L’arte pubblicamente esposta nelle stazioni della metropolitana di Napoli (linea 1 e linea 6) è espressione di una città culturalmente viva ed originalmente creativa. Ogni martedì è possibile effettuare una visita guidata gratuita, il Metro Art Tour, partendo dalla stazione del Museo alla scoperta delle oltre 180 opere di 90 artisti contemporanei che, con il coordinamento artistico di Achille Bonito Oliva, hanno reso possibile la realizzazione di un museo decentrato . Quando sono stata a Napoli il tour era stato sospeso e allora ho girovagato da sola,e mi riprometto di proseguire perchè sono riuscita a visitare parzialmente solo alcune stazioni della linea 1 in una sorta di caccia al tesoro che si snoda nelle viscere della terra, anche a 50 metri di profondità, e risale con decine di scale mobili e ascensori fino in superficie.
La linea 1 della metropolitana è stata progettata da famosi architetti, quali Gae Aulenti, Alessandro Mendini, Domenico Orlacchio, con criteri di funzionalità e luminosità, resa soprattutto attraverso strutture di vetro e di acciaio, ed è stata abbellita da numerose opere d’arte contemporanea che si trovano all’esterno e all’interno delle stazioni, negli atri, lungo i corridoi, le pareti e le banchine del metro. Queste stazioni hanno spesso valorizzato i rioni, armonizzandosi nel contesto con nuovi giardini, fontane e parchi gioco, innovativi elementi di arredo urbano, trasparenti ascensori e guglie di vetro, superfici maiolicate. I viaggiatori, spesso sconsolati nell’andirivieni quotidiano, usufruiscono non solo di un mezzo di trasporto, ma di un originale ed elegante connubio di arte e urbanistica. L’arte è a portata di tutti, di chi passa e spassa, si collega e si scollega nei labirinti sotterranei di Napoli.
Stazione Dante è stata la prima che ho visitato. Sono ancora in corso i lavori in direzione di Piazza Garibaldi, sede della stazione ferroviaria, che si sono più volte fermati a causa di continui ritrovamenti archeologici. A piazza Dante, detta il Mercatello, tra il ‘500 e il ‘600 si svolgevano i mercati, finchè il Vanvitelli la ricostruì a metà del ‘700 per volere di re Carlo III. In effetti la statua del re finì in piazza Plebiscito, prima perchè non voluta dai repubblicani napoletani, poi perchè soppiantata dalla statua di Napoleone durante la dominazione francese ed infine da quella di Dante dopo l’unità d’Italia.
La piazza è stata ridisegnata dall’architetto Gae Aulenti, ed è diventata area pedonale con pavimentazione di pietra lavica. La stazione del metro è strutturata su 4 livelli, scende fino a 30 metri di profondità ed è dotata di 13 scale mobili e 5 ascensori. È un’elegante combinazione di cristallo e di acciaio. Scendendo verso i binari l’ opera di Joseph Kosuth in tubolare di neon immortala una frase del Convivio di Dante : “Lo calore e la luce sono propriamente: perchè solo col viso comprendiamo ciò, e non con altro senso.Queste cose visibili, sì le proprie come le comuni in quanto visibili, vengono dentro a l’occhio- non dico le cose, ma le forme loro- per lo mezzo diafono, non realmente ma intenzionalmente , si quasi come in vetro trasparente.E ne l’acqua ch’e ne la pupilla de l’occhio, questo discorso, che fa la forma visibile per lo mezzo, si si compiute, perchè quell’acqua è terminata. Quasi come specchio, che è vetro terminato con piombo-, si che passar più non può, ma quivi, a modo d’una palla, percossa si ferma; si che la forma, che nel mezzo trasparente non pare ( ne l’acqua pare) lucida e terminata”.
Seguono opere di Nicola De Maria (un mosaico Universo senza bombe, regno dei fiori, 7 angeli rossi), Michelangelo Pistoletto (il bacino Mediterraneo) e olii di Carlo Alfano.
L’ installazione senza titolo di Jannis Kounellis con scarpe di donna e di uomo, cappelli, ecc.. tra rotaie suscita una libera interpretazione della metafora.
Materdei è un rione caratterizzato da edifici in stile liberty della prima metà del ‘900 e dalla chiesa rinascimentale di Santa Maria Mater Dei, da cui deriva il nome.
