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L'antisemitismo in Marx

Creato il 27 luglio 2013 da Societydoesntexist

L'antisemitismo in Marx

L'edizione 2005 Einaudi del Manifesto del Partito Comunista è quella che va più di moda. Oltre al testo di Marx e Engels l'edizione presenta un saggio storico-critico di Bruno Bongioanni e un'introduzione di Lorenzo Riberi.
L'edizione è affascinate, il saggio di Bongioanni è lucido, in più il volume comprende Principi del comunismo e Per la storia della Lega dei Comunisti di Engels, un'introduzione (come riferisce la quarta di copertina) ragionata di Lorenzo Riberi. Uhm...
Personalmente, una cosa che non sopporto è quando le tendenze ideologiche (o quello che si vuole) si fanno, più che manifeste, oltraggiosamente palesi. E in Riberi lo sono. Basta incappare in una breve frase di questi per comprendere che per tutta la lettura dell'Introduzione non ci si dovrà fidare troppo.

Riberi così scrive:

L'antisemitismo in MarxLa questione ebraica (che valse a Marx infondate accuse di antisemitismo) sviluppava in particolare la critica alla società borghese come sfera dell'egoismo [1]

Riberi non solo boccia una qualche lontana probabilità che vede Marx un antisemita, ma storpia addirittura i concetti contenuti ne La questione ebraica, presentandoli sotto una interpretazione, tutta personale, decisamente meno ambigua. Così la critica alla società giudea presentata da Marx ne La questione ebraica, nell'interpretazione di Riberi diviene "l a critica alla società borghese" e il libro vien venduto a 11 €.

Eppure bastava leggere un semplice passaggio, uno tra i tanti, del testo di Marx:

Qual è il fondamento mondano del giudaismo? Il bisogno pratico, l'egoismo. Qual è il culto mondano dell'ebreo? Il traffico. Qual è il suo Dio mondano? Il denaro. [...] L'emancipazione degli ebrei nel suo significato ultimo è la emancipazione dell'umanità dal giudaismo [2].

Marx non è di certo alieno a certi ragionamenti, e manifesta una xenofobia lungi dall'essere episodica, ben visibile nel Manifesto del partito comunista (sotto forma di slavofobia e francofobia) oltre che in Il capitale dove, tra l'altro, dipinge i Francesi come un popolo di degenerati.


Vittima illustre di queste tendenze è l'amico - sia di Marx che di Engels - Ferdinand Lassalle.

Nella lettera del 30 luglio 1862, così scrive Marx a Engels a proposito di Lassalle: " Adesso vedo con perfetta chiarezza che egli, come dimostrano anche la conformazione della sua testa e la chioma, discende dai negri che si riunirono all'esodo di Mosè in Egitto (a meno che sua madre o sua nonna paterna non si sia incrociata con un negro) ".

Espressioni simili non erano estranee neppure a Engels che in una lettera a Marx del 7 marzo 1856, sempre riferendosi a Lassalle, dirà: " Era sempre un tipo a cui bisognava badare maledettamente; da vero ebreo del confine slavo era sempre all'erta per sfruttare ciascuno per i suoi scopi personali ".


[1] Marx K, Engels F. Manifesto del partito comunista, Einaudi Editore, 2005,Introduzione di Riberi L., pp X
[2] Marx K. La questione ebraica, trad. it., Editori Riuniti, 1978, pp 79-80


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