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L'angolo di Matesi: AUTOBIOGRAFIA DI UNA LETTRICE ROSA

Creato il 17 febbraio 2015 da Blog

L'angolo di Matesi: AUTOBIOGRAFIA DI UNA LETTRICE ROSA 
  Chi è il vostro colpo di fulmine letterario? Teresa Siciliano ci racconta gli uomini che ha amato e le scrittrici che li hanno creati. Da Emily Bronte a Lisa Kleypas, passando per la nostra Miriam Formenti, ecco a voi l'autobiografia di una lettrice rosa!

Ho cominciato a leggere rosa nell’adolescenza e fin dall’inizio il mio eroe preferito, l’equivalente del Principe Azzurro delle favole, ha avuto certi tratti caratteristici: sempre alto ovviamente (nonostante io sia davvero bassina), bruno, energico. Questo tipo si incarnava allora nei protagonisti di Delly e in particolare nell’indimenticabile Lotario di Waldenstein, il principe di uno staterello tedesco di inizio ottocento, con tratti moderatamente sadici, che aspettava solo la sua Eloisa, cioè ME, per diventare il partner ideale.

L'angolo di Matesi: AUTOBIOGRAFIA DI UNA LETTRICE ROSA

Alessio Boni nei panni
di Heathcliff

Immagino che, nonostante le grandi differenze, dietro di lui, nel mio inconscio, incombesse il fantasma di Heathcliff. Davvero un mistero il personaggio della Bronte! Di origini oscure, al punto che qualcuno pensava potesse essere di natura demoniaca, di indole già in partenza incline al male, perseguitato dalla sorte e dalla crudeltà del “fratello” Hindley, per una serie di circostanze non troverà nella Catherine - da lui esclusivamente amata - la donna che potrebbe salvarlo. Diventato ricco, non sappiamo come, e quindi potente, tornerà a Cime tempestose per portare avanti una terribile, crudele vendetta, che andrà a colpire soprattutto degli innocenti. Tutte noi ragazzine pensavamo che se avesse amato noi, invece di Catherine (mai sopportato quella donna!), ah! le cose sarebbero state diverse. In fondo, probabilmente, lo pensava anche la Bronte, altrimenti non avrebbe inventato il finale della terza generazione dove la figlia di Catherine, che porta il suo stesso nome, e Hareton, che è una specie di secondo Heathcliff, troveranno la via della felicità.Negli anni seguenti, sotto la spinta di una maggiore esperienza della vita, questo tipo d’uomo mi ha affascinato solo occasionalmente: potrei citare forse lo Scorpione della Stuart o il Francesco della Formenti, che si richiamava allo Sceicco stupratore di Hull, mentre qualche perplessità mi ha suscitato infine il pur affascinante Mickey O’Connor della Hoyt, che assomiglia troppo ad un mafioso, né mi è mai piaciuto il Cam della Kleypas.

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Colin Firth nei panni di
Mr. Darcy

Quindi pian piano il mio punto di riferimento è diventato il Darcy della Austen, l’eroe a lungo misconosciuto, schiacciato dal confronto con il fascino ipocrita di Wickham e anche con quello genuino, ma forse non sostenuto da adeguata intelligenza, di Bingley. Il personaggio ha trovato nei rosa infinite reincarnazioni: dal Wulfric duca di ghiaccio della Balogh, al Darcy (?!) di Bridget Jones, fino al David Marton della McCabe.Al momento la caratteristica che mi attrae di più, oltre alla dirittura morale, è la capacità di governo e amministrazione, il senso di responsabilità e anche lo spirito progressista, il fiuto, che fa intuire la direzione in cui sta andando la società, la duttilità che permette di modificare le proprie idee e le proprie concezioni. Qui ovviamente svettano ai miei occhi due personaggi, probabilmente di valore disuguale: innanzitutto il John Thornton della Gaskell, un personaggio notevole perché l’autrice si guarda bene dal farne un buonista: è un uomo intelligente che si è fatto da sé ed ha lo sguardo lucido sia per quanto riguarda lo sviluppo dell’economia, sia per ciò che concerne la personalità della donna che ama, all’inizio senza speranza. E comprende bene che uno sviluppo duraturo si deve basare sull’interesse di tutti: la Gaskell aveva già capito questo principio elementare in piena età vittoriana.Un personaggio simile, anche se indubbiamente di statura minore, è l’Alexander di Passione proibita, che, pur partendo da poche conoscenze sulla situazione in cui si trova ad operare, apprende alla svelta e soprattutto ha il coraggio di una scelta di campo divergente rispetto al ceto cui appartiene.

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Heath Ladger interpreta
Casanova

E i libertini? vi chiederete. Il casanova, lussurioso ma superficiale sottaniere, è ricorrente nel rosa. E in tutti i romanzi che si incentrano su di lui è destinato a trovare la donna che lo domerà. Guarda caso, si tratta quasi sempre di una bellezza modesta, però molto intelligente e determinata e vivace, quindi capace di mettergli il guinzaglio. Lo confesso: mi piace molto questo genere di narrativa, è un tipo di vicenda che seguo sempre con passione. Ma, mentre un tempo anch’io sognavo (intendiamoci, senza crederci mai) di incontrare un uomo fascinoso, ricco naturalmente o, almeno, benestante, che al primo incontro si innamorasse pazzamente, PAZZAMENTE, di me (di ME, che non ho mai avuto dietro una coda di corteggiatori), col tempo mi sono convinta che uomini così non esistono e, in ogni caso, mai si sarebbero innamorati di me.Nella vita reale i colpi di fulmine, quando avvengono, raramente hanno esito felice, forse perché, se ha ragione Piero Angela, l’innamoramento è cosa diversa dall’amore. Cioè richiede la produzione nel cervello di sostanze chimiche diverse. Sostanze chimiche diverse!!! Puah!
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