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L’animale che salva piu’ vite umane

Creato il 31 marzo 2014 da Speradisole

L’ANIMALE CHE SALVA PIU’ VITE UMANE

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Non è il cane fedele, il leale cavallo o il coraggioso piccione viaggiatore, ma la specie più antica, ancora vivente sul pianeta: il limulo.

Se vi siete mai tatti un’iniezione, è molto probabile che dobbiate la vita al Limulus polyphemus. L’industria farmaceutica utilizza una sostanza, estratta da suo sangue, in un test, detto saggio del lisato di amebociti  di limulus o Lal, che verifica l’assenza di microbi nocivi in farmaci, vaccini o dispositivi medici come i reni artificiali. Nessuno altro test è così semplice e così affidabile.

I limuli vivono nelle acque marine costiere poco profonde, che sono spesso inquinate. Un litro di quell’acqua può contenere oltre mille miliardi di microbi tossici. I limuli non hanno un sistema immunitario, né possono sviluppare anticorpi per combattere le infezioni. Invece, il loro sangue contiene un ingrediente miracoloso che neutralizza i batteri e i virus invasivi, coagulandosi intorno ad essi ed è questa proprietà che viene sfruttata per il Lal. Per scoprire se una cosa destinata ad usi medici è contaminata, non si deve far altro che esporla al Lal: se non coagula è a posto.

A differenza di quello umano, il sangue dei limuli non contiene emoglobina – che usa il ferro per trasportare l’ossigeno – e  ha invece l’emocianina, che usa il rame. Di conseguenza, è blu. E si vende a circa quindicimila dollari al litro.

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Per ottenere il sangue, i limuli vengono “munti” anziché uccisi. Se ne raccolgono fino a un migliaio a settimana, a mano, da piccole barche con un rastrello per vongole, e li si porta in laboratorio. Benché venga prelevato loro il trenta per cento del sangue, si riprendono rapidamente appena rimessi nell’acqua. Il “salasso” si esegue una volta all’anno e il sangue viene liofilizzato e spedito in tutto il mondo.

Benché siano chiamati “granchi reali”, i limuli in realtà non sono granchi e nemmeno crostacei. Più affini alle zecche, agli scorpioni e ai ragni, sono gli ultimi membri sopravvissuti dell’ordine, una volta fiorente, degli Xiphosura (“coda a spada”) e sgambettano immutati lungo le cose atlantiche dell’America e nei mari del Sudest asiatico, dall’era Ordoviciana, quattrocentoquarantacinque milioni di anni fa, vale a dire il settantacinque per cento del tempo da quando esiste la vita animale sul pianeta e duecento milioni di anni prima che comparissero i dinosauri. Non male per un coso che assomiglia un mouse stravagante o a un elmetto.

È stato il loro guscio liscio e ricurvo ad averli aiutati a sopravvivere così a lungo. Per i predatori è difficile rovesciarli per esporre il ventre molle, ma i nativi americani li usavano da tempo come sassole per togliere l’acqua della canoe.

Oltre a possedere un sangue straordinario – che ora sappiamo essere in grado di individuare persino la meningite o il cancro – i limuli sopportano il caldo e il freddo estremi e possono sopravvivere per un anno senza mangiare.

Inoltre hanno dieci occhi. Il che è strano perché Polifemo, il gigante della mitologia greca di cui portano il nome, ne aveva uno solo.



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