Intervisteaggiornato il 28/08/13da Elisa Di Battista
Dall’Architettura alla realizzazione di gioielli in acciaio, plexiglass, cristallo e resine, il passo è stato breve, per Paola Vanazzi, 31enne di Pandino (Cremona), che parallelamente al proprio lavoro (precario) in una società di ingegneria ha scelto di “investire sul futuro e concentrare le energie verso le proprie passioni” – testuali parole – dedicandosi a un mestiere artigiano, avviando, nel laboratorio ricavato in casa, un’attività manuale e creativa, e dando vita al marchio SéFem design.
Paola, come sei approdata all’artigianato, dopo la laurea in Architettura?
«Da alcuni anni realizzavo bijoux per amiche e conoscenti, poi, una volta laureata, avendo trovato scarsa soddisfazione in un lavoro che si è rivelato poco creativo, ho deciso di sfruttare il mio percorso di studi specializzandomi con un master in Design del Gioiello al Politecnico di Milano e il corso “Jewellery making with Plastic And Metal” presso la Central Saint Martin di Londra».
Usi acciaio, plexiglass e cristallo: dove e come hai imparato a lavorarli?
«Il percorso che mi ha portato ad utilizzare questi materiali è stato lungo, sia perché desideravo realizzare qualcosa di semplice ma che si discostasse dal concetto di gioiello tradizionale a cui siamo abituati, sia perché la ricerca dei fornitori di materiali che facesse al mio caso non è stata così immediata. Il tipo di lavorazione è stato frutto di continue prove e test sui materiali e di una forte determinazione nel volere ottenere un prodotto di qualità».
Che tecniche usi?
«Per realizzare i gioielli in acciaio inox progetto le mie creazioni con Autocad, strumento che ho imparato ad utilizzare da architetto, poi passo al taglio, alla saldatura dei perni e degli elementi che lo compongono, per poi levigarli e lucidarli. Per i gioielli in resina, invece, il processo è più complesso, si utilizzano le tecniche tradizionali dell’arte orafa, con la differenza del materiale, infatti nel mio caso sostituisco la resina ai metalli preziosi. Per quanto riguarda i cristalli, penso solo alla progettazione, infatti utilizzando cristalli Swarovski originali mi devo appoggiare ad un’azienda che li realizza su mio disegno».
Per certi aspetti, allora, la tua formazione accademica ti sta tornando utile…
«Sì, mi serve molto dal punto di vista della progettazione. Infatti tutto ciò che sta alla base di quest’ultima, dalla ricerca di riferimenti ai modelli di geometrie applicabili, è frutto della mia formazione universitaria. Ho studiato per diventare un architetto, un interior designer, poi mi sono detta: ma se alla base di entrambi i lavori c’è la progettazione, che sia un arredo, o che sia un gioiello, che differenza c’è dal punto di vista lavorativo? Ritengo che l’importante sia essere appagati per ciò che si fa, cercando di sfruttare al pieno le proprie capacità e le proprie conoscenze. Credo che il pubblico sia in grado di riconoscere il valore aggiunto di un oggetto rispetto all’artigianato tradizionale, quando dietro una creazione si nascondono studio dei materiali e del progetto, analisi e anche innovazione che portano verso linee leggere e moderni».
Perché dopo la laurea non hai optato subito per l’artigianato?
«Quando mi sono laureata nel mio settore c’era ancora molta richiesta, quindi il livello lavorativo era molto alto, il sacrificio riguardava solo le ore da dedicare all’attività. In quel periodo si faceva molta gavetta, mentre ora è tutto differente. Sotto certi aspetti il livello qualitativo dell’attività si è molto abbassato, anche dal punto di vista umano non ho avuto delle belle esperienze, quindi se devo fare un sacrificio lo faccio per qualcosa che mi appassiona, in cui credo, qualcosa di mio, e soprattutto se un giorno mi guarderò indietro non avrò rimpianti, anche nel caso in cui non dovesse andare bene bene, perché almeno ci avrò provato».
Su quali canali e a che tipo di clienti vendi i tuoi prodotti?
«In genere vendo online attraverso il mio sito internet che da settembre sarà online con una nuova grafica e una nuova sezione per l’e-commerce. Inoltre sto collaborando con dei portali di vendita online e negozi di Milano e hinterland. I clienti sono vari, da ragazze molto giovani a signore più mature, e devo ammettere che tra queste ultime c’è chi veste magnificamente le perle grandi, forse stanche del classico filo di perle e vogliono osare un po’ di più».
Alle fiere partecipi?
«Finora ho partecipato solamente al FashionCamp di Milano lo scorso giugno. A volte i costi per partecipare sono davvero elevati, anche oltre i 1000 euro solo per le realtà più economiche, e non sempre le vendite consentono di coprire i costi. Inoltre paghiamo tutti le tasse e quindi non rimane molto, tuttavia credo che un investimento iniziale cospicuo sia necessario per farsi conoscere al pubblico».
Hai detto che la tua attività è “un investimento per il futuro”. In che senso e in che modo?
«Il mio desiderio più grande è rendere la mia attività, la mia passione un vero e proprio lavoro e smettere l’altro. Sto prendendo un impegno con me stessa: tutto quel che posso lo investo in seFem design, le vacanze ormai sono corsi di aggiornamento e se mi devo fare un regalo sono attrezzature per questo lavoro».
Progetti futuri?
«Per ora ciò che guadagno lo reinvesto in nuovi materiali e aggiornamento e in futuri eventi di settore per far conoscere i miei prodotti non solo in Italia ma anche all’estero. Di sicuro non mi stancherò mai di creare!».