Ci pensavo, come sempre a Gennaio, del resto.
Pensavo a quello che è stato il Bilancio del 2013.
Alla fatica del cuore, della testa, di braccia e gambe. Anche alla sua infinita Bellezza.
Alle comiche desuete piccole grandi gioie, alle tragiche, personalissime, incomprensibili interpretazioni di fatti realmente accaduti e di emozioni realmente provate.
Il lavoro da copy, lo snowboard club, la fine stagione direttamente dentro l'Ursus Park, i weekend con le mie amiche, la Paola che mi ha dato un sostegno infinito in un momento molto down, l'Anto, le persone che vedo poco ma che amo e che possiedono un po' delle mie cellule miocardiche.
Il tramonto al Rifugio Stoppani, il viaggio in Puglia con la Family e Trafic, il kite (grazie Marco, grazie sempre, grazie infinite), il lago e tutto il resto intorno - con la tenda nel campeggio di Marina e Giò, il materassino che è poi un modulo e non si gonfia, le sagre di paese, Dj Laghetto, il vento delle 7 del mattino, sdraiarsi a guardare il cielo sul lungolago che è proprio lungo come tutto il lago - a guardare bene.
Provare a fare le stesse cose in modo diverso, con persone nuove, con nuovi compagni di viaggio, di avventure, di belle giornate, osservare e diventare sempre più consapevole, dei meriti e degli errori, della riuscita e del fallimento. Dei limiti e del bello. Con le situazioni, con le cose, con le persone.
Il weekend a Deux Alpes, il falò del ferragosto in spiaggia. Le friselle. Il sole, il sale sugli scogli e la neve sulle piste. Paesaggi contrastanti e sensazioni di libertà.
Imparare a vivere l'incoerenza intrinseca con un pizzico di serenità e ironia, per salvarsi meglio. Per restare svegli.
Chi decide cosa è giusto, d'altra parte? Chi sta dalla parte della ragione? E, dov'è la ragione?
Ha ragione chi è felice.
La complessità e la confusione di quello che vorrei che fosse, di quello che vorrei essere, fare, vivere in questo nuovo anno mi fa partire da una angolatura un filo diversa.
No buoni propositi, desideri, sogni, promemoria. No.
Solo spunti di riflessione su quelle che potrebbero essere rinunce utili, che danno valore, che arricchiscono (tentativi di, per stare low profile e umili).
- Ad avere l'ultima parola.
- A criticare e giudicare quello che fanno le persone intorno a me*. (Tutto - o quasi - cio' che ho giudicato o criticato l'ho fatto, prima o dopo).
- A guardare le persone con i miei occhi. E' l'aspettativa che frega, sempre. (Imparare a guardare le persone con i loro occhi, con le loro ragioni, con il loro mondo. Umiltà, possibilità).
- A lamentarmi di quello che non riesco a fare/a essere/a vivere. (La sfiga non esiste, esistono solo situazioni più o meno difficili da affrontare, proprio ad hoc, per ognuno di noi).
- Alle parole, ai gesti e ai pensieri offensivi. Non servono mai a niente. Solo ad allontanare/rsi.
- Ad accendere la tv e guardare 10 minuti di tutti i canali: da Otto e mezzo, a DMAX, i film degli anni '90 su Iris, Wipeout, Real Time, Focus, Sport Tv, I Puffi (serie originale con i primi disegni), Resident Evil, Colombo, Arnold. (Il Digitale mi ha reso dispersiva).
- A iniziare 3 libri contemporaneamente, pensando (ingenuamente) di finirli prima.
- A sentirmi in colpa, anche quando non dovrei. A dare la colpa, anche quando non dovrei.
- A considerare problemi miei quelli che sono problemi altrui e viceversa. (Attenzione alla delicata fase di discernimento delle due categorie).
- A restare troppo tempo con il broncio, triste. Oppure agitata, preoccupata. (Lo stomaco ringrazia).
- Ad arrabbiarmi per niente, a volere sempre il controllo di tutte le situazioni che vivo, che accadono (lascia che sia, cazzo. Alle volte sì, lascia che sia. Dicono che la vita sa bene quel che fa).
- A prendermi troppo sul serio. (Che palle).
- A voler provare tutti gli sport esistenti in natura (sviluppando pertanto un tratto di personalità definito come "decisionalità").
- A qualche abitudine, come quella di fare sempre le stesse cose. (E provare, valutare, guardare, fare attenzione).
La vita è troppo complessa per noi. Per essere compresa.
Ma possiamo tentare di darne una nostra interpretazione.
Che è quello che facciamo tutti i giorni, in ogni istante, in ogni frazione di secondo.
Con precisione, accuratezza e una fatica che sembra di scalare una montagna o stare sull' A1 a Ferragosto.
Per dire, ricordarsi i generi di prima necessità, ecco.
* Eccezione fatta per Silvio. Su di lui, vale tutto.