Tra le poche cose che si sanno degli svedesi c’è che sono il popolo con il più alto numero di suicidi. Dunque noi mediterranei ci siamo sempre consolati pensando: saranno pure evoluti, avranno impeccabili servizi sociali, saranno liberi ed emancipati, ma sono talmente tristi!
Tutto falso. Si tratta di una leggenda metropolitana, coriacea e longeva, probabilmente generata dal fatto che – efficienti come sono – per un certo tempo sono stati i soli a rilevare il dato. Non è che le altre nazioni non avessero suicidi, quanto che non li contavano e quindi non li dichiaravano. Gli svedesi, unici a farlo, sono passati per dei suicidi incalliti.
Se guardiamo i dati dei popoli scandinavi, svedesi, danesi e norvegesi hanno una percentuale di suicidi normale e comunque inferiore a paesi come la Francia e il Belgio.
Ma con un’eccezione: la Finlandia. Tutta la depressione nordica sembra confluire nei finlandesi, per lo meno in quelli dei romanzi di Arto Paasilinna. Se ne deduce che i finlandesi hanno una pacata vocazione al suicidio. Non qualcosa di eclatante ed esaltato come i giapponesi: essi tendono a un suicidio rassegnato e in sordina.
Ecco come comincia L’anno della lepre:
Erano un giornalista e un fotografo in viaggio di lavoro, due persone ciniche, infelici. Prossimi alla quarantina, erano ormai lontani dalle illusioni e dai sogni della gioventù, che non erano mai riusciti a realizzare. Sposati, delusi, traditi, entrambi con un inizio d’ulcera e una quotidiana razione di problemi di ogni genere con cui fare i conti.
Come si vede il suo stile è impregnato di un certo humor. Dev’essere l’ironia finlandese…
Arto Paasilinna, prima di diventare scrittore è stato giornalista e tagliaboschi. L’anno della lepre, pubblicato nel 1975, è il romanzo che l’ha reso celebre. E’ stato tradotto in quasi 30 lingue, ne sono stati tratti due film e in Finlandia è considerato un libro di culto. Narra la storia di un fotografo e un giornalista che, rientrando in auto da un viaggio di lavoro, investono una lepre. Il giornalista scende per vedere cosa si è fatta e resta con lei, sparendo nel bosco. Così cominciano le sue avventure in giro per la Finlandia.
Il romanzo è autobiografico perché Paasilinna a un certo punto ha cambiato vita, abbandonando il giornalismo per la scrittura. Paasilinna, come il suo protagonista Vatanen, è scappato dalla “vita rammollita della capitale”. E ciò è accaduto proprio quando non riusciva più a fare il suo lavoro perché non gli si chiedeva più di documentare quello che succedeva, ma di barare con la realtà e rincorrere il gossip. Possibile? Pure in Finlandia?!
![annodellalepre L’anno della lepre di Arto Paasilinna](http://m2.paperblog.com/i/43/433679/lanno-della-lepre-di-arto-paasilinna-L-Q0-tKv.jpeg)
Paasilinna sembra avere la capacità di ridere delle proprie tragedie. Prende in giro i suoi personaggi. Ad esempio, Piccoli suicidi tra amici inizia con un imprenditore fallito che decide di suicidarsi, perciò prende la pistola, si sceglie un bel fienile isolato, lo raggiunge, ma dentro vi trova un uomo in procinto di impiccarsi. I due riflettono sul fatto che ci saranno molti altri che desiderano uccidersi e mettono un annuncio sul giornale per trovarli. Più di 600 persone partecipano al primo incontro in un ristorante. Quindi viene noleggiato un autobus e parte questa spedizione suicida di depressi stravaganti che girano per la Finlandia e ne combinano di tutti i colori. Ecco l’inizio di Piccoli suicidi tra amici:
Ma i finlandesi sono al tempo stesso un popolo combattivo. Non cedono mai. Si ribellano a ogni occasione contro il tiranno.
E’ possibile cambiare vita? Sì, risponde Paasilinna, la vita può cambiare in un attimo. Certo ci vuole coraggio e un pizzico di follia. O forse la forza della disperazione. In ogni caso questa sembra la costante dei sui romanzi: per un evento occasionale, uno “sliding doors”, la vita esce dai suoi binari e prende una direzione del tutto inusitata. Si tratta di un cambiamento radicale che in genere segna il ritorno a un’esistenza semplice e in armonia con la natura.
I suoi personaggi, votati al suicidio, trovano così un senso più autentico per le loro vite. D’altro canto un recente studio ha confermato che il lavoro manuale fa bene sia allo spirito che al corpo. Falegnami e chirurghi – ma più in generale artigiani e scienziati – se la cavano meglio degli intellettuali che svolgono lavori da scrivania banali e ripetitivi e che per questo sono soggetti a depressioni e attacchi di panico.
Il tema dell’addio alla società e del ritorno alla natura, mi fa pensare a un libro che ho letto da bambina e che ho adorato: Vacanze matte di Richard Powell.
![Vacanze m L’anno della lepre di Arto Paasilinna](http://m2.paperblog.com/i/43/433679/lanno-della-lepre-di-arto-paasilinna-L-LsQ-ue.jpeg)
Come li invidiavo quando ero piccola! Come mi sarebbe piaciuto stare al posto loro, o meglio, lì con loro! Ho cercato il libro su internet e ho scoperto che non viene pubblicato da molto tempo, malgrado abbia parecchi fan e aspiranti lettori.
Riepilogando L’anno della lepre è un romanzo godibile per giornalisti, amanti della natura e aspiranti suicidi.