Sono la nostra certezza, la nostra cassaforte. Alla vigilia di Londra 2012, Olimpiazzurra, nei suoi pronostici sulle possibilità di medaglia degli azzurri, aveva attribuito il 100% solo alla nazionale di fioretto femminile. In verità qualsiasi altro risultato diverso dall’oro sarebbe stato deludente. Credeteci, non stiamo esagerando. Siamo di fronte, infatti, ad una delle squadre più forti della storia dello sport mondiale.
Valentina Vezzali, Elisa Di Francisca ed Arianna Errigo formano quello che noi abbiamo ribattezzato il “Golden Team“, ovvero una selezione invincibile, contro cui le avversarie partono mentalmente battute ancor prima di salire in pedana. Qualcosa di simile si verifica solo nel basket con gli Stati Uniti, nei tuffi e nel tennistavolo con la Cina.
La compagine del Bel Paese è composta da tre eccellenze assolute di questa disciplina, tra l’altro assortite nel migliore dei modi: da un lato una leggenda vivente (Vezzali), dall’altro la giovane rampante e dal talento cristallino ed imprevedibile (Errigo), per concludere con la neo-regina che ha raggiunto la piena maturità tecnico-agonistica (Di Francisca).
Il segreto del Golden Team, inoltre, sta in una forza di volontà fuori dal comune, che porta le nostre ineguagliabili ragazze a voler dimostrare sempre e comunque una superiorità schiacciante.
L’Italia non vinceva un oro nel fioretto femminile a squadre da Sidney 2000 e purtroppo dovrà aspettare il 2020 per un nuovo trionfo. A causa di un assurdo regolamento previsto dal Cio, le prove a squadre della scherma entrano ed escono a turno dal programma olimpico: in questo giro mancano le prove di equipe di spada maschile e sciabola femminile, a Rio non ci saranno la sciabola maschile ed, appunto, il fioretto femminile. Se in alcuni sport come sollevamento pesi e lotta i titoli in palio abbondano (forse ve ne sono anche troppi), non si comprende perché una disciplina tradizionale e storica come la scherma debba subire una tale limitazione.
OA | Federico Militello