Eric Meyer (uno dei più autorevoli Web Designer al mondo), padre di una bambina morta da poco, ha criticato la funzione che presenta i “migliori momenti” dell'anno appena trascorso, e Facebook ha chiesto scusa.
A meno che non abbiate volontariamente deciso di disconnettervi durante le feste, avrete probabilmente notato un profluvio di post del tipo “L’anno di [amico/a tuo/a]”: è una specie di cartolina digitale che mette in risalto i momenti migliori del 2014, una specie di timeline personalizzata dall’algoritmo per ciascun utente. I post sono ben progettati, anche se la loro uniformità grafica può rendere fastidioso scorrere una cartolina digitale delle feste. Ad ogni modo, in alcuni casi questi riassuntoni possono risultare più che fastidiosi e diventare crudeli.
Il testo introduttivo standard per questi post è “È stato un anno meraviglioso. Grazie di aver contribuito a renderlo tale”. Ma non tutti hanno avuto davvero un anno meraviglioso. Per alcuni utenti, le istruzioni per visualizzare l’anteprima del proprio anno possono far riemergere ricordi dolorosi. Eric Meyer, scrittore e consulente di web design, è uno di questi. All’inizio di quest’anno ha perso sua figlia per un cancro al cervello, il giorno del suo sesto compleanno. Per questo motivo, come ha scritto Meyer in un post sul suo blog, lui aveva attivamente evitato di guardare l’anteprima del suo anno generata automaticamente dall’algoritmo. Ma Facebook gli ha presentato questa anteprima lo stesso, sul newsfeed, mettendo il volto della figlia al centro dell’anteprima – peraltro circondato da certi omini stilizzati che fanno festa.
Meyer è consapevole che Facebook non intendeva far tornare ricordi dolorosi, e piuttosto vede questa cosa come un infelice difetto di progettazione:
Questa involontaria crudeltà dell’algoritmo è il risultato di un codice che funziona nella stragrande maggioranza dei casi: ricorda alla persone l’anno fantastico che hanno avuto, mostra i loro selfie alle feste, la spiaggia all’esterno della loro casa delle vacanze o le balene fotografate durante un viaggio in nave. Ma per quelli tra noi che hanno subito la perdita dei familiari, o che hanno trascorso molto tempo in ospedale, o che hanno divorziato, perso il lavoro o che altro, forse potremmo non voler rivedere un’altra volta il nostro anno passato.
Meyer suggerisce quindi una serie di aggiustamenti “ovvi” nella programmazione di questa funzione, tipo non pre-caricare delle fotografie nell’anteprima fino a che non sia l’utente a volerle rivedere, e chiedere in ogni caso all’utente se intende vederla, l’anteprima, prima di mostrargliela. Facebook non ha inizialmente risposto in merito a questa vicenda. Ma questa funzione di Facebook evidenzia un problema più vasto e generico nell’ambito della programmazione digitale: gli algoritmi e i codici non sono intelligenti, fanno solo quello che gli viene detto di fare. Quindi, a meno che i programmatori non considerino gli scenari peggiori, ci saranno casi limite in cui l’approccio generale non funziona.
Aggiornamento: Jonathan Gheller, product manager della funzione di Facebook “L’anno di X”, ha detto di aver contattato Meyer e di essersi personalmente scusato con lui per il dolore procurato dalla visione dell’anteprima dell’anno appena trascorso. «Questa funzione è stata incredibile per un sacco di persone ma in questo caso, chiaramente, abbiamo causato più dolore che gioia» ha detto Gheller al Washington Post. La squadra di programmazione di questa funzione sta considerando alcuni miglioramenti per la prossima volta, e terrà in conto le osservazioni di Meyer, ha detto Gheller, che però non ha spiegato se seguiranno specificamente le indicazioni di Meyer. «È un riscontro prezioso», ha detto Gheller. «Possiamo migliorarla – e sono grato a lui per aver dedicato tempo del suo dolore a scrivere quel post sul suo blog».
Il numero di fotografie, immagini e interazioni ottenute su Facebook, ha detto Gheller, è stato tra i più forti criteri tenuti in considerazione dall’algoritmo per la selezione delle fotografie da mostrare in questa funzione.
- di Andrea Peterson – Washington Post
VIA: Il Post