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L’arbitro

Creato il 06 settembre 2013 da Ussy77 @xunpugnodifilm

27572L’estetica al potere. Accorsi e la campagna sarda, ideali specchi di un microcosmo popolare

Quattro storie che si intrecciano, si sfilacciano e si sommano su un campo di calcio. Zucca, al suo esordio nel lungometraggio, convince con il suo bianco e nero estetizzante.

L’Atletico Pabarile è la squadra più scarsa della terza categoria sarda. Ogni anno viene umiliata dal Montecastru, la compagine guidata dall’arrogante fazendero Brai. Il ritorno in paese dell’emigrato Matzutzi rivoluziona gli equilibri del campionato e l’Atletico comincia a vincere a ripetizione. E mentre Matzutzi cerca di far breccia nel cuore di Miranda, la figlia dell’allenatore cieco Prospero, e due cugini calciatori del Montecrastu sono coinvolti in una faida, osserviamo l’ascesa professionale di Cruciani, ambizioso arbitro ai massimi livelli internazionali.

Zucca allunga il brodo. Tuttavia non in accezione negativa. Perché la sua pellicola è il lungo prequel del cortometraggio omonimo vincitore del David di Donatello nel 2009. Un grottesco, drammatico e divertente preambolo di quegli ultimi quindici minuti di partita, nel quale l’arbitro (accompagnato da uno swing italico) esegue un balletto funambolico, mentre assegna rigori e sventola cartellini. E L’arbitro (2013), versione 2013 e presentato a Venezia 70 nella sezione Giornate degli autori, è il manifesto del suo regista, che continua la sua ricerca estetica all’insegna della commistione di toni e di genere. Difatti nel film troviamo la storia d’amore, il dramma provinciale, il grottesco felliniano dei volti e dei dialetti e la comicità semplice e diretta. Toni leggeri e cupi, sotto il punto di vista visivo, convincono e confermano la stoffa del regista. Diversamente la narrazione, che si intreccia e si snoda, a volte perde il filo e non trova la completa armonia. Questa è l’impressione finale di un prodotto che ricicla volti conosciuti (Accorsi e Geppi Cucciari) per riproporli in chiave inedita e imprevedibile.

Zucca gioca con il surreale, con la retorica del ralentie e la fotografia elegante e ricercata, effettuando contrasti forti e farseschi. Infatti osserviamo la dannazione del “principe” Cruciani, che in religioso silenzio si prepara e catechizza, la corruzione dei “palazzi di vetro”, con aggiunta di sorrisi e pacche sulle spalle, sfottò provinciali e surrealità da bar sport. Tutto questo immerso in un calderone burlesco di ottima fattura visiva, nel quale Zucca ha la capacità di far ridere e immediatamente dopo rendere il tutto estremamente desolante. Basta una campagna sarda, ideale astrazione del microcosmo calcistico e popolare, nel quale l’ancestrale voglia di uccidere l’arbitro e portarlo in trionfo subito dopo è frutto di episodi, di fischi contro o a favore.

Uscita al cinema: 12 settembre 2013

Voto: ***


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