Ricordo di aver visto The Hurt Locker nei giorni seguenti la premiazione degli Oscar 2010. Come tanti probabilmente, ero incuriosita anche io da questo film pluri vincitore, che era stato definito “pellicola da uomo” fatta da una donna. Restai a guardarlo, attratta. Le premesse perchè il film mi potesse piacere c'erano tutte, soprattutto per Jeremy Renner, interprete che apprezzo.
Successivamente ho rivisto con altri occhi, ben diversi da quelli coi quali lo avevo guardato per la prima volta (annoiata e immatura), il docu-film Black Hawk Down. Capolavoro. Trasporto e sofferenza. Con una parola, empatia. Analizzarli entrambi sarebbe interessante ma non con le mie scarse capacità critiche. Posso solo azzardare la mia personale visione, che è quella di due pellicole legate da un minimo comune multiplo, la guerra, ma sfumate in versioni tanto varie da renderle così diverse. Nessuna pausa per lo spettatore, niente tregua per la missione di guerra in Black Hawk Down, un “documentario” che, oggi, considero forse il migliore del genere guerra-moderno. Attuale, tanto da poter essere stato fatto nel 2001 quanto ieri. Allo stesso tempo affascinante e incomprensibile il soldato dal “cuore blindato”, che ha convinto decisamente la critica e ha regalato l'interpretazione di un ruolo non certo facile. Pur considerando magistrale in un genere tutto suo, il "bigelowiano" The Hurt Locker, ritengo però che Scott abbia fatto un capolavoro quasi dieci anni prima di lei.






