Ma non è stato così. Ci ho trovato qualcosa di diverso, qualcosa di meno, ma anche qualcosa di più.
L’assassino non sa scrivere è ambientato a Fancuno, un paesino sperduto popolato da pochi abitanti che si conoscono tutti tra loro. In passato arrivava anche qualche villeggiante, per il gusto di poter dire “quest’estate me ne vado a Fancuno”, ma con gli anni si sono affievoliti. Finché in paese non compare all’improvviso un serial killer che ha due particolarità ben precise: sembra ammazzare quasi a caso, senza metodi e senza logica, e, soprattutto, non sa scrivere, come si evince dai bigliettini che lascia sulle sue vittime firmati Sirial Ciller. Il paese, un po’ innervosito dagli omicidi e soprattutto dall’ignoranza di chi li compie, si trova così sommerso di giornalisti e curiosi. Intanto, oltre alla polizia, ad indagare ci sono un gruppo di amici del bar di Siusy, tra cui il narratore stesso che è un giornalista vicino alla pensione, che piano piano, tra ricordi del passato e piccoli indizi nel presente, arrivano a collegare quello che sta succedendo con la leggenda del paese, quella del bosco che uccide o fa del male a chiunque ci entri, a meno che non sia protetto. Che l’assassino voglia vendicarsi per qualcosa che il bosco gli ha tolto?
La lettura di L’assassino non sa scrivere non è stata come quella dei romanzi precedenti, vi dicevo. Diversa nel bene e diversa nel male.Il libro mi è piaciuto, anche se forse in alcuni punti si perde un po’ e soprattutto nel finale manca qualche dovuta spiegazione. Così come mi è piaciuto molto lo stile di Stefano Piedimonte, che sa scrivere indubbiamente bene, anche quando decide di cambiare ambientazione e allontanarsi dai suoi romanzi precedenti . C’è della poesia in questo romanzo che nei precedenti non c’era, della nostalgia, dei legami con il passato e le proprie tradizioni che nei precedenti non c’erano. E so già che alcune delle frasi che ha piazzato qua e là rimarranno con me a lungo.
Odiare una persona che non c'è vuol dire disperdere il proprio odio in giro per il mondo, distribuirlo senza un criterio, fare del male a chi non lo merita. Lo so, è impossibile pensare che non ci sia nessuno con cui prendersela. Lo so benissimo. Ma non è giusto che questo «nessuno» diventi «tutti».Al tempo stesso, però, c’è qualcosa che non mi ha convinta del tutto. Mi è sembrata una scrittura più matura e più profonda sicuramente, ma al tempo stesso l’impressione è che Piedimonte non abbia avuto il coraggio di abbandonare completamente quello che è stato in passato (forse per paura di deludere le aspettative dei lettori?), dosando in modo non sempre perfetto il racconto ironico e la parte drammatica della sua storia. Così come anche le critiche, questa volta dirette ai giornalisti e a chi lucra sui fatti di cronaca nera, ci sono e non ci sono, come se avesse voluto farle ma non avesse osato andare fino in fondo.
Probabilmente chi non ha letto i romanzi precedenti non si accorgerebbe di queste cose. Noterebbe solo la bellezza e la tristezza della storia di Siusy, ammirerebbe il cane fosforescente, riderebbe per alcune delle vicissitudini di alcuni degli abitanti di Fancuno e proverebbe un po’ di nostalgia per quel legame che si crea tra chi vive sempre e da sempre nello stesso posto, oltre ovviamente ad appassionarsi a questo serial killer e alle indagini per scovarlo.Ed è su queste cose che mi voglio concentrare, perché alla fine è giusto, e ovvio, che uno scrittore cambi, maturi e tenti ogni tanto strade diverse da quelle che ha sempre percorso. E, per quanto spesso inevitabile, non è giusto valutare un nuovo libro, soprattutto se così diverso, in base ai precedenti.
Per cui sì, L’assassino non sa scrivere mi è piaciuto, con solo qualche piccola riserva, e mi sento di consigliarlo a tutti, che conosciate già Stefano Piedimonte o no.
Titolo: L'assassino non sa scrivereAutore: Stefano PiedimontePagine: 248Editore: GuandaAnno: 2014Acquista su Amazon:formato brossura: L'assassino non sa scrivereformato ebook: L'assassino non sa scrivere (Guanda Noir)