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La visita all'Aquila, nel giorno di Santo Stefano comincia da Colle Maggio. L'ultima volta che c'ero stato davanti alla chiesa c'era un bellissimo prato verde dove la gente si sdraiava al sole e i ragazzi giocavano al pallone, il sentiero pavimentato intorno al prato era pieno di persone dedite al jogging. Per la verità queste ultime sono rimaste, ho visto un paio di podisti girare intorno a quello che ora è un desolante campaccio pieno di fango. A prima vista la facciata di Colle Maggio sembra intatta, ma ad uno sguardo un po' più approfondito si nota che a molte statue mancano le teste, e che mancano interi pezzi di cornicione, ma è in piedi, splendida come sempre. Di fuori c'è una camionetta dell'esercito con due militari annoiati. Entriamo dentro Colle Maggio e notiamo che un prete sta dicendo messa davanti pocho fedeli che si riscaldano con le stufe a gas "a fungo". Le colonne interne sono bardate con un complicato sistema di cinghie e tiranti, dov'era la cupola, crollata per il sisma, è stato realizzato un tetto prefabbricato temporaneo, in questo modo la chiesa è tornata fruibile.
Da Colle Maggio passeggiamo per arrivare in Piazza Duomo.
All'inizio di Corso Federico II passiamo davanti al cinema Massimo, mi colpisce la locandina ingiallita del film "Gli amici del bar Margherita", uscito nelle sale il 3 aprile 2009, tre giorni prima del sisma. Non c'è un edificio che non sia puntellato, bardato, legato, tirato, recintato. Ma qui e lì miracolosamente si nota qualche negozio aperto. Lungo il corso vi sono molte edicole di legno che vendono diversi tipi di mercanzie, non ho capito bene se sono i commercianti delle bancarelle che animavano la Piazza Duomo, quelli dei negozi danneggiati del corso o forse entrambi. In piazza Duomo c'è un grande tendone bianco: è un teatro tenda messo lì per ridare un po' vita al centro. C'è molta gente che passeggia, la sensazione è che si tratta di Aquilani che desiderano riprendere possesso della loro città. I portici sono chiusi, c'è un recinto di protezione lungo tutti i palazzi del corso dove sono incollate foto, poesie, preghiere. Ti metti un po' a leggere e a guardare le foto, e ti viene la pelle d'oca. Entriamo in un bar a prendere un caffé, ci accolgono con grandi sorrisi, dentro al locale sembra un giorno di festa qualunque in una città qualunque.
Proviamo ad addentrarci in una via laterale, troviamo molta più desolazione e una transenna che a un certo punto non ti fa più andare avanti, si riesce a vedere poco di quello che c'è di là... Notiamo due militari che stanno sollevando una struttura metallica.
Arriviamo fino al castello, che, per quanto solido e massiccio ha avuto anche lui i suoi bei danni, viene da chiedermi se l'enorme scheletro di mammuth conservato all'interno del castello abbia subito danni.
Avrei voluto fare qualche foto o ripresa con la telecamera, ma non me la sono sentita, mi sembrava una mancanza di rispetto.
La sensazione finale non è totalmente negativa perché sul corso mi ha fatto piacere vedere gente sorridente con i passeggini, i cani al guinzaglio, i bimbi per mano. Ma è stato davvero fatto poco, adesso ne sono testimone.
In una delle edicole di legno prendo una bottiglia di Genziana, un liquore digestivo che a me piace moltissimo e si trova solo da queste parti.
Il giorno successivo ci rechiamo nel luogo che in un certo senso è diventato il nuovo punto di riferimento per gli Aquilani: il centro commerciale "L'Aquilone", molto simile a tanti altri che negli ultimi anni sono spuntati un po' come funghi in ogni città italiana, qui c'è vita, tanta gente che cammina per i corridoi, fanno acquisti, si fermano a mangiare per la pausa pranzo; sono quelli che vivono nei prefabbricati, e che in un certo senso sono privilegiati rispetto ai moltissimi che vivono ancora negli hotel sulla costa abruzzese...
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