Magazine Arte

L’arte fiamminga in mostra a Bologna

Creato il 28 dicembre 2015 da Artesplorando @artesplorando

L’arte fiamminga in mostra a Bologna

Pieter Brueghel il Giovane, Danza nuziale allʼaperto, 1610 

Paesaggi mozzafiato, baci rubati durante un ballo contadino, pappagalli multicolori dipinti con grazia minuziosa: questo e molto altro alla mostra “Brueghel. Capolavori dell’arte fiamminga” in corso a Bologna a Palazzo Albergati fino al 28 febbraio 2016.
L’esposizione è dedicata all’arte di Pieter Brueghel il Vecchio e dei suoi discendenti, a partire dai figli Pieter il Giovane e Jan il Vecchio. Il primo degli eredi si concentra sulla riproduzione dello stile e dei temi introdotti dal padre nell’arte fiamminga, mentre il secondo, riconoscibile dal tratto finissimo, è maggiormente innovatore e specialista di paesaggi. Si prosegue poi con Jan il Giovane, esperto di nature morte e riproduzioni floreali, eseguite anche per il cardinale Federico Borromeo, già mecenate del padre. La famiglia ha saputo intessere rapporti di parentela e amicizia con numerosi altri artisti: ad esempio, Jan il Giovane è amico del grande Pieter Paul Rubens con cui spesso collabora. L’ultimo inquieto erede della “dinastia Brughel” è Abraham, figlio di Jan il Giovane, che decide, al contrario degli altri membri della famiglia, di stabilirsi in Italia, alternando soggiorni a Roma e a Napoli. Come il padre, anche lui si dedica soprattutto alla pittura di delicate nature morte floreali.
La mostra mette in evidenza il ruolo chiave che ha avuto l’opera della famiglia Brueghel nel distacco dell’arte fiamminga dalle produzioni di stampo moraleggiante e simbolico, per avvicinarsi alla rappresentazione mimetica della realtà quotidiana. Nella mostra, per dare un esempio della prima tendenza, troviamo “I sette peccati capitali” di Hieronymus Bosch (databile al 1500-1515), in cui si sintetizzano sette momenti di dissolutezza umana attraverso scene simboliche, racchiuse in una sfera che si apre tra la crocifissione di Cristo, in alto, espiazione di tutti i peccati dell’uomo, e la raffigurazione dell’Inferno, eterna dannazione, in basso. Nella stessa sala troviamo altre rappresentazioni infernali che potremmo descrivere, con un termine attuale, come “splatter”: corpi torturati e squarciati, demoni sadici e malvagi, sangue e fiamme.
Procedendo nel percorso notiamo come Pieter il Vecchio tenda progressivamente a distaccarsi dai temi tetri e medievaleggianti per avvicinarsi sempre di più alla descrizione minuziosa della realtà che lo circonda. Ogni particolare viene esaltato. Il suo amore per il dettaglio e per l’imitazione del reale si nota già dal suo tratto finissimo, che compare nelle diverse tecniche da lui utilizzate: dipinto su tavola o rame, incisione a bulino, oppure ancora disegno con inchiostro su carta. I suoi chiaroscuri a tratteggio tolgono il fiato: da notare, ad esempio, la resa dei riflessi di edifici, navi e boschi sugli specchi d’acqua.
Se ti piace il blog, seguilo anche su G+
Un’intera sezione della mostra è dedicata ai paesaggi, spesso caratterizzati dalla presenza di montagne alte e scoscese: come spiegarlo, dato che nei Paesi Bassi non troviamo certo catene montuose? Tutto si spiega attraverso i lunghi viaggi in Italia che hanno svolto questi pittori: sono rimasti così colpiti e affascinati dalle meraviglie naturali del nostro Paese che le propongono come sfondo costante dei loro dipinti.
Un'altra sezione è dedicata alle rappresentazioni del popolo nella sua quotidianità: ad esempio, il lavoro nei campi, i paesani che tornano dal mercato o che si divertono pattinando sul ghiaccio, gli avventori dell’osteria, ecc. Lo stile è sempre mimetico e spesso grottesco. I toni si fanno invece più cupi nel momento in cui si dipingono episodi biblici, come ad esempio la strage degli innocenti o la fuga in Egitto. È interessante notare che, nelle scene bibliche, lo sforzo artistico non si realizza nella ricostruzione dell’ambientazione originale della storia, bensì nella riproduzione dei villaggi, degli scorci naturali, dell’abbigliamento tipici delle Fiandre. Il significato è chiaro: le situazioni descritte dalla Bibbia non sono lontane nello spazio e nel tempo, bensì si manifestano quotidianamente intorno a noi. Chi guarda il dipinto, può riconoscersi immediatamente negli umanissimi personaggi che sta osservando. Ad esempio, uno dei messaggi comunicati è: in ogni guerra, anche se l’epoca è diversa e le insegne dei soldati sono cambiate, si va sempre incontro ad una strage di innocenti.
Una terza sezione è dedicata alla vita contadina, in particolare alle feste di paese e alle nozze popolari: il volgo è rappresentato in tutta la sua vitalità e vivacità incontenibile e, talvolta, oscena. Tuttavia, i nostri pittori non dimostrano distacco, bensì simpatia per la naturalezza delle pulsioni istintive dei popolani, rappresentate in ogni dettaglio esplicito: nella vita degli umili non c’è artificio, non c’è dunque nulla da nascondere.

