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Scuola d’inglese: quali conseguenze?

Da Caffenero

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Quest’estate ho rivisto una puntata di SuperQuark in cui si parlava del bilinguismo e dell’insegnamento dell’inglese in particolare. Per raggiungere livelli di bilinguismo è necessario che un bambino sia esposto alla lingua straniera per almeno il 40% delle ore di veglia, obiettivo che si può raggiungere solo se uno dei genitori è madrelingua o se lo è la baby-sitter. Sicuramente una lingua non si impara per il solo fatto di ascoltarla. Piero Angela è stato uno dei promotori della proposta di insegnare inglese ai bambini alla primaria con un programma ben strutturato, che permettesse di valutare almeno il numero di vocaboli conosciuti alla fine della quinta. Il programma di inglese che oggi viene proposto nella scuola pubblica non rispecchia quella proposta, pur essendo un grosso passo avanti rispetto ad esempio a quando ero piccola io. Se si deve rinunciare all’obiettivo di bilinguismo, cosa possiamo fare per insegnare inglese ai bambini?

Ognuno di noi conosce un amico o un collega che ha una padronanza ottima dell’inglese senza aver avuto genitori di madrelingua inglese. Ho sentito tante storie e tutte avevano in comune un dettaglio: una motivazione che ha fatto da apripista prima di mettersi a studiare e frequentare corsi magari anche all’esterno. C’è chi da piccolo ascoltava i cartoni animati in inglese, chi ha iniziato con le canzoni di un gruppo preferito, chi si è innamorato di una ragazza straniera in vacanza in Italia, ecc. In casa nostra è arrivato questo momento per mio figlio maggiore.
Alcuni compagni della sua classe si volevano iscrivere a una scuola d’inglese. Trovare la struttura migliore per tutti noi non è stato semplice, perché ogni famiglia aveva richieste e idee diverse per ciò che può facilitare l’apprendimento. Alla fine, dopo qualche prova, abbiamo trovato la scuola d’inglese che ha messo tutti d’accordo. L’insegnante è un madrelingua inglese, genitore anche lui. Li fa ridere, li interroga sulle tabelline in inglese, gli racconta degli aneddoti divertenti. Tutto bene, giusto? Ma avevamo messo in conto le conseguenze?
La bravura dell’insegnante nel coinvolgere i  bambini ha avuto l’effetto Pigmalione: adesso mio figlio vuole vedere i dvd in inglese, ogni tanto prende il dizionario per cercare una parola che ha in mente, ci chiede come si dice questo e quello. Si è creato un clima di gruppo contagioso e finché porta a studiare un po’ di più va benissimo. E’ una iniziativa tutta sua: non ha compiti, fa tutto questo solo perché si diverte. Gli piace andare a lezione di inglese, gli piacciono i nuovi amici, ha capito che lì deve parlare inglese e secondo me cerca di prepararsi qualche frase per partecipare alla conversazione. Avere in casa già in casa dei libri in inglese è stato utilissimo.
Io che dicevo che un’ora sola al sabato era poco, non immaginavo che oltre a quell’ora ce ne sarebbero state alte spontanee!


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