“Ci mancherebbe solo che fosse un arabo. Li conosco quei tipi e credimi,non sono come noi.” E’ uno dei libri migliori di questo inizio d’anno, per la prosa che si dispiega alta al lettore, e per come viene affrontato il tema, facendoci confrontare con le nostre paure. Si procede passo dopo passo, dettaglio dopo dettaglio: una comunità chiusa, un piccolo paesino, in cui tutti si conoscono. Finchè non arriva dall’esterno un elemento capace di sturare il tappo che contiene l’odio e il rancore. Un cittadino di origine araba, per quanto operoso e ben educato, è DIVERSO DA NOI. E questo basta agli abitanti del paese, che forse attendevano solo quello!
L’Arabo,Antoine Audouard, Isbn edizioni
In una cittadina nel Sud della Francia, un giorno, come dal nulla, compare un ragazzo. È schivo, silenzioso. Lavora e non crea problemi. Ha un solo difetto: è arabo. E ha la sfortunata idea di affittare una cantina nella stessa piazzetta in cui vive Mamine, una vecchia incattivita e obesa che proietta su di lui le ossessioni e i desideri più nascosti. L’Arabo diventa così il catalizzatore delle pulsioni di una comunità chiusa e malata: l’elemento da isolare, il corpo estraneo da aggredire ed espellere. E quando l’apparente quiete del villaggio viene turbata da un delitto, la violenza sopita non tarda a scatenarsi. Audouard racconta una grande storia di sospetto e solitudine con una lingua che mescola magistralmente crudezza pulp e lirismo colto, linguaggio popolare e letteratura. Tra Camus e Cormac McCarthy, una tragedia contemporanea con un imprevedibile, luminoso epilogo.
Antoine Audouard, nato nel 1956, è autore di nove romanzi. In Italia sono stati tradotti i suoi Addio, mia unica e Una casa ai confini del mondo (Guanda, 2001 e 2003). Ha lavorato per vent’anni nell’editoria e oggi si dedica a tempo pieno alla scrittura. È stato più volte candidato al Prix Goncourt.
il sito dell’autore:
http://www.toslog.com/antoineaudouard/accueil