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L’anno nero d’Italia: il 1980

Creato il 24 ottobre 2015 da Retrò Online Magazine @retr_online

Oggi siamo abituati a pensare di toccare ogni giorno sempre più il fondo. Ma ci sono stati anni peggiori, che facilmente dimentichiamo… Il 1980 è l’anno nero d’Italia. 

L’Italia dei problemi strutturali, delle difficoltà economiche e sociali, raggiunse uno dei punti più bassi nel 1980: un vero e proprio anno nero. Instabilità politica, corruzione, stragi di stato, controversie irrisolte e terremoti. Dodici mesi da dimenticare, segnati da difficoltà insormontabili e complicate anche da complessi avvenimenti internazionali (invasione russa in Afghanistan, boicottaggio Olimpiadi estive di Mosca…), fino ad arrivare ad una condizione di cosiddetta “democrazia bloccata” (tre governi in meno di due anni). E’ l’anno del grande distacco tra istituzioni e cittadini, tra istanze operaie e interessi aziendali, tra società civile e partiti in declino, incapaci di fornire adeguate risposte a problematiche economiche (inflazione prima, stagflazione poi) e occupazionali (aumento disoccupazione). Per non parlare dell’incapacità di lotta al sommerso e dell’elevata evasione fiscale. Cresce così un clima di sfiducia  che porta ad un decremento della natalità avviando un irreversibile e progressivo invecchiamento della popolazione. Il crollo del consenso della politica si affianca alle difficoltà del sindacato: un quadro che sembra ricordare la situazione odierna. Tra le premesse all’inizio degli anni Ottanta, impossibile non ricordare le tristemente note ondate di terrorismo, nell’alveo della “strategia del terrore”.  Da Bologna ad Ustica non mancano neppure i misteri irrisolti, mentre anche la natura ha fatto la sua parte con la terribile tragedia del terremoto di novembre in Irpinia, che ha distrutto interi paesi tra Campania, Basilicata e Calabria, e per cui ancora oggi si pagano tasse di una ricostruzione mai veramente portata a termine. Al Governo, c’è quello che sarà in futuro Presidente della Repubblica (1985-1992), Francesco Cossiga, in quota Dc. La  sua legislatura comincia nell’agosto del 1979, con il Partito Comunista all’opposizione. Si va verso il fallimento della solidarietà nazionale: si ritorna ad una netta distanza Dc-Pci, constatato ormai l’insuccesso del compromesso storico che ha caratterizzato la fine degli anni Settanta. La crisi di governo porta alla formazione di un nuovo governo Cossiga, prima dell’avvento del governo Forlani. Sintomo di una Dc in declino ed ormai incapace di gestire le sue “ali”, divise circa una strategia unitaria ed improntata sulla stabilità dell’Esecutivo. Tali difficoltà porteranno all’ascesa politica di Bettino Craxi.

Un Pci forte ma avverso all’Occidente (e agli Usa).

Anomalia della politica internazionale di quegli anni è proprio la grande forza dei comunisti italiani rispetto agli analoghi partiti di sinistra negli altri paesi dell’Europa. Nell’ambito delle relazioni estere, infatti, le posizioni estremiste del Pci  rendono incompatibile il partito con le altre potenze occidentali. Secondo autorevoli fonti, ed anche da quanto risulterebbe da indagini di un’apposita commissione parlamentare, lo stesso leader del Pci Berlinguer, ed i più diretti compagni di partito, ricevono all’epoca fondi da Mosca per la loro attività politica rimanendo fermamente contrari all’ingresso nella Nato. In un contesto in cui però la sensibilità dell’opinione pubblica è ancora segnata dalla guerra fredda, e dal manicheismo “o stai con gli Usa o stai con l’Urss”, tesi così radicali non rendono possibile una maggiore affermazione del Pci. Nonostante la teorizzazione di una dottrina che prenda le distanze dal comunismo sovietico, si accende così una rivalità con il socialismo più moderato e progressista del Psi di Craxi, che si candida così ad alternativa credibile all’inamovibile Dc. A maggior ragione in questo nuovo decennio: distanza dalla politica (il ’68 dissolto) e nascita dell’individualismo, a cui contribuisce il dilagare del consumismo. Il privato bussa le porte del pubblico: Silvio Berlusconi inaugura Canale 5 (30 settembre). Ciò che si stava concretizzando già in politica ed economia (appunto il privato che prevale sul pubblico) comincia a prendere forma anche in campo televisivo.

