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" l'arca di noe' ": quale (possibile) futuro collettivo?
Creato il 27 marzo 2014 da Alessandro @AleTrasforiniSi dice e si scrive che ci sia sempre meno tempo a disposizione per salvare il pianeta Terra da una serie di complicazioni senza possibilità di ritorno; quanto c'è di veritiero e/o di credibile in ipotesi come queste?
Sono veramente gli equilibri del pianeta Terra ad essere prepotentemente incrinati a seguito di degenerazioni climatico-ambiental-economiche-[...]? Quale futuro potrà mai avere un'umanità incapace di imporre una radicale sterzata a logiche di pensiero e realtà d'azione che rischiano di indurre una discesa ed una serie potenzialmente infinita di tracolli rispetto ai modelli di civiltà attualmente conosciuti?
Per rispondere a queste e moltissime altre domande è possibile ricavare qualche spunto di riflessione leggendo il libro "L'Arca di Noè - per salvarci tutti insieme" edito da Chiarelettere e scritto da Grammenos Mastrojeni.
Lo scopo del presente testo è chiarito sin dall'introduzione:
"[...] la tutela dell'ecosistema e un corretto rapporto con il territorio c'entrano eccome con la pace! E non solo: il rispetto dell'equilibrio ecosistemico è da porre in relazione anchecon la giustizia, con i diritti fondamentali dell'uomo, e pure [...] con l'economia e con lo sviluppo delle popolazioni, in un contesto ove tutto è interdipendente.
In un ecosistema [...] tutto è collegato con tutto e pertanto non è poi così strano che la distruzione di una foresta abbia conseguenze sulla povertà, oppure sul rispetto dei diritti umani o [...] sulla pace. [...] Questo libro vuole spiegare che il principio di interdipendenza globale si basa sull'equilibrio planetario e si prefigge lo scopo di dimostrare che il degrado ambientale, interagendo con molti altri fattori d'instabilità, è un'enorme e inedita spada di Damocle che pende sopra le nostre ignare teste e getta un'inquietante ombra [...] sul futuro di tutti noi.
Anzi, si profila un avvenire in cui su di noi incombe ben più di una spada, ma l'intero pianeta Terra e il suo fragile equilibrio, che potrebbe sgretolarsi e precipitare, travolgendoci. [...]
Il collasso dell'ecosistema prelude [...] a guerre e carestie, a un arresto nelle nostre ambizioni di giustizia, sviluppo e democrazia: senza tutelare l'ambiente sarà impossibile raggiungere la pace, la giustizia, la libertà e lo sviluppo e, viceversa, senza pace, senza uno sviluppo equo, senza far crescere la libertà e la dignità degli uomini, sarà impossibile proteggere l'equilibrio ambientale della [...] Terra. [...]"
A cosa potrebbe davvero condurre il collasso dell'ecosistema?
L'equilibrio del pianeta Terra (e dei suoi abitanti) è vincolato ad una serie di logiche che, se alterate anche in minima parte, potrebbero condurre ad una serie di conseguenze (inevitabili, incalcolabili ed imprevedibili?) anche in settori sideralmente lontani l'uno dall'altro.
Così come il degrado ambientale e l'inquinamento prodotti da un'umanità inevitabilmente aggrappata alla logica del "business as usual" potrebbero condurre al manifestarsi di problemi di natura anche geo-politica, al tempo stesso anche l'ormai palese cambiamento climatico potrebbe portare l'umanità intera ad un ulteriore passo verso una soglia di non ritorno. Inutile scrivere che nessuno dovrebbe essere esente da questa consapevolezza, in quanto ciascun settore risulta legato all'altro. Non sembrano esistere infatti compartimenti stagni, fra una branca e l'altra dello scibile e del vivibile umano.
L'equilibrio terrestre dovrà reggersi comunque, nel futuro prossimo, su una serie di "componenti" nuove: sviluppo sostenibile, rinnovato modello di globalizzazione, finanza etica, mitigazione od adattamento alle conseguenze inferte dal cambiamento climatico, ripristino delle realtà pre-esistenti ove possibile, [...].
L'umanità intera dovrà adattarsi comunque a questo nuovo punto di "stabilità", indipendentemente dal proprio grado di consapevolezza e percezione dell'urgenza del problema.
Si è davvero in prossimità di un "limite" oltre il quale è dannoso spingersi?
Il fattore ambientale potrebbe risultare, nell'inseguimento di questa soglia, legato a molteplice filo ad un'infinita serie di altri settori solo apparentemente lontani l'uno dall'altro: pace e stabilità, sviluppo economico e modelli di crescita alternativa, rispetto dei diritti umani.
Il destino del mondo e dei suoi abitanti [siano essi uomini, vegetali od animali] dovrebbe esprimersi attraverso un'orizzonte temporale consapevole e consapevolmente realista delle eventuali (ma non troppo) conseguenze di certi abusi e sprechi incontrollati: cosa potrebbe esserne dell'uomo e dell'equilibrio terrestre al 2030?
A quali ulteriori squilibri potrebbe condurre questo senso di marcia al 2050?
L'interconnessione globale di tutte le attività umane è ormai comprovata e testimoniata da prove evidenti, non per forza ricollegabili ad una questione esclusivamente ambientale: il riferimento alle ripercussioni riscontrate nel sociale esercitate dalla crisi economico-finanziaria mondiale ancora in corso è ormai fin troppo evidente e tristemente dimostrabile. Attività umane globali producono cambiamenti sempre più globali; quante di queste attività hanno saputo generare, nel tempo, conseguenze globalmente irrimediabili e non evitabili?
Il principio di interdipendenza globale potrebbe condurre, in chiave non troppo irrealistica ed ipotetica, a conseguenze laceranti nel mondo reale: Nord Africa, Medio Oriente, America centrale e meridionale, Cina, India, Sud-est asiatico, Russia, Occidente e vecchio continente. Nessuno dovrebbe sentirsi esente da potenziali realtà ed aggravanti simili.
Condizionale d'obbligo, visto l'attuale status quo.
Può esistere una svolta concreta di fronte alla tremenda quantità di problemi fino ad oggi cumulatisi, l'uno sull'altro?
La risposta a questa domanda, anche se non facile e forse non unica ed univoca, è sicuramente necessaria ed urgente da fornire. Come poter attuare nel concreto quell'equilibrio umano solidale che sembra essere la sola via possibile per invertire (almeno parzialmente) la rotta?
Esistono altre possibilità per definire nuovi indicatori del benessere, superando i canoni espressi dal Prodotto Interno Lordo? Fra necessarie prese di coscienza e tipping points di non ritorno sempre più evidenti, risulta essenziale effettuare una manutenzione del presente per poter sperare in una qualche forma di futuro migliore di quella stimabile attualmente. L'astronave Terra è, fino a prova contraria, il solo "strumento" che abbiamo per navigare in questo universo sterminato. Fare l'impossibile per non perderla sembra essere il minimo possibile.
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