La stazione della metropolitana l’ha riqualificato con un’area pedonale ricca di verde e di originali elementi di arredo urbano, mosaici, installazioni di ceramica e l’inconfondibile guglia di acciaio e vetri colorati dell’Atelier Mendini, che spicca anche nella stazione di Salvator Rosa (zona Vomero) .
È una delle stazioni più colorate della linea 1, come si può vedere dalle serigrafiesulla banchina e dai mosaici che riprendono temi marini.
Qui si trovano le opere di Mathelda Balatresi,Anna Gili, Stefano Giovannoni, Robert Gligorov, Denis Santachiara, Innocente e George Sowden.
Stazione Museo, progettata d a Gae Aulenti, porta al Museo Archeologico Nazionale. È inconfondibile per la riproduzione dell’ Ercole Farnese,che domina la sala centrale, e l’originale della testa Carafa. Da questa stazione della Linea 1 si può raggiungere la stazione Cavour della Linea 2 della metropolitana attraverso tapis roulant che si snodano nei lunghi corridoi sotterranei abbelliti dalle foto artistiche di fotografi napoletani.
Nel corridoio che porta al Museo Archeologico si trova l’esposizione permanente Neapolis, che raccoglie i reperti archeologici scoperti durante i lavori di scavo della metropolitana, in particolare nelle stazioni Municipio,Toledo,Università e Duomo. Essi risalgono all’insediamento di Partenope, fondata dai cumani verso la metà del VII secolo a. C., e di Neapolis tra la fine del VI e gli inizi del V secolo a. C. (tra questi vasi in vetro e terracotta,anfore funerarie e per alimenti, i modellini di tre galere rinvenute in piazza Municipio, resti di abbigliamento di marinai e calzari,epigrafi). Una mostra che tempo fa non ho potuto visitare perchè il corridoio era chiuso, ma che di sicuro non mi lascerò sfuggire.
Stazione Quattro Giornate prende il nome dalle quattro giornate d’insurrezione popolare, che si svolse dal 27 al 30 settembre 1943 ed è nota come la rivolta degli scugnizzi in quanto i bambini di strada contribuirono alla vittoria. L’uccisione di un ragazzino di tredici anni, Filippo Illuminato, mentre lanciava una bomba contro un blindato tedesco, accese molto gli animi e indusse tanti a reagire contro gli occupanti nazisti e a liberare la città, colpita da pesanti bombardamenti e rastrellamenti, tant’è che le truppe alleate entrarono in una Napoli già liberata.
Quest’insurrezione del 1943 conferì alla città di Napoli la Medaglia d’oro al Valor Militare ed è ricordata nel Monumento allo Scugnizzo in piazza della Repubblica.
Sin dall’ingresso la stazione sembra un museo d’arte moderna, ricco di pannelli di materiali diversi che ricordano le Quattro Giornate di Napoli. Le opere sono di Umberto Manzo, Anna Sargenti, Baldo Diodato, Maurizio Cannavacciuolo, Betty Bee e si trovano sia nel percorso di discesa che di salita.
La stazione di Salvator Rosa , nella zona del Vomero, è stata disegnata dall’Atelier Mendini che ha realizzato uno splendido abbinamento di arte, urbanistica e storia .
Artisti napoletani contemporanei della transavanguardia , quali Ernesto Tatafiore e Mimmo Paladino, hanno decorato anche gli alti palazzi adiacenti la stazione , valorizzando tutta l’area. La stazione sembra una chiesa con colorate vetrate ad arco e marmi policromi, circondata da giardini ove spiccano giochi per bambini, installazioni artistiche, aiuole maiolicate, i resti romani della via Antiniana che collegava Neapolis e Miseno e di una chiesetta. Molto suggestiva l’opera d’arte moderna delle Fiat Cinquecento nei pressi dell’ascensore.
La Stazione Vanvitelli è una delle più frequentate in quanto conduce al popoloso quartiere del Vomero e a mete turistiche obbligate quali la Certosa di San Martino e Villa Floridiana, ed inoltre vi confluiscono le tre funicolari che collegano il Vomero con la parte bassa della città.
Scendendo verso i binari si può vedere la spirale con la sequenza numerica di Fibonacci, realizzata da Merz. Poi una carovana di animali preistorici , realizzati da Vettor Pisani, i grandi mosaici di Isabelle Ducroite, il masso che rompe il vetro di Giulio Paolini. Nei corridoi di uscita le foto di Gabriele Basilico e di Olivio Barbieri che riprendono particolari architetture della città .
Questo è stato uno degli itinerari turistici più sorprendenti che ho fatto.
Alla prossima stazione