Si tendono a dare consigli ad altri perlopiù relativi ad aree in cui noi stessi abbiamo commesso grandi errori e se é vero che quando le persone ci danno un consiglio non stanno facendo altro che parlare a loro stesse nel passato, il miglior consiglio che un vecchio artista potrá mai dare ad un giovane artista potrá essere soltanto questo: ruba, ruba molto, ruba bene e fai in modo che nessuno ti scopra mai. Il vecchio artista, infatti guarda con nostalgia al tempo in cui pensava di poter generare, come un dio, il nuovo assoluto nella sua forma d’arte, ma vede come una benedizione (per la sua carriera e per il suo portafoglio) l’intuizione e la consapevolezza, che si hanno sempre troppo tardi, che ogni forma d’arte é derivativa e che ogni artista è come un dj che ruba frammenti sonori da altri contesti per tentare di assemblarli in modo nuovo. Nulla di più ma neppure, lasciatemi dire, nulla di meno. La capacitá di remixare il passato é allo stesso modo alla base della formazione della nostra personalitá la cui origine, come diceva Freud, è simile a quella di un mosaico in cui ogni tassello è stato rubato ad ogni persona che abbiamo incontrato, ma il cui risultato può essere inaspettatamente originale e, a volte, mostra un imprevisto passaggio di stato che ci impedisce di capire da dove saltino fuori certi individui indubbiamente straordinari. In effetti in natura ogni cosa sembra essere derivativa. L’arte quindi, come diceva Picasso, é un furto e poco importa se sia volontario od involontario. Quello che importa è che il furto sia apprezzato dal pubblico e non riconosciuto dai critici, questo differenzia il ladro, ovvero colui che plagia, dall’artista, ovvero colui che pretenderebbe di aver creato qualche cosa. La vera capacitá dell’artista, escludendo a questo punto quella di creare ex novo, potrebbe essere quella di trovare punti di contatto, nuove affinitá, suggerire sinestesie per avvicinare forme espressive in apparenza lontane e remixare per ricontestualizzare; in fin dei conti questa ipotetica capacitá é come una dichiarazione d’amore per tutte le cose che gli hanno mosso emozioni e dalle quali non si separerá mai. Infatti si ruba solo ciò che si apprezza e che si desidera con grande forza. Fare l’artista, quindi, potrebbe essere affine al delirio narcisistico di chi vorrebbe costruirsi su misura l’amore perfetto riassemblando le parti preferite di tutti gli amori precedenti, gettando via come scarti inutili le parti non apprezzate. Immaturo, egocentrico e perverso, senza dubbio. Ma che cosa é l’artista se non la persona a cui tutti noi deleghiamo “per mandato” la nostra voglia di esercitare l’uscita dalla realtá, di sezionare, di estremizzare, di tagliare di uccidere e di far resuscitare chi vogliamo, di immergerci in sogni ed incubi, di rubare e di commettere crimini, mentre noi ci dedichiamo all’impossibile pratica del compromesso?
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