Magazine Arte
E’ stato un feticcio scultoreo o un segno pittorico la prima testimonianza artistica dell’umanità primitiva? Quello che conta davvero, nella possibile risposta a questa domanda, è il ricondurre l’esperienza creativa primigenia alla sua essenziale traccia sacrale.
Alla radice di ogni traccia magico-sacrale troviamo la matrice della fertilità della Natura.
La ricerca scultorea di Daniele Miola, perché di ricerca si tratta e non di semplice pratica artistica, è stata sempre vista attraverso la sua lettura simbolica che permette alla forma arrotondata di essere il trionfo di un archetipo femminile votato alla maternità.
Il richiamo alla antropologia matriarcale e il riferimento alle veneri preistoriche, sono lo scoperto percorso di una storicizzazione stilistica. E tuttavia tutto questo non ci deve allontanare da una cifra squisitamente contemporanea che dell’artista.
La cifra contemporanea si manifesta più come intento filosofico che rimando simbolico, più come concettuale ricerca che richiamo di una divinità arcaica.
La circolarità della figura scolpita non è infatti epifania solo di una linea tondeggiante ma incarna l’ambiguità stessa di ogni forma capace di essere allo stesso tempo segno concavo e convesso, sinuosità e spigolosità e, per metafora, ma mica tanto, valenza maschile e femminile.
La fertilità. d’altra parte, non è esclusività femminile ma scambio reciproco di seme e grembo, l’incontro appunto “circolare” di una copula.
La ricerca di una purezza visiva e di una essenzialità permette quella sorta di “miracolo” artistico per cui ciò che è antico è allo stesso tempo contemporaneo.
Nel suo lavoro di scultore Miola predilige il marmo, sia bianco che nero, e questo può essere considerato come conferma di un suo approccio non viscerale della materia. La levigatezza del marmo, la sua lucentezza e durezza, ma anche la sua apparente freddezza ne fanno un materiale, rispetto per esempio al legno o alla terracotta, più mentale, più formale.
E non è un caso che l’idea filosofica di forma coincida già ai tempi della filosofia aristotelica con il concetto di anima.
L’anima della forma in Miola è come un disvelamento: un percorso “sospeso” tra passato e futuro, presenza ed assenza, idea e silenzio, rito e preghiera laica.
E tutto dentro una invisibile musica di sensualità stilizzata ma non per questo priva di una sua ardente fiamma vitale.
Antonio Miredi
Possono interessarti anche questi articoli :
-
Youth
Paolo Sorrentino I protagonisti del cinema di Sorrentino hanno per così dire messo il cuore tra parentesi. Figure chiuse, che nascondono anche a se stessi il... Leggere il seguito
Da Giorgioplacereani
CINEMA, CULTURA -
RECENSIONE: Miss Charity di Marie-Aude Murail
Charity è una bambina. È come tutti i bambini, piena di curiosità, assetata di contatti umani, di parole e di scambi. Vuole creare e partecipare alla vita del... Leggere il seguito
Da Bookland
CULTURA, LIBRI -
30 Maggio 2015 – Mormanno (CS) – Teatro Comunale – “A nuda voce. Canto per le...
Sabato 30 Maggio 2015 – Ore 18.30 A Mormanno (CS) presso il Teatro Comunale “A nuda voce. Canto per le tabacchine” di Elio Coriano con Elio Coriano (voce,... Leggere il seguito
Da Lucianopagano
CULTURA -
“Lo sguardo lucido sul mondo: il ruolo di denuncia nella poesia di Marzia...
Lo sguardo lucido sul mondo: il ruolo di denuncia nella poesia di Marzia Carocci a cura di LORENZO SPURIO La vita, fluttuo del cuore, un labile moto tra lo... Leggere il seguito
Da Lorenzo127
CULTURA, LIBRI -
Recensione romanzo Il cacciatore di aquiloni di Khaled Hosseini
Eh, niente. E’ che la scorsa settimana mi sono inchiodato a guardare un poster che proponeva tutte le bandiere del mondo, il che mi ha riportato alla mente due... Leggere il seguito
Da Masedomani
CULTURA -
[Rubrica: Italian Writers Wanted #1]
“Buongiorno miei cari #FeniLettori, oggi iniziamo con una nuova rubrica "Italian Writers Wanted". Ogni giorno, riceviamo tantissime e-mail , molte di autori... Leggere il seguito
Da Lafenicebook
CULTURA, LIBRI