era vietato approvvigionarsi la. Nel 2003, anno della messa in fallimento ufficiale del sito 712, la Cina ha votato la sua prima legge sulla prevenzione dell'inquinamento radioattivo. Lo stagno avrebbe dovuto essere disinquinato, ma questo non è stato fatto. Il che non impedisce a Li di vendere le sue verdure alla città vicina. Alla stagione secca, certi contadini riaprono i pozzi di miniera per cercare dell'acqua.
"Interdizione di parlare!"
Esiste sempre un ufficio dell'aria 712 un edificio di due piani nella via principale. Decine di funzionari uccidono il tempo fumando e bevendo del tè. I locali, immensi, sono scuri, non scaldati. I muri coperti di affreschi comunisti diventati quasi invisibili sotto la sporcizia manifesto di un tempo compiuto. Appena "il certificato di fine lavori" sarà firmato e la miniera definitivamente cancellata della carta, gli impiegati chiuderanno bottega e saranno trasferiti in città. Un affare di settimane, spera un capoufficio che non vuole dare il suo nome: "Riceveremo il denaro della seconda fase e tutto sarà finito. I contadini saranno indennizzati e potranno traslocare", dice, visibilmente imbarazzato. Il suo superiore passa la testa alla porta, urlando,: "Interdizione di parlare agli stranieri!"
Di fronte, c'è il vecchio ospedale dei minatori dai corridoi glaciali, non meglio dell'ufficio della miniera. Xie Fuyang, il farmacista, non ha chiesto di venire a Xinzhuang. È stato chiamato d'ufficio nel 1990 e nessuno l'ha avvertito della situazione locale. Nel 2003, dice, 350 dei 4 000 minatori ancora in vita soffrivano di un cancro, ossia un tasso quasi cento volte superiore alla media cinese. La speranza di vita dei minatori, tra 50 e 60 anni, è lunghi dal raggiungere quella del resto del paese che è di 72 anni.
Xie Fuyang ha osservato anche delle patologie particolari nei contadini: malattie cardiache o digestive, come i "grossi fegati" di cui parlano la famiglia Mao. "I problemi di salute sono globalmente più importanti che altrove, mia moglie ed io abbiamo dei problemi cardiaci a meno di 40 anni, spiega il farmacista. La radioattività uccide molto lentamente e occorrerà molto tempo per misurare, nella popolazione, il disastro che constatiamo nei minatori. " Un giorno, il patriarca del villaggio Liu Xianke non sarà più là per testimoniare. Si metterà la sua medaglia, prenderà il suo Piccolo Libro rosso e la fina tuta di cotone bianco che ha indossato per quasi trent'anni e poi scenderà nell'aria 712. Economizza per la sua tomba, sulla Collina degli eroi.
Pascale Nivelle Inviata speciale a Xinzhuang Fonte: Liberazione - 17 gennaio 2008
http://www.sortirdunucleaire.org/index.php?menu=sinformer&sousmenu=revue&page=article&id=529&num=41