L’arte fiamminga in mostra a Bologna

Hieronymus Bosch, i sette peccati capitali

Infine, troviamo la sezione dedicata alle nature morte, specialmente floreali. Nonostante l’etichetta di “nature morte”, vediamo come in realtà questi dipinti non siano altro che una celebrazione della vita in tutta la sua varietà e molteplicità. Lo stupor del pittore stesso di fronte alle mille forme e colori dei fiori che sta dipingendo è evidente. La glorificazione della vita e della sua preziosità nel suo essere effimero sono sottolineate anche dalla pervasiva presenza di insetti, ornamento aggiuntivo dei petali e delle foglie dipinti.
D’altra parte, tutta la mostra è un grande trionfo del dettaglio, che ben riflette lo spirito collezionistico e analitico di questa epoca: serie di conchiglie, strumenti musicali, animali esotici e domestici, gioielli… A quel tempo, infatti, chi poteva permetterselo allestiva raccolte ricchissime di reperti naturali ed esotici (le stanze che ospitavano queste collezioni venivano chiamate Wunderkammern, “stanze delle meraviglie”). La figura retorica principe di questa pittura è dunque l’accumulatio, attraverso cui si manifestano il progredire degli studi, gli interessi polimorfi di studiosi e artisti e la prosperità economica di una città come Anversa.
La “collezione” dipinta che più colpisce è però linguistica: è la rappresentazione dei “Proverbi fiamminghi” da parte di Pieter il Vecchio. Purtroppo non è presente il dipinto originale, ma nella mostra troverete un gioco divertente che vi porterà a scoprire i modi più bizzarri in cui il nostro pittore è riuscito a illustrare questi motti popolari, tratti probabilmente dagli “Adagia” di Erasmo da Rotterdam (ad esempio: “sbattere la testa contro al muro” o “mettere i bastoni fra le ruote”!).
A proposito di giochi: la mostra prevede anche un percorso particolare per i bambini, che li porta ad interagire con i pittori e le loro opere. Ho infatti notato, con piacevole sorpresa, che, per facilitare la visita dei più piccoli, molti quadri sono stati disposti sulla parte bassa delle pareti, “a portata di bambino”, con relativa didascalia che fornisce brevi spiegazioni e propone attività ludiche. Ma queste didascalie possono essere utili anche agli adulti: è così che, ad esempio, io ho scoperto che la parola “grillo” identifica non solo gli insetti conosciuti per il loro frinire, ma anche i piccoli demoni dalle fattezze mostruose che spesso compaiono nelle rappresentazioni infernali fiamminghe (ad esempio, nel succitato “I peccati capitali” di Bosch)!
Non mi resta, dunque, che invitarvi tutti a visitare questa mostra molto ricca e ben allestita: la maggior parte delle opere proviene da collezioni private, dunque non sarà facile poterle vedere di nuovo così riunite! Non perdete l’occasione, anche per passeggiare negli imponenti corridoi e stanze di Palazzo Albergati, gioiello del Cinquecento bolognese.
Arianna Capirossi
www.palazzoalbergati.com
Mi chiamo Arianna Capirossi, ho studiato Lettere all'Università di Bologna e sono attualmente iscritta al Dottorato di Letteratura italiana del Rinascimento all'Università di Firenze. Da sempre appassionata di arte e letteratura, mi interesso di divulgazione culturale e per questo mi adopero per garantire la promozione del nostro patrimonio artistico soprattutto (ma non solo) online.

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Magazines