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L’arrivo di Maradona a Napoli raccontato da Angelo Forgione

Creato il 05 luglio 2012 da Weblink

L’arrivo di Maradona a Napoli  raccontato da Angelo Forgione

Maradona è del Napoli! Queste le quattro parole che fecero il giro del mondo il 30 Giugno del 1984, scatenando la prima vera festa sportiva della città, tre anni prima di quella per il primo scudetto.
Con l’appoggio del Banco di Napoli, tredici miliardi e mezzo di lire al Barça, che era combattuto tra il desiderio di trattenere Diego e liberarsene perché ormai troppo ingombrante e piantagrane, insieme al suo clan. 
Ero davanti la TV. Lessi la notizia in sovraimpressione intorno alle 23:30. In poco tempo Napoli si riversò in strada come se si fosse vinto lo Scudetto. Avevo anni 12 e i miei fratelli, più grandi di me, mi trascinarono con loro nella vecchia 500 di mamma. Scoperchiammo la cappotta di tela e cominciamo ad urlare e sventolare insieme agli altri. Io ero incredulo, stralunato! Le strade del centro erano piene di tifosi festanti e caroselli d’auto strombazzanti. Via Toledo intasata, poi lentamente sfociammo in Piazza Trieste e Trento dove c’era gente nella fontana di Lauro che agitava vessilli bianchi e azzurri. Non avevo mai visto nulla di simile. Pochi mesi prima avevo visto la mia prima partita allo stadio San Paolo. Napoli-Udinese 2-1, il Napoli si salvò col rigore di Ferrario e il goal di Frappampina dalla retrocessione. Non conoscevo Maradona, il calcio era per me Platini, Boniek, Paolo Rossi, Altobelli, al massimo Dirceu; all’improvviso capii chi era Maratona, e cosa era il Napoli.
Tra altalenanti smentite e conferme, il Napoli riuscì a chiudere l’acquisto del campione solo pochi minuti prima della chiusura del calciomercato.
Quando mancavano poche ore al termine ultimo per il trasferimento dei giocatori stranieri, il Presidente del Barcellona Nunez convocò Juliano a colloquio. Maradona non ne voleva più sapere di restare in Catalogna: era fatta! Juliano rintracciò Ferlaino a Milano e lo fece precipitare in Spagna. Cinque ore per andare e tornare con un jet privato, firmare il contratto e poi depositarlo in extremis in Lega, prima di mezzanotte. Per accelerare, l’incontro si organizzò direttamente all’areoporto. Diego era li pronto a firmare. Firmò, e quando Juliano gli comunicò il buon esito della trattativa, si abbandonò ad un pianto di commozione e dichiarò: “Sono un bambino nato da poche ore!”.
La notizia rimbalzò a Napoli in simultanea, poi in tutto il mondo. Le TV locali interruppero i programmi. Il popolo azzurro si riversò per le strade.
Chi era nei cinema, nei teatri e nei luoghi al chiuso, lontano dalle tv, si ritrovò all’improvviso davanti ad un pandemonio, il primo della storia azzurra, e non capì cosa stesse succedendo. Solo chiedendo, all’informazione “Amm’ pigliat’ a Maradona!!!” anche i tifosi più scettici si tuffarono tra la folla.
Caroselli di macchine e motorini dappertutto, i cui occupanti agitavano forsennatamente bandiere, sciarpe, stendardi azzurri che facevano il paio con la prima pagina de “Il Mattino” appena sfornato in tutta fretta da Via Chiatamone, in cui spiccava a caratteri cubitali l’annuncio dell’acquisto di Dieguito. Dopo tre anni la città riesplose per lo Scudetto. Poi per la Coppa Uefa, e infine per il secondo Scudetto.
Dopo soli cinque giorni, el Pibe de Oro mise piede per la prima volta sul prato del San Paolo. Accorsero a dargli il benvenuto 80mila persone deliranti e felici. 2000 lire il costo simbolico del biglietto. Un palleggio ed un tiro verso la porta versante curva B e l’entusiasmo azzurro si trasformò in tripudio.
Diego salutò il pubblico partenopeo con un simpatico:”Buonasera napolitani”. Lo stesso saluto che riservò al San Paolo il 9 Giugno 2005, l’ultima volta in cui ci ha messo piede, in occasione dell’addio al calcio di Ciro Ferrara.


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