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L’assemblea provinciale e la ricerca del tempo perduto. Gli interventi di Daina, Virgilio, Zelioli, Mainardi, Toscani

Creato il 10 aprile 2013 da Cremonademocratica @paolozignani

L’amore tradito non userebbe toni molto diversi. Nel Pd ci si sente come chi si ritrova lontano sia dai vertici nazionali del partito che dai cittadini. Ci si sente omologati alla “casta” anche se di persona i militanti si sono impegnati per tutt’altro risultato. È il dramma dei circoli locali, dell’assemblea provinciale di Cremona come di tante altre in Italia.
I partiti sono fatti anche da persone pensanti mai ascoltate abbastanza. Ritrovi le stesse persone da diversi anni, ma non sapresti di che incolpare molti di loro. Si sono arricchiti? Hanno usato la politica per fare carriere discutibili? Non è il loro caso. Perché allora i vertici nazionali sembrano meno sensati?

Che Ravelli del Pd si lamenti dell’immagine fornita dalla stampa e chieda di mettere ai voti l’autorizzazione alla presenza dei giornalisti non stupisce. È vero infatti che il Pd viene presentato costantemente come il “partito diviso”, “che litiga”, “che non può governare”. Il malessere verso la stampa ha ottime ragioni. Lo sottolineerà anche Marco Pezzoni: è in corso una campagna stampa potentissima contro Bersani in Italia e Hollande in Francia, dove poi un recente scandalo aiuta il polverone.
Pizzetti da tempo va dichiarando che “si fa di tutto per impedire a Bersani di governare” come contraddire il senatore cremonese? Magnoli cita gli editoriali del Corriere. Appare sempre la stessa ostilità verso la sinistra per quanto moderata sia, anche se l’editorialista è il cremonese Salvati.

Magnoli, ecco un pacifico dato di fatto, apre l’assemblea, dedicata alla situazione nazionale, dicendosi contrario all’ipotesi di un governo Pd-Pdl. Non certo un governo politico guidato da Bersani, questo no.

L’ex sindaco di Casalmaggiore Luciano Toscani, diventato un Giamburrasca renzista, mostra due slide “scandalose”, fra le altre, accolte con proteste vibranti da un gruppo di signori in decima fila. Che c’è mai nelle slide? I consensi attuali di Matteo Renzi. Altissimi. Alcuni vorrebbero togliere dall’archivio le due tremende slide di Toscani, che mostrano sondaggi nazionali già noti. “Le abbiamo già fatte le primarie”. Altri invece, come Caterina Ruggeri, chiederanno di archiviarle, cioè di tenerle agli atti ufficiali.

Toscani poi ricorda che sono stati persi 3,6 milioni di voti e che il M5S raccoglie il 40% tra operai e pensionati: “Siamo il partito dei pensionati e dei dipendenti statali, cioè i più garantiti”.
Parole che fanno male. E non finisce qui: “Bersani è uscito indebolito dal risultato del voto. È il Pd che deve cambiare stile, passo. Non può essere Bersani a fare un governo politico assieme al centrodestra. Si può fare col centrodestra solo un governo di scopo per poi andare al voto”. Duro questo Toscani, del resto è il nostro Renzi casalasco. E dire che era un sindaco moderato, tranquillo.

