Il «modello Sicilia», che tanto piace a Beppe Grillo, si infrange di fronte alle dinamiche parlamentari.
«MODELLO RENZI» - A sorpresa dunque, il voto ha rimescolato le carte nel Parlamento siciliano, dove fino a oggi era andato in scena il «modello Sicilia», con lo schema maggioranza e 5stelle a supporto (ma senza alleanza formale) che molti pensano si possa esportare nel Parlamento nazionale. E invece, il voto sembra dare ragione al «modello Renzi», cioè la possibile intesa tra Pd e Pdl per la formazione del nuovo governo a Roma. Crocetta però cerca di fare il pompiere: «Spero che nel Movimento 5stelle si apra una riflessione, per approvare leggi si fanno mediazioni, non si può pensare di incassare tutti i risultati». Ma per il movimento di Grillo, il voto conferma proprio il modello Sicilia: «Noi votiamo solo le idee che ci convincono, decidendo di volta in volta e questa volta eravamo contrari», dice Giannina Ciancio, deputato 5stelle. «La norma, così come formulata, favorisce il voto di scambio. E chi l'ha votata ne sarà responsabile», aggiunge il capogruppo Giancarlo Cancelleri, esprimendo il voto contrario del movimento.
LEGGE ELETTORALE INTATTA - Durante la lunga seduta (circa sei ore) sono emerse diverse contraddizioni, anche all'interno di alcuni gruppi parlamentari, soprattutto nel centrodestra. I 5stelle hanno votato contro la norma, che pur favorisce le pari opportunità e la presenza delle donne nei comuni, perché assieme alla doppia preferenza volevano l'introduzione del «seggio unico» per lo spoglio. Ma l'intesa parlamentare, spinta dal Pd e raccolta dal Pdl, si è basata proprio sul voto secco alla sola doppia preferenza di genere, lasciando fuori gli altri tre articoli che avrebbero modificato l'impianto della legge elettorale, a poche settimane dal voto, che invece saranno affrontati all'indomani delle amministrative.