12 DICEMBRE – Con tre vittorie in tre partite (a cui si aggiunge la quarta, apparentemente semplice, per 4-1 sulla Reggina in Coppa Italia) Eugenio Corini ha fatto emergere il “suo” Chievo dalle sabbie mobili della zona retrocessione riportandolo ad una posizione più consona alle aspettative di dirigenza e tifoserie. Sarebbe curioso capire quanto stia rosicando in questo momento Mister Sannino il quale, evidentemente, deve fare un bel mea culpa (anche se, si sa, i bilanci si fanno soltanto alla fine) per non aver saputo tirar fuori il meglio dalla truppa pandorata. La squadra, in fondo, ha dimostrato di poter competere non solo con le dirette concorrenti per la lotta alla salvazze (vedi le brillanti vittorie contro Livorno e Sassuolo), ma anche di poter esprimere un gioco forse non spumeggiante, ma sicuramente efficace e gradevole. Ancora più interessante, ad essere onesti, di quello visto durante la prima gestione di Corini. Sembra quasi che il “Genio” abbia voluto tornare solo a condizione che le sue richieste estive (come quella di poter ad esempio provare a giocare non solo per difendere ma anche attaccare) venissero accontentate. La dirigenza, capito l’errore (“In estate è stata tutta colpa mia” aveva ammesso Patron Campedelli durante la conferenza stampa di presentazione del tecnico bresciano), ha dato carta bianca al suo pupillo, il quale sta ora dimostrando di che pasta è fatto. Non che non lo avesse in realtà già fatto nella passata stagione, ma come da più parti è stato sottolineato, forse quella salvezza, arrivata quasi senza soffrire, non è stata valorizzata a sufficienza. Tanto, appunto, da rinunciare all’allenatore che l’aveva ottenuta per puntare sul cavallo, Sannino, evidentemente sbagliato.
Una delle caratteristiche del Chievo, però, è quella di non sbagliare quasi mai due volte di fila e dopo aver lasciato la possibilità all’allenatore campano di raddrizzare la baracca, ecco la decisione di esonerarlo e richiamare Corini. Mai scelta fu più azzeccata. Grazie ad un asse centrale che si sta dimostrando d’acciacio (e che partendo dal portiere Puggioni arriva fino al bomber Thereau passando per il difensore centrale Dainelli e il perno di centrocampo Rigoni) ha saputo costruire in poche mosse un gruppo che si muove all’unisono e che concede pochissime occasioni agli avversari (oltre all’immenso Dainelli vanno però ricordate le fin qui ottime stagioni di Cesar e Frey) , senza disdegnare la fase offensiva, anche grazie alla ritrovata vena di giocatori come Estigarribia e Sestu che fino ad ora avevano ampiamente deluso. Da qui il record di 500′ senza prendere gol da parte di Puggioni (iniziato, per onestà di cronaca, sotto la gestione di Sannino) e i 5 gol (9 se contiamo la gara di Coppa Italia) siglati. Insomma, un bilancio che in poche giornate da ampiamente negativo è diventato più che positivo e che rappresenta un viatico importante per rilanciare le quotazioni salvezza della squadra.
Prima della sosta natalizia il Chievo dovrà ora affrontare in casa la rediviva Sampdoria di Sinisa Mihajlovic e il Torino (in trasferta) di quel vecchio lupo di mare che porta il nome di Giampiero Ventura. Due sfide non semplici e che nascondono molteplici insidie (non ultima, un possibile e comprensibile appagamento dopo aver ottenuto in un mese più punti di quanti ottenuti nei tre mesi precedenti), ma che il Chievo deve affrontare con grinta e accortezza, per riuscire ad accumulare altri importanti punti prima di chiudere, alla ripresa, il girone d’andata con Cagliari ed Inter. Se alla fine di queste quattro gare il Chievo sarà riuscito a racimolare almeno altri cinque punti (impresa oggettivamente non titanica: basterebbero anche una vittoria e due pareggi) rimarrebbe in perfetta media-salvezza. Il che, fino a pochissime settimane fa, appariva ben più che utopistico.Ernesto Kieffer
foto Galetto / Il Nazionale
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