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potuto downgrade il rating dei paesi euro, se i leader europei non fossero riusciti a concordare su come risolvere la crisi del debito. Ecco allora che la maggior parte dei partecipanti al mercato non credono ne a queste misure messe in campo, ne all'efficacia delle misure sul lungo termine. A questo punto ci dobbiamo aspettare un clima di paura generalizzata, palpabile già in questi giorni, come se dietro l'angolo la sceneggiatura che vdremo in futuro fosse del tipo " misery movie".Direttamente dalle previsioni della UE: ***La Commissione europea pubblica previsioni macroeconomiche due volte l'anno, in primavera e in autunno. In questa previsione pubblicata il 10 novembre 2011 la Commissione presenta la sua valutazione delle prospettive economiche sia per l'UE sia per l'area euro a livello aggregato(In economia l'offerta aggregata rappresenta la capacità produttiva di un sistema economico nel suo complesso, la domanda aggregata invece rappresenta la domanda di beni e servizi formulata da un sistema economico nel suo complesso, in un certo periodo temporale) Analizza gli sviluppi di tutti gli Stati membri, come pure dei paesi candidati ad entrare nella UE, le economie di Stati Uniti, Giappone, Cina, Russia ei paesi EFTA.
Dalle ultime previsioni del maggio 2011, le prospettive per l'UE e nell'area dell'euro si sono deteriorate, causa la prolungata crisi del debito sovrano che ha inciso fortemente sulla fiducia generalizzata, procurando ripercussioni sugli investimenti e sui consumi. Un peggioramento del contesto economico esterno è in stallo così come le esportazioni, mentre il necessario consolidamento fiscale, frena conseguentemente la domanda interna.
Queste tendenze sono tenute a mantenersi per diversi trimestri con le prospettive di crescita in ribaltamento e le prospettive per l'andamento del mercato del lavoro al ribasso. I primi segni di miglioramento per il PIL sono proiettati per la seconda metà del 2012, ma questo recupero dovrebbe avere un impatto molto limitato sulla creazione di occupazione.
Nel corso del periodo di previsione, l'inflazione dovrebbe tornare al di sotto del 2%. Nell'ipotesi di politiche invariate e i disavanzi pubblici dovrebbero diminuire a poco più del 3% del PIL entro il 2013.***fonte
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