Andrea Virgilio incrudelisce pure lui. È la serata delle critiche ai vertici nazionali. Il Pd cremonese si è battuto contro il centrodestra ingaggiando lotte dure anche nei Comuni della provincia, in non pochi casi, non tutti, il Pd nazionale fa soffrire.
Virgilio: “All’interno di quella coalizione contraddittoria col governo monti il nostro ruolo doveva essere quella di stimolare più attenzione al sociale, dentro una nostra prospettiva riformista. Poi abbiamo avallato l’idea che il decentramento avesse dei costi”. È il tema del federalismo di cui non si parla più. Critiche aspre da Virgilio alle primarie: “Ma che cosa sono state le nostre primarie? Si sono giocate sulla vicinanza dei candidati all’agenda Monti. E abbiamo perso consenso sia rispetto alle classi più innovative che a quelle più fragili”.
Un Virgilio feroce: “L’idea di una comunità che rischia di arroccarsi in se stessa era un aspetto negativo della campagna di Bersani”. Oggi il Pd, aggiunge, critica il populismo dopo aver parlato di rottamazione!
Mario Daina dà una lezione di riformismo pure lui, cislino non però della schiera di Bonanni.
“Credo che la delusione di tutti sia palpabile – esordisce – La nostra linea è uscita sconfitta”.
Ingiustizie e disuguaglianze economiche da fare orrore. Megastipendi da una parte e ragazzi come lo stesso figlio di Daina che fanno il tirocinio per poche centinaia di euro al mese.
Esempi che si trovano ovunque.
Daina aggiunge: “Abbiamo chiesto la responsabilità sempre a quelli. Tanto il mercato crea le opportunità. Noi in questi anni siamo succubi della cultura di questo ventennio. È stata Distrutta l’economia sociale di mercato. Abbiamo subito altre idee, come se lo spread sociale non contasse niente. Sono cambiati gli assi di cui ha camminato la nostra politica. Alla fine siamo parte della casta che non ha risposto a risposto ai problemi del Paese”.
E il partito non è pronto a rinnovarsi: “Il motore del Pd è sempre in rodaggio”.
Spunta un altro tema di fondo della serata: Napolitano ostacola chiaramente il centrosinistra.
Daina: “Napolitano questo Pd non l’ha in grande simpatia. Due mesi a Berlusconi per contare i deputati. E ora spinge l’alleanza col pdl col quale questo pd si frantuma”. Pensando alla “riforma” Gelmini, al lodo Alfano e altre leggi vergogna c’è da disperarsi, questo è un parere di chi scrive.
Interessante proposta di Daina: “Vorrei che le assemblee provinciali approvassero dei documenti. Se il partito non è in grado di sapere che succede nel territorio a Roma non ci ascoltano, non ci sentono, ed è importante perché poi bisogna rispondere ai problemi del territorio”.
Della Cgil non ha parlato nessuno. Alcuni se ne sono andati in Sel, altri ancora più a sinistra.
Rossella Zelioli insiste nelle critiche al capo dello Stato. Chi scrive acconsente a tali salaci lamentele e ammette di essersi sentito a proprio agio durante l’assemblea: “Sentirsi meno saggi di Quagliariello è difficile. Lo ricordo in tempi difficili. Napolitano ha ricondotto una divisione politica dove prima c’era una fase tecnica. Ora è tardi anche per fare l’unica cosa giusta, votare domani non a giugno”. La giovane Zelioli, responsabile del settore scuola del Pd, rammenta la cosiddetta riforma Gelmini che Napolitano ha serenamente approvato.
“Due settimane fa il m5s poteva essere inchiodato con l’idea della responsabilità. Ora invece ci inchioderanno loro con l’idea dell’inciucio, del governino”. Questo partito preoccupa, l’assemblea provinciale invece è viva. Zelioli è stanca di sentir parlare di “senso di responsabilità”. Crolla un luogo comune della nuova retorica. “È ora di essere normali. Mettiamo Fassina come figurina A? Le idee restano confuse ma i leader vengono fagocitati l’uno dopo l’altro”. Voglia pazza di congresso?
Muoversi allora: “Il congresso si può fare anche su internet. Grillo ha dimostrato che sul web si può fare la rivoluzione”. Questa Zelioli non scherza!
Teresa Mainardi poi fa notare che il Pd ottiene il maggio consenso tra i pensionati e le csalinghe, ovvero “il pubblico della tv”. E ci dice anche che gli stabilimenti che stanno per chiudere o hanno chiuso in questi giorni non riapriranno, e che le imprese delocalizzate all’estero non torneranno indietro. “Bisogna reinventare l’economia”.
Cesare Mainardi propone un concetto di unità all’istituzione in un momento così duro: “Non ci sono traditori fra noi. Chiedo rispetto per le cariche istituzionali”. Viene molto apprezzato dallo stesso Titta Magnoli. Criticare ma non dividersi, tenere la linea. Fedeli alla linea, si diceva una volta.
All’improvviso spunta lo spettro del “coordinamento cremasco: si può sapere che cos’è?”.
Chi l’abbia detto è sfuggito al cronista, sorpreso dal fantasma cremasco. Qualcuno dietro le quinte sostiene che il misterioso coordinamento cremasco si risolverà in una netta vittoria di Magnoli su Pizzetti ma non era serata per competizioni interne visto il dramma nazionale.
Comunque Mainardi più che di coordinamento cremasco vorrebbe sentir parlare del problema degli affidi cremaschi, aumentati a dismisura. Mainardi osserva anche che Bersani “non ha potuto presentare il proprio programma in Parlamento”. Altro punto per Mainardi. E la famosa Carta d’intenti, dice un altro, non andava letta un po’ meglio?

(Segue)

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