Mentre passeggiavo per il mercato buio e deserto, l’odore di sporcizia e urina è stato soppiantato da qualcosa di molto più piacevole. Potevo sentire lo scoppiettare della carne di maiale ai ferri e l’espandersi dell’aroma di formaggio alla griglia. Potevo quasi avvertire la stuzzichevole bontà di patatine fritte sulla mia lingua.
Ero nella città coloniale di León, una perla spesso trascurata nel centro di Nicaragua. Questo luogo ha qualcosa che spesso manca alle altre destinazioni turistiche: un’autenticità pura e incontaminata. A differenza della più famosa Granada (130 chilometri a sud-est), León preserva infatti un’intangibile sensibilità nicaraguense.
Perciò eccomi qui, in questa affascinante città in attesa della mia prossima avventura culinaria. Vi devo confessare che sono profondamente ossessionata dallo street food, il cibo da strada. Non perché io sia povera (sebbene un po’ lo sono), ma perché scoprire un nuovo meraviglioso sapore urbano è un’avventura emozionante. Dai noodle con lime fresco in Tailandia al cuy (porcellino d’India) in Colombia. Dalle stranezze alle meraviglie, io le provo tutte e di solito ne rimango piacevolmente sorpresa.
Ho mangiato il miglior burger della mia vita seduta su un canale di scolo in Perù e non dimenticherò mai le crêpe gustate seduta sulla panchina di un parco a Parigi, sebbene mi fossero state servite con lieve disgusto a causa della mia mancata padronanza del francese.
Il Nicaragua non ha fatto eccezione alla mia street food mission per il mondo. Mentre superavo un gruppo di senzatetto che sorseggiavano da una busta di carta devo ammettere che per un attimo ho avvertito un po’ di esitazione. Il buon senso avrebbe detto al visitatore medio di girarsi e tornare a casa, ma io ero talmente immersa nel profumo avvolgente che proveniva da dietro l’angolo che ho proseguito senza fermarmi.
Arrivata alla fonte di tale ammaliamento non sono rimasta delusa dalla varietà di cibo a mia disposizione. Carne affumicata, formaggi, ogni genere di frittura… ero letteralmente sopraffatta.
Dietro la griglia sedevano due donne dall’aria allegra che – tanto per capirci – non erano di stazza piccola. Il mio vecchio datore di lavoro diceva sempre “non fidarti di un cuoco magro”, perciò sembrava che io fossi nel posto giusto. Con il suo grembiule variopinto avvolto intorno ai suoi ampi fianchi, una delle donne mi ha a avvicinato, il suo volto illuminato da un ampio sorriso.
La scelta era così ampia che non riuscivo a decidermi. Ho cominciato a chiedere che cosa fosse ogni piatto, finché l’altra donna non ha urlato verso di me: “¿Que quieres niña?”
Alla fine ho deciso di affidarmi agli esperti: “Mangerò quello che mi consigliate.”
Per 60 cordobas (circa 2 euro) mi hanno servito un piatto fatto di sogni. Maiale grigliato speziato alla perfezione, insalata freschissima, pollo croccante, polpette di riso e un pancake al formaggio. Mi sono seduta su una sedia di plastica, circondata da rifiuti e cani spelacchiati, e ho mangiato come una regina.
Pienamente soddisfatta, ho avvertito la mia passione per il cibo da strada consolidarsi ulteriormente e ho proseguito per la mia strada felice come una bambina. Salutando le mie nuove cuoche preferite con un “hasta mañana!”, ho ripercorso il mercato deserto riflettendo sulla bontà del cibo appena mangiato.
Il cibo è una delle più grandi avventure culturali che si possano vivere in viaggio. Gustandone i sapori si entra in contatto con l’anima del posto che si visita e ci si sente davvero come uno del luogo, anche se solo per un momento.
Buen provecho!
Dove si trova León?