Magazine Cultura

L'armata dei sonnambuli (Wu Ming)

Creato il 07 marzo 2016 da Athenae Noctua @AthenaeNoctua

Eccomi finalmente a recensire L'armata dei sonnambuli, una delle ultime fatiche del collettivo Wu Ming, che, ancora una volta dopo la lettura di (firmato come Luther Blisset), mi ha fatto appassionare ad un settore della storia moderna che non mi aveva mai particolarmente attratta.

L'armata dei sonnambuli (Wu Ming)Se allora le avventure dell'eretico Gert dal Pozzo mi avevano guidata alla scoperta delle persecuzioni dell'inquisizione fra la Germania e Venezia, il romanzo di Scaramouche mi ha condotta nel vivo della Rivoluzione francese e del Terrore, fra l'altro coniugandosi alla perfezione con gli argomenti delle lezioni scolastiche di queste settimane.

Ma chi è questo Scaramouche e che relazione intrattiene con i sanguinosi eventi che sconquassarono la Francia dal 1789 al 1794? Ebbene, egli è Leonida Modonesi, un attore italiano cresciuto con il mito di Carlo Goldoni e capace di portare nei teatri parigini sia un grande pubblico sia accese risse, un personaggio che non esita a vestire i panni di un vendicatore mascherato quando il popolo invoca giustizia contro chi lo affama facendosi beffe persino del Comitato rivoluzionario. Attorno a lui si muove l'intero popolo di Parigi, con i suoi tumulti cruenti e l'impero di Madama Ghigliottina: fra i personaggi di questo protagonista collettivo emergono la sarta Marie Nozière, prima anima della rivolta dei sanculotti e poi militante fra le amazzoni che invocano una più vasta partecipazione alla politica e alla vita civile e militare da parte delle donne, suo figlio Bastien e il ciabattino-poliziotto Treignac, ma, come sempre accade nei migliori romanzi storici, alle persone comuni che hanno lasciato poche tracce nella storia si mescolano i nomi più in vista dell'epoca, come Robespierre, Marat, Luigi XVI e suo figlio Luigi Carlo, il delfino di Francia morto o misteriosamente scomparso nel polverone della Rivoluzione dopo una lunga prigionia. E poi c'è il medico Orphée d'Amblanc, studioso dell'ipnoterapia e del magnetismo che, inviato ad indagare su strani fenomeni nella Vandea nel pieno delle sollevazioni realiste, scopre che i nostalgici della monarchia capetingia stanno creando un vero e proprio esercito di sonnambuli per sferrare l'attacco controrivoluzionario.

Con questo poderoso romanzo Wu Ming ci regala un'appassionante epopea della rivoluzione e la possibilità di osservarne i rivolgimenti dal basso, calandoci al livello dei personaggi, ma allo stesso tempo con una grande attenzione all'aspetto documentario, per rendere giustizia al quale il collettivo propone resoconti e indicazioni sulle fonti utilizzate. Senza perdersi in prolissi resoconti storici (e quindi innovando rispetto alla tradizione di questo genere narrativo), gli autori ricostruiscono tuttavia una panoramica completa e dettagliata in cui i dati politici, economici e sociali si intersecano ai suggerimenti di un elemento di alterità sospeso fra la psichiatria e le arti occulte.

Il lettore ne esce pieno di fascinazione ed entusiasmo, ma anche con una più profonda consapevolezza delle sfaccettature del fenomeno rivoluzionario, di cui conosce i protagonisti, i capi, gli oppositori e, di tutti questi, le ragioni e gli interessi. Io, per esempio, ho finalmente capito chi fossero i sanculotti e perché rappresentarono un'effettiva ragione di contrasto per Giacobini e Girondini, così come ho imparato a distinguere meglio l'articolazione dei partiti dell'assemblea francese rivoluzionaria o ad identificare i membri della cosiddetta jeunesse dorée: tutto quanto i manuali di storia tendono a rendere pedante elencazione, nelle pagine de L'armata dei sonnambuli diventa avventura, scoperta e chiarezza.

Di questo libro ho amato soprattutto i personaggi, dalla combattiva Marie al curioso Léo-Scaramouche (con tanto di momenti di riflessione sul teatro), seguendone con trepidazione le imprese e scoprendo attraverso di esse la Parigi di fine XVIII secolo animata dal desiderio di cambiamento e dalla sete di sangue. Ma ho apprezzato anche l'analisi dei fenomeni legati al magnetismo proposti attraverso d'Amblanc e i suoi inafferrabili nemici, con il graduale moto di avvicinamento del dottore alla portata politica dell'ipnoterapia e il suo calarsi nella realtà grottesca e contraddittoria dei sanatori settecenteschi.

Insomma, L'armata dei sonnambuli mi ha colpita ancor più di Q, rispetto al quale ha un ritmo più vivace e fluido, e, per questo, credo sia una lettura imperdibile per tutti gli amanti del romanzo storico e per coloro che, nella lettura di libri di questo genere, amano rintracciare elementi di evoluzione e individuare le svariate influenze.

L'armata dei sonnambuli (Wu Ming)

I parigini erano sempre interessati al teatro, ma il teatro era divenuto grande quanto Parigi. I migliori oratori della Convenzione prendevano lezioni da attori consumati e la gente andava ad ascoltarli e applaudirli come se stessero sulla scena. Gli spettacoli più emozionanti erano quelli dove la gente perdeva la testa per davvero, i cannoni tuonavano e poteva capitare, da un momento all'altro, che gli spettatori si trovassero a recitare.
[...] Sì, i parigini avevano sviluppato il gusto per un teatro più vasto. Gli attori che recitavano grandi personaggi non erano più gli idoli delle folle. Lui stesso s'era visto costretto a fare il saltimbanco, a recitare per strada, in mancanza di un teatro. Ma nemmeno così aveva avuto fortuna, perché era la sua prospettiva ad essere sbagliata. Un attore come lui non doveva scendere a recitare in strada per la mancanza di un teatro, come anelando un palcoscenico che non poteva più avere. Un attore come lui doveva scendere in strada perché la strada era un teatro più efficace e più emozionante. Era la vera sfida di quei tempi convulsi. Questo è l'arte: saper interpretare lo spirito del proprio tempo, saper cogliere il vento del cambiamento e prendere il largo a gonfie vele.

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Magazine