“Senza l’Unione Europea ritorniamo al medioevo” ha detto Enrico Letta nel suo recente intervento alla Camera. Giusto, ma avrebbe anche dovuto dire che senza un profondo cambiamento nel modo di fare politica in Italia, il medioevo potrebbe davvero essere alle porte, con o senza l’UE.
Ora si sente dire che la politica deve smetterla di essere succube dei poteri forti dell’economia e deve tornare ad acquisire il suo primato nella vita di un Paese. Ma negli ultimi 50 anni la politica italiana ha voluto avere un doppio primato:
· in Parlamento e negli Enti Locali per esercitare il suo normale
potere legislativo, esecutivo e amministrativo;
· nel Mercato per esercitare l’anormale potere di fare impresa e di fare banca.
La politica si era talmente affezionata a questo doppio ruolo che quando è arrivato Berlusconi, il potere legislativo non ha saputo eliminare dalla scena un evidente conflitto di interessi, perché di questo conflitto si era già ben nutrita da 30 anni. Pertanto, dopo 50 anni di tale conflitto “incestuoso”, il risultato non poteva che essere quello di trovarci sul baratro del ritorno al medioevo. E’ quindi sbagliato prendersela con la Germania, che ha avuto l’intelligenza di non cadere nella doppia trappola del conflitto di interessi tra politica ed economia, e del conseguente conflitto tra lavoro e capitale. Chi è causa del suo mal….
Il Direttore del Corriere della Sera, Ferruccio de Bortoli, ieri ha detto: “Ora serve una politica attenta a coniugare il rigore con la crescita e a impaurire meno i cittadini”. Ma ora sono i cittadini a impaurire i politici, che se continuano a non capire quanto sia importante fare bene non solo l’arbitro, ma anche le regole del gioco, meritano di fare la fine dei falliti. Spetterà allora a una nuova classe dirigente evitare all’Italia il ritorno al medioevo, purché sappia coniugare il rigore morale con la competenza. Due qualità indispensabili per chiunque voglia “dirigere” e “servire” con successo.
Giovanni Palladino
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