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L’artiglio a San Valentino

Creato il 12 febbraio 2016 da Pentagonne

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Il principio del piacere di José Emilio Pacheco

L’artiglio

Padre, le cose che avrà sentito nel confessionale e qui in sacrestia… Lei è giovane, è un uomo. Non le sarà facile capirmi. Non sa quanto mi dispiace rubarle del tempo con i miei problemi, ma con chi posso confidarmi se non con lei? Davvero non so come iniziare. Gioire delle disgrazie altrui è peccato. Lo commettiamo tutti, vero? Pensi a quando c’è un incidente, un delitto, un incendio. Che gioia provano gli altri perché non è toccata a loro almeno una fra le tante disgrazie di questo mondo.

Padre, che vergogna, se sapesse, questa cosa non ho mai osato raccontarla a nessuno, nemmeno a lei. Vede, io e Rosalba siamo nate in due palazzi della stessa strada, a soli tre mesi di distanza. Da quando siamo entrate nella scuola materna, Rosalba è stata la più bella, la più spiritosa, la più intelligente. Era simpatica a tutti, gentile con tutti.

Ah, padre, perché le cose sono distribuite così male? Perché a Rosalba sono toccate tutte le cose buone e a me solo le cattive? Brutta, grassa, ignorante, antipatica, volgare, monella, con un pessimo carattere. Insomma…

Che ingiustizia, non trova? Nessuno si sceglie la faccia che ha. Se una nasce brutta fuori, la gente fa in modo che diventi orribile anche dentro. A 15 anni, padre, ero già amareggiata. Odiavo la mia migliore amica e non potevo esprimere il mio odio perché lei era sempre buona, gentile e affettuosa con me.

Sono passati gli anni, quando una sera, mentre aspettavo il tram sotto la pioggia, l’ho intravista nella sua grande Cadillac, con l’autista in uniforme e tutto quanto. L’auto si è fermata ad un semaforo. Rosalba mi ha riconosciuto in mezzo alla gente e si è offerta di accompagnarmi.

Malgrado tutto il tempo passato, si curava molto ed era rimasta la stessa: il viso fresco da ragazza, il fisico snello, gli occhi verdi, i capelli castani, la dentatura perfetta…

Io so cosa significhi stare all’inferno, padre. Tuttavia, non c’è scadenza che non arrivi né debito che non venga pagato. Quell’incontro a Santa Maria deve essere avvenuto nel 1946. Quindi ho aspettato un quarto di secolo. E finalmente, padre, questa mattina l’ho vista all’angolo del corso. Prima da lontano, poi da molto vicino. Lei non può immaginare, padre: quel corpo meraviglioso, quel viso, quelle gambe, quegli occhi, quei capelli, sono andati perduti per sempre in un barile di grasso, borse sotto gli occhi, macchie della pelle, rughe, doppi menti, vene varicose, capelli bianchi…

Mi sono affrettata a baciarla ed abbracciarla. Quello che ci aveva separato non c’era più. Il passato non aveva più importanza. Non saremmo più state la brutta e la bella. Ora io e Rosalba siamo uguali. Ora la vecchiaia ci ha rese uguali.

(testo rivisto da Pentagonne e lo potete trovare qui http://www.edizionisur.it/catalogo/sur/il-principio-del-piacere/ )

PS in realtà questo brano non va interamente bene per San Valentino, ma vi consigliamo di leggerlo dopo la lettura del primo racconto dove un adolescente sperimenta il primo amore e la prima delusione. Oh i cuori di San Valentino così complessi. Si può dire che è la festa delle relazioni, o almeno così mi hanno insegnato a celebrare negli States. Gli affetti più cari, può andar bene come definizione? ; – )

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