Le stragi.

Il 27 giugno, l’aereo di linea Douglas Dc-9 della compagnia Itavia precipita causando la morte di tutti gli 81 passeggeri presenti a bordo. Dopo 35 anni, ancora oggi restano da identificare i colpevoli di questo attacco terroristico. Secondo l’allora Presidente del Consiglio, Francesco Cossiga, i servizi segreti italiani informano lui e l’allora sottosegretario Giuliano Amato, che la responsabilità dell’accaduto sarebbe da imputare ai francesi, i quali avrebbero lanciato un missile non ad impatto ma a risonanza (stragediustica.info). Tra depistaggi e teorie di ogni genere la verità resta ancora da decifrare, nonostante alcuni passi avanti. Alla vigilia del trentacinquesimo anniversario dell’accaduto, Daria Bonfietti, presidente dell’associazione parenti vittime di Ustica, afferma: «Sappiamo le cause, quello che è successo ma non conosciamo i responsabili, i colpevoli dell’abbattimento di un aereo civile». La Bonfietti ha inoltre sollecitato Libia, Usa e Francia a contribuire a delle indagini piuttosto difficili, considerato l’arco temporale  trascorso e le attività di controspionaggio messo in atto, così come accertato dalla sentenza della Cassazione. Pochi giorni dopo, il 2 agosto, una bomba esplode alla stazione di Bologna, causando un drammatico bilancio di 85 morti e 200 feriti. Infinite le piste seguite inizialmente, le ipotesi ed anche in questo caso i depistaggi, che portano però ad una identificazione dei responsabili tra terroristi di estrema destra (NAR). A stragi irrisolte, si aggiungono così le azioni del terrorismo nazionale, che contribuiscono all’aumento delle vittime degli “anni di piombo”. Il 12 febbraio, viene ucciso in un attentato il vicepresidente del Csm, Vittorio Bachelet, mentre il 28 maggio sarà il giornalista Walter Tobagi a perdere la vita. Ed ancora, non solo terrorismo ma anche mafia a rendere ancora più pesante lo scenario: la Sicilia, sei mesi prima di Ustica, piange l’assassinio del Presidente della regione, Piersanti Mattarella, fratello dell’attuale Presidente della Repubblica, Sergio.

Scandali e terremoto in Irpinia.

I fenomeni di terrorismo sono una piccola parte delle problematiche nazionali. Non può infatti essere trascurato il malcostume della corruzione, oramai a pieni ritmi nel paese. Anche lo sport ne fa le spese: è l’anno dello scandalo del calcio scommesse che coinvolge giocatori delle massime serie, dirigenti e società. Si tratta del primo grande scandalo della storia del calcio italiano, tre mesi prima del campionato europeo, che si sarebbe dovuto disputare proprio in Italia. Anche le banche si aggiunsero alla lista degli scandali d’Italia: il caso Italcasse rientra così nel drammatico 1980.  Sul finire dell’anno, il 23 novembre, un terribile terremoto mette  in ginocchio mezzo meridione, Campania in particolar modo, causando quasi 3000 morti. Città completamente distrutte e di fatto, sparite per sempre dalle cartine. Fondamentale il contributo internazionale ed i fondi messi a disposizione dallo Stato. Fondamentale, purtroppo, solo per alcuni. Le difficoltà umane post-sisma dei quasi trecentomila sfollati vengono ignorate a favore della speculazione, della corruzione e dell’interesse dei pochi. La discutibile gestione dei fondi viene contestata da Indro Montanelli, in alcuni articoli, prendendo di mira in particolare, l’allora presidente del Consiglio, Ciriaco De Mita. E’ solo il triste finale di un anno cominciato male e terminato peggio.

Tags:Berlusconi,ciriaco de mita,Cossiga,craxi,Dc-Pci,Forlani,Italia,montanelli,Piersanti Mattarella,Strage Bologna,Strage Ustica,vittorio bachelet,walter tobagi Next post

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