Non c’è convegno, incontro, tavola rotonda nel quale, a rotazione da parte dei responsabili dei principali gruppi editoriali del nostro Paese, non venga dichiarato che “l’informazione di qualità costa ed i lettori devono pagare per averla”.
Già due anni fa De Benedetti assicurava che Repubblica.it sarebbe presto stata a pagamento adottando un metered paywall sulla falsariga di quello del New York Times. Informazione che, ad oggi, non ha trovato fondatezza.
Da maggio di quest’anno in poi si rincorrono le dichiarazioni di Pietro Scott Jovane, amministratore delegato di RCS Media Group, del passaggio a pagamento dal 2015 per Corriere.it. Dichiarazioni che sono spesso legate, come nel caso di quelle effettuate in questi giorni, al successo ottenuto con l’introduzione del metered paywall per El Mundo.
Per definizione siamo certi della buona fede di Scott Jovane ma dalle informazioni disponibili il grande successo del quotidiano spagnolo non sarebbe tale e, in seguito all’ennesimo tourbillon ai suoi vertici, dopo aver cancellato l’edizione serale che era parte integrante dell’offerta d’abbonamento digitale, pare quasi certo che si preferisca cancellare, o quantomeno “congelare”, il paywall poichè i ricavi dopo un anno sono di gran lunga inferiori alle attese.
A metà febbraio di quest’anno La Stampa ha lanciato “Premium”, una sorta di reversed paywall che richiede il pagamento per notizie, articoli, supplementari rispetto a quelle disponibili gratuitamente sul sito web del giornale. Operazione che, a giudicare dal decrescente numero di “notizie blu” [quelle a pagamento] inserite all’interno dell’offerta informativa non pare potersi definire esattamente un successo.
Il “Digital News Report 2014″ del Reuters Institute for the Study of Journalism, rilasciato, a giugno di quest’anno, mostra chiaramente come il pagamento delle news sia nella stragrande maggioranza dei casi “one shot”, legata all’acquisto di un singolo contenuto, articolo.
Come ho già avuto modo di sottolineare, l’idea di giornale come pacchetto monolitico è defunta e con essa i modelli di business che l’hanno caratterizzato negli ultimi 100 anni.
Da un modello incentrato sul prodotto, quello della “mitica” Ford T per ricostruirne l’emblema, si è sempre più passati ad un approccio customer centric, con al centro, appunto, il consumatore [aka le persone]. Fase che, elevandosi per cercare di avere una visuale migliore, probabilmente l’industria dell’informazione non ha colto essendo maggiormente focalizzata sui ricavi dalla pubblicità.
Finchè non si ribalterà completamente il focus le dichiarazioni di passare a pagamento resteranno tali così come le speranze di monetizzare in maniera significativa i contenuti giornalistici se non nel caso di un’offerta estremamente specialistica come avviene per i grandi quotidiani economico-finanziari internazionali.
In una delle sue più celebri canzoni Lucio Dalla cantava: “L’anno vecchio è finito ormai ma qualcosa ancora qui non va”, concludendo con: “L’anno che sta arrivando tra un anno passerà io mi sto preparando è questa la novità”. Appunto!