L’arte per farsi cultura deve rifrangersi sulla realtà, ‘sbattere contro’ la comunità, provocare strappi di senso, spaccare porte e finestre, urlare a gran voce, piangere e ridere a crepapelle, indignare (“non è uno specchio, è un martello” scriveva Brecht…).
Altrimenti è: sepolcro imbiancato, morte, termometro sotto le ascelle, supposta di tachipirina, divano ammuffito, catalessi, letargia dello spirito, la ragione-monstrum che genera sonno.
Cataloghi e saggi critici, amici degli amici, vernissage, “complimenti davvero, una bella, bellisssssima mooostra!”, il buffet, la didascalia, la cornice dell’Ottocento, Santa Maria della Pietà, l’articolo della Provincia da ritagliare, le strette di mani della politica minuscola, le zie che sussurrano, il prete che benedice, il benefattore che si compiace…
E la Bellezza che urta?! Quella ‘convulsa’ di Breton?! Dov’è a Cremona?!
E le idee, la genialità, l’ironia, l’azzardo…?
E Cremona “città della musica” è solo un patetico ologramma proiettato dalla mente dei soliti noti?
Luca Ferrari
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