Magazine Cultura
Il concetto di "cover" è ormai sputtanato.
Il concetto di "interpretazione personale" ancora di più.
C'è da fare una piccola riflessione che non vuole assolutamente arrecar tedio al Lettore occasionale: il vostro gruppo preferito che fa la "cover" di un brano garage rock di una band della periferia di una città limitrofa alla Grande Mela non fa figo proprio per un cazzo.
L'oceano sconfinato delle cover sa essere spietato e restituisce al mittente tutti i brani mediocri lasciando navigare tranquilli solo quelli che le scatole ce le hanno e le hanno belle quadrate e preferibilmente di una materiale apposito per la navigazione. Ma non tutti i brani vengono col buco (come le ciambelle) e non tutti i musicisti hanno gli attributi di gomma atti a galleggiare. Ora, dato che riguardo alla seconda caratteristica non si può fare nulla di particolarmente ortodosso per porvi rimedio, concentriamoci sull'aspetto basilare della musica "coverizzata" ed approfondiamo insieme alcuni punti fondamentali di questa nobile arte:
1 - Un' orchestra che esegue "La Primavera" di Vivaldi non stà facendo una cover;
2 - con le cover non si cantano messe;
3 - non cercate gruppi misconosciuti per trovare nuovo materiale, i loro fans uccidono;
4 - cercare, quanto più possibile, di non introdurre strumenti come ukulele, ocarina e mellotron in un brano degli Stones;
5 - Bob Dylan non esiste;
6 - iniziate con la cover del silenzio;
7 - cover che fai, nemico che trovi;
8 - non postate le cover su Youtube, tanto i commenti saranno per la maggiore negativi;
9 - "Light my fire" di Will Young e "Desolation Row" dei My Chemical Romance non sono cover ma esperimenti di cattivo gusto;
10 - coverizzate solo i brani che vi hanno colpito maggiormente e, se venite colpiti durante l'esecuzione, non smettete di suonare ma chinate la testa ed andate avanti.
Ragazzi...fate le cover di quello che volete, ma fatelo onestamente ;)
R.Clockheart
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