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L’Arpa indica i punti critici dell’acciaieria Arvedi nella relazione 2012: il testo originale e le annotazioni dell’ambientalista Ezio Corradi

Creato il 26 luglio 2012 da Cremonademocratica @paolozignani

Dedichiamoci alla lettura – questa è la prima parte – di una relazione che l’Agenzia ha dedicato all’acciaieria Arvedi, con le annotazioni a margine di Ezio Corradi, denunciato per un volantino ambientalista nel 2008 e interrogato dall’autorità giudiziaria pochi giorni fa. Sarà il pm a decidere se e come proseguire.

Ezio Corradi, ribadendo l’assenza di intenti diffamatori ha lasciato all’autorità giudiziaria (in questo caso un maresciallo capo, ufficiale di polizia giudiziaria) un provvedimento dell’Arpa, Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, che indica che l’acciaieria presenta qualche criticità.

La visita ispettiva del dipartimento Arpa risale al 5 ottobre 2011.

Il documento originale, di cui trascrivo alcune parti salienti aggiungendo osservazioni, è allegato qui. Dopo la lettura si sente il bisogno, più che mai, di una discussione su questi argomenti presso l’Osservatorio Arvedi. E di controlli effettuati non solo in contraddittorio fra Arvedi e Arpa, ma da un ente terzo e indipendente.

A pag. 7, nel paragrafo 2.1 “descrizione dello stabilimento e del sito” l’Arpa scrive che “il complesso Ippc (l’acciaieria)  si sviluppa lungo il confine che demarca i territori comunali di Cremona, Sesto e Spinadesco, ed è situato nelle vicinanze di alcuni insediamenti urbani rappresentati dall’abitato di Spinadesco (distanza 400 metri), dalla frazione Cavatigozzi di Cremona (distanza circa 300 metri), dall’abitato di Sesto (circa 2.900 metri) e dalla stessa città di Cremona (3.500 metri)”. Punto di domanda di Corradi: non ci sono 400 metri fra Spinadesco e l’acciaieria: “Spinadesco è dentro l’acciaieria!”, e Corradi a case che si trovano già a 50 metri, le prime del centro abitato, non case sparse.

Per l’Arpa, poi “L’acciaieria Arvedi spa non ricade in nessuna area soggetta a regimi di tutela derivanti da leggi e atti di pianificazione regionale”. Ma Corradi ricorda che “Cremona è area critica per la qualità dell’aria!”.

L’Arpa quindi prosegue notando che la visita ispettiva viene svolta in un momento critico per l’azienda, che deve ancora completare il proprio ampliamento (un raddoppio e la zincheria è nuova), “per accertare le condizioni e prescrizioni autorizzative in questa fase di avviamento, in genere critica sotto l’aspetto impiantistico e che può generare problematiche di tipo ambientale”. Meglio quindi eventuali segnalazioni subito, prima che che i lavori siano compiuti.

Per quanto riguarda gli Spiaggioni di Spinadesco, l’area del Morbasco, i Siti di interesse comunitario (Sic) e le Zone a protezione speciale (Zps), la valutazione d’incidenza è positiva, e inoltre “Il progetto del nuovo complesso Ippc è stato sottoposto a verifica di assoggettabilità alla Valutazione d’impatto ambientale, che si è conclusa con il decreto di esclusione dalla V.I.A. della Regione Lombardia n. 3015 del 27 marzo 2008″.

Non è stata fatta da parte della Regione la Valutazione d’impatto ambientale sull’ampliamento dell’acciaieria: scelta che può stupire ancor oggi.

A pag. 8, sezione 2.2 Valutazione delle materie prime e ausiliarie l’Arpa scrive che “Nel prodotto passivante non è contenuto Cromo IV e pertanto le sostanze pericolose presenti sono rappresentate in massima parte da oli lubrificanti per ingranaggi e motori”. Corradi sottolinea che questo passo.

Ma è il Cromo VI, esavalente,  la sostanza i cui composti sono potenti ossidanti, con effetti tossici e cancerogeni.

Nell’aggiornamento dell’Autorizzazione integrata ambientale a cura dell’amministrazione provinciale, datata 17 aprile di quest’anno, risulta che l’azienda ha chiesto e ottenuto alcune deroghe ai limiti per la produzione di sostanze inquinanti (Cadmio, Cromo, Rame, Nichel, Piombo). Il documento può essere scaricato qui.

Quanto al “cromo totale”, la Tabella 5 del D.M. 27.9.2010 prevede un limite di un milligrammo per litro, la deroga chiesta e ottenuta è di 3 milligrammi per litro. Di Cromo esavalente non si fa cenno in questo testo della Provincia, se no il tema principale sarebbe quello.

Tornando alla relazione dell’Arpa, vengono indicati i consumi di metano in sm3 (cioè “standard metro cubo”, ovvero il metano alla pressione atmosferica e alla temperatura di 15 gradi).

Nel 2010 1,6 milioni di mc standard e 4,6 milioni nei primi tre trimestri del 2011. Corradi nota che mancano i dati delle emissioni di gas serra pm 2,5, nox, co, co2. Infatti in questa relazione l’Arpa non tiene conto che Cremona è area critica per la qualità dell’aria.

L’Arpa poi a pagina 10, nella sezione 3 Analisi degli impatti esamina l’emissione di acido cloridrico e nota che manca il “presidio depurativo” o depuratore. Non a caso poi la Provincia, settore Ambiente, ha chiesto all’Arvedi di mettersi in regola.

L’Arpa scrive, sempre a pag. 10, che “Così come dichiarato in fase di ispezione, e ribadito successivamente dalla ditta nell’ambito della documentazione presentata a seguito della vita, il Gestore (cioè l’industriale ndr) ritiene che vengano comunque rispettati i valori limite fissati anche senza l’adozione di impianto d’abbattimento che, pertanto, non è stato installato”. Corradi a margine chiede: “Su quali basi?”.

Appunto. Che cosa consente all’industriale di affermare che i valori sono rispettati? Dove sono le analisi che lo dimostrano?

E’ il problema del sistema vigente: autocontrollo dell’industria, in contraddittorio con l’Arpa, e i suoi dirigenti di nomina politica. Non è un sistema in grado di tutelare l’ambiente e gli esseri viventi. La legge è insoddisfacente: occorre il controllo di un ente terzo, come hanno già affermato in molti nel dibattito sull’Arvedi.

Quanto all’acido cloridrico, il punto d’emissione è l’E17, citato dalla relazione Arpa a pag. 10. E l’amministrazione provinciale, settore ambiente, diffida la ditta proprio per questa carenza del presidio depurativo. Il documento della Provincia, settore ambiente, decreto del dirigente Andrea Azzoni, è scaricabile qui. L’autocrontollo, dunque, non può bastare, soprattutto se non c’è documentazione.

L’Arpa prosegue notando a pag. 11 che “Le postazioni in cui avviene la giunzione testa-coda dei coils in lavorazione (….) non sono presidiate da aspirazione”. Il nostro ambientalista sottolinea e scrive a margine a lettere maiuscole che l’aspirazione non c’è. Potrebbero infatti formarsi dei fumi. L’Arpa spiega che “Nel corso dell’intervento è stato possibile osservare lo svolgimento dell’operazione che dura pochi secondi e della quale non si ha evidenza di formazione di fumi visivamente percepibili”.

E la ditta nella Relazione tecnica “sostiene l’esiguità estrema delle emissioni in esame e sulla base di essa giustifica la mancata aspirazione”.

Si ripete allora il modello di autocontrollo già riscontrato a proposito dell’emissione di acido cloridrico?

Dunque le emissioni sono esigue, dichiara la ditta. Ma le ha misurate? Finora l’Arpa riporta solo che la ditta sostiene, dice che le emissioni sono esigue, non lo documenta. Che dice l’Arpa? Che le osservazioni del Gestore vanno subordinate a valutazioni di carattere igienico-sanitario a tutela della salubrità del luogo di lavoro (interverrà, presumo, l’Asl) “mentre si ritiene in linea di principio condivisibile la valutazione riguardo il pressoché nullo impatto ambientale di tali fasi di processo”.

In linea di principio! sottolinea Corradi. Si tratta di fumi, possono essere pericolosi per la salubrità del luogo di lavoro, per l’ambiente “in linea di principio” no. Ma qui non si tratta di atti di fede, siamo in una zincheria non in una cattedrale. “Il Gestore sostiene” non è un atto di garanzia. Anche perché si tratta in questo caso di osservazioni ictu oculi, a colpo d’occhio.

Tanto più che l’Arpa poche righe sotto prosegue scrivendo che “la registrazione delle manutenzioni è risultata carente relativamente alla mancanza di idonee procedere finalizzate alla verifica/calibrazione degli strumenti di misura continua installati sugli impianti di abbattimento (per es. Manometri differenziali e Pressostato su Filtri a pannello) e alla gestione e registrazione dei dati relativi al controllo e regolazione dei bruciatori impianti termici. I controlli ordinari e straordinari sui ‘punti critici’ previsti nell’A.T. (allegato tecnico) non trovavano completamente riscontro nella cronologia delle manutenzioni registrate al momento della verifica”.

“Registrazione carente!!!!” nota Ezio Corradi. A che gioco stiamo giocando?

Inoltre (a pag. 12) per quanto concerne i bruciatori di Nox e di eventuale Co “i dati in continuo sul condotto in uscita)” cioè non in un punto qualsiasi “sono acquisiti ed archiviati presso l’unità di controllo”.

Arvedi si controlla da sè. La legge lo consente. Ma il buon senso ha qualcosa da dire. Un’azienda tende ad aumentare i ritmi e i tempi di produttività quando c’è bisogno. In questo caso le priorità dell’attività quotidiana possono creare qualche problema. E allora perché non introdurre un controllore terzo? Che male c’è a tutelare l’ambiente? E’ un reato far proliferare attività di controllo ambientale che diffondono nuove professionalità? E’ un reato mettere Arvedi in condizione di presentare garanzie di qualità superiori?

Ma siamo nell’Italia di Berlusconi e Formigoni.

A pag. 12 l’Arpa ribadisce, e Corradi lo sottolinea, manca il presidio depurativo nella sezione di passivazione della linea zincatura.

L’allegato tecnico affermava che il presidio c’era, parlava infatti di “abbattimento mediante scrubber”, che invece non c’è.

(segue)

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