di Stella del Mattino e della Sera
" Il termine greco dell'epos omerico Phoinikes compendia strutture del commercio e delle interrelazioni con il milieu indigeno profondamente diverse tra loro e attribuibili di volta in volta, e non necessariamente in scansione cronologica, ad Aramei, Filistei, Cipro-levantini, Euboici, e Phoinikes delle città delle Fenicia, in una fase antecedente l'assunzione del potere del re di Tiro sulla regione congiunta dei Tirii e dei Sidonii, ossia nella prima metà del IX sec. a.C.[...]. Col termine Fenici ci riferiremo invece allo sviluppo di insediamenti che, a partire dalla seconda metà dell'VIII secolo, traducono in ambito occidentale i modi urbanistici di tradizione vicino-orientale o più precisamente Tirii [..] ".
Questo tema d'esame di Raimondo Zucca non mi faceva dormire la notte: i Phoinikes dovevano essere dei bei tipi, ma soprattutto la Phoinikia doveva essere un vero e proprio Eden: Euboici e Filistei, Cipriani e Levantini, Aramei e Phoinikes di Fenicia, che, dimentichi degli odii razziali e delle differenze di linguaggio, si unirono in piena democrazia (la Phoinikia non fu mai un dispotico impero) con un unico intento. Quale? Non si sa, ma di certo volevano andare in Sardegna con ogni mezzo (come si vede in figura), portandosi nello zaino l'alfabeto. Questo giardino incantato si estendeva almeno almeno come quel tratto rosso in figura: fu forse la Phoinikia la mitica isola di Atlantide? Le colonne d'Ercole nel loro continuo spostamento verso ovest si posarono anche qui? .
Difficile dirlo, con quel cocktail di genti i documenti che hanno lasciato sul loro cammino sono illeggibili. Forse per questo i Sardi fecero il casino che sappiamo con le lettere dello zaino: "segni grafici che non sono altro che lettere alfabetiche fraintese". Che ne fu della dorata Phoinikia? Anche questo non si sa, ma bando ai rimpianti perché subito dopo comparve un personaggio notevole : "questo Fenicio, uomo audace, sempre alle prese, nel suo spirito, con i problemi della navigazione; dentro di lui, senza tregua, agitava le acque dell'Oceano" . Come ci dice Paolo Bernardini "tra il IX e l'VIII sec. a.C., i Fenici, all'apice della loro egemonia commerciale, concepiscono e realizzano la spinta mercantile verso l'Occidente mediterraneo nel giro di meno di duecento anni, sulle nere e agili navi cantate da Omero, mercanti e coloni si stabiliscono nell'Egeo, nell'Africa settentrionale, nelle grandi isole mediterranee, in Iberia".
Non se ne avrà a male il ricercatore di Sassari se gli rubo anche il pistolotto finale: "E' tempo di chiudere; insieme ai Fenici -e ai Cartaginesi vittoriosi- vi ringrazio per la cortese attenzione e ospitalità che mi avete rivolto e vi dico arrivederci ad un prossimo